sabato 29 aprile 2017

Una "Tempesta" che squarcia le mura : Giorgione a Palazzo Vendramin


Una piccola tela - e il piccolo formato gioca parte importante- dipinta per Gabriele Vendramin.
E' La tempesta di Giorgione.
In questo spazio ne avevo riassunto i temi nel novembre 2013, oggi ne do un'interpretazione che è un "capriccio" e dunque lieve. non ripercorro né la storia -lunghissima- del ginepraio dei significati e neppure quello della tecnica.
Partiamo dal contesto

Nessuno ha mai messo in dubbio il passo di Marcantonio Michiel tratto dalla Notizia d'opere di disegno in cui si cita e l'opera di Giorgione (il paeseto ) e il committente che aveva La Tempesta nella sua residenza , il Palazzo di santa Fosca o meglio Palazzo Vendramin.
Palazzo Vendramin, Fondamenta di ca' Vendramin n° 2400

Il ricco veneziano che qui aveva dimora, era ricordato "amantissimo della pittura, della scultura e dell'architettura" da Jacopo Sansovino (1486-1570)  nel suo libro postumo Venetia del 1581
E il palazzo in questione  (oggi riattato al albergo) aveva il "camerino delle anticaglie" che conservava opere preziosissime che andavano da Giorgione a Jacopo e Giovanni Bellini, a Tiziano.

Proprio Tiziano  dipinse questo capolavoro 
Tiziano, La famiglia Vendramin , 1540/45,cm. 206 x288, olio su tela, Londra National Gallery
Probabilmente fatto per l'interno del Palazzo (e durante l'esecuzione il dipinto fu tagliato forse perché il committente decise diversa collocazione) , ritrae al centro Andrea Vendramin (1481-1547) e al suo fianco il fratello minore Gabriele (1484-1552) circondato dai suoi sette figli.
Sull'altare fa bella mostra il reliquiario della vera croce a Venezia, tuttora conservato nella scuola di san Giovanni Evangelista .
L'oggetto sacro era vanto della famiglia , che ne era entrata in possesso in circostanze "misteriose" più di un secolo prima.
Insomma, Gabriele Vendramin amava l'arte e amava circondarsi di belle opere.
Per un attimo proviamo a ricollocare  la piccola Tempesta  in uno degli interni del palazzo 
sala di Palazzo Vendramin

Sala di Palazzo Vendramin
Sala di Palazzo Vendramin
Come si evince da queste immagini, il Palazzo ha subito nel corso dei secoli rimaneggiamenti nelle decorazioni e sicuramente negli infissi.
Una cosa non è cambiata, qui come nella stragrande maggioranza delle residenze veneziane: i soffitti sono bassi, o almeno non hanno le altezze dei palazzi coevi della terraferma; il motivo è evidente.
Venezia era città popolosa : si stima che tra il 1509 e il 1540 i residenti della Serenissima fossero tra i 115.000 e i 130.000 (fonti - da censimenti che a scadenze ravvicinate si facevano- Correr, Codice Cicogna n°3638 e Gallicciolli, Delle memorie venete antiche).
Solo Napoli era più popolosa -150.000 : Londra arrivava a 70.000
Le case dunque dovevano essere tante in poco spazio; tanti i piani, bassi i soffitti.
Immaginiamo allora il piccolo dipinto di Giorgione (ah! le sue cinquanta sfumature di verde!) come un trompe l'oeil , un'altra finestra  che mostra in lontananza uno scorcio di città sull'acqua
Giorgione , la Tempesta, 1506, cm. 82 x 73, olio su tela, Venezia , Gallerie dell'Accademia

Del resto era usanza in quegli anni nelle terre venete - e non solo- abbellire le  dimore in esterno ed interno e renderle attraverso l'artificio della pittura , ancora più ricche sia nella simulazione di materiali , sia nella dilatazione degli spazi.
La mente non può non andare alla Camera picta  di Andrea Mantegna, che ci appare così mastodontica sui libri e che in realtà è un piccolo scrigno
Andrea Mantegna, Camera picta, 1465-74, tecnica mista, Mantova, Castello di san Giorgio

O anche il criptico fregio che Giorgione stesso dipinse nella sua casa a Castelfranco Veneto e che, correndo in alto sotto il soffitto a travi di legno, costringe lo spettatore ad alzare lo sguardo e dunque a immaginare una dilatazione spaziale
Museo Casa di Giorgione a Castelfranco. Sala del fregio delle arti liberali e meccaniche
E lì, vicino a Palazzo Vendramin, nel 1508 Giorgione e il suo giovane allievo Tiziano avevano dato lustro in esterno e in interno al Fondaco dei Tedeschi. 
Purtroppo quasi nulla ci è rimasto dei dipinti.
Giorgione, La nuda, 1508, affresco strappato dal Fondaco dei Tedeschi, oggi alla Ca' d'oro , Venezia

Questa donna nuda, armoniosa nelle forme ,rappresentazione certa di una virtù, non può ricordarci la "zingara" della Tempesta , nella piccola tela inserita in una natura quieta a dispetto del fulmine 
Il verde, si sa,  è colore dell'equilibrio , tanto amato da Giorgione a differenza del freddo blu, da lui utilizzato col contagocce.

Insomma, qui si mostra in lontananza un polmone verde che la città lagunare mai ha avuto e questa piccola tela  allieta la residenza del giovane Gabriele poco più che ventenne, con una famiglia che sarebbe stata numerosa.
Chissà allora se quella prosperosa donna che guarda verso di noi non sia un auspicio - poi realizzato- di prosperità (auguri e figli - ben 7-maschi )
E chissà se quel soldato che posa lo sguardo verso di lei non alluda ad imprese militari della casata che avrebbe portato il vessillo del leone di san Marco anche verso terra e non solo via mare
E' un divertimento, ve l'ho detto..
Però e bello pensare allo squarcio prospettico sulle mura di palazzo Vendramin


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