sabato 30 agosto 2014

Da Malles a san Candido Uno, il mio, itinerario romanico.

Dalla val Venosta, così vicina ai Grigioni, fino a San Candido, a pochi passi dall'Austria.
Tante sono le testimonianze romaniche. Io ho scelto alcuni luoghi, a me cari, ma ognuno è libero di amarne altri. Tanto il Romanico è sempre diverso, moderno, in alcuni casi naif.
Partiamo da Malles, dalla piccola chiesa di san Benedetto.
Da fuori, una delle tante pievi di cui  è disseminato il nostro territorio : forme semplici, muri massicci , slancio verticale ottenuto soltanto dal campanile a monofore e bifore, aggiunto nel XII secolo.
 La decorazione ad arcatelle , marchio di fabbrica del romanico "lombardo" è l'unico elemento che ingentilisce la torre campanaria e la chiesa tutta.
Ma l'interno ci dispensa sorprese.
Nella semplicità della pianta rettangolare triabsidata, si rivela un ciclo di affreschi di epoca carolingia.
Al centro, nel catino absidale maggiore, è raffigurato Cristo tra due angeli; ai lati san Gregorio magno e santo Stefano, entrambi con libri sacri in mano.
Ma i dipinti più freschi e particolari sono quei due affreschi posti a coronamento dell'abside centrale, leggermente più in basso.
Il primo, quello a sinistra, raffigura un signore carolingio, forse un conte retico, con in mano la spada, simbolo del potere temporale su quelle terre. Le vesti sono quelle dell'epoca di Carlo Magno, lo sguardo, vivo, è rivolto verso l'altare.
La seconda figura, a destra, è quella di un religioso che in ginocchio offre il modellino della chiesa a Gesù.
Sicuramente era il committente dell'edificio, sicuramente sia lui che l'altro personaggio volevano essere ricordati come persone "in odore di santità", visto che entrambi hanno un'aureola quadrangolare, in uso nell'iconografia per segnalare personaggi non ancora canonizzati.
Entrambi i personaggi, pur avendo lineamenti semplici, riescono ad essere eleganti sia nella cura delle barbe, sia nei morbidi panneggi, molto vicini ad immagini miniate coeve.

Si scende a valle ed ecco Naturno, che noi si conosce per essere la "location" di uno degli svariati castelli di Messner. A noi questi non interessano.
La chiesa di san Procolo sì!
Deliziosa tra meleti e vigneti, eccola col suo campanile che la segnala da lontano.
Tanti gli interventi su questo piccolo gioiello, tutti ben documentati e ricostruiti nell'efficiente e adiacente museo.
Quindi : la chiesa sorge sui resti di un'abitazione tardo romana (VI secolo).
            l'edificio vero e proprio è del IX secolo
            All'esterno begli affreschi quattrocenteschi danno un tocco di colore che a fine estate fa pendant con
            le mele rosse e gialle
         
Ma anche qui, come in molte chiese romaniche, è l'interno che ci rivela  autentici capolavori, come i gioielli racchiusi in una semplice teca.
Ferdinando Bologna, a cui va il merito di aver dato lustro alla pittura italiana delle origini, ha descritto queste opere :"in cui si afferma una vita poetica di altra natura, più sconcertantemente anticlassica e visionaria. La loro rudezza non è segno di imperizia, ma di una determinata volontà di trasfigurazione"
Il santo più simpatico del medioevo eccolo qui! E' san Procolo che fugge da Verona calandosi a mo' di altalena da una torre ? ( si notino le mani che non afferrano le corde ma che nonostante ciò, proprio perché strette a pugno ci danno l'idea di una presa sicura, o si ammirino i panneggi  policromi e tondeggianti che segnano le ginocchia!). E' san Paolo che fugge anche lui? Poco importa! Fresco e vivo è il volto, mentre quello del personaggio esattamente sopra di lui, affacciato da una torre, non c'è più, forse cancellato (la "damnatio memoriae" ) in quanto aguzzino.
Ed ecco una teoria di persone ; discutono animatamente e questo ce lo raccontano i gesti eloquenti e gli sguardi ; geniale il modo di definire le labbra. Ecco il primitivismo a cui gli artisti del Novecento - Picasso, Modigliani, Chagall- hanno attinto

Libertà creativa, insomma, con un riscontro con le miniature irlandesi o con gli evangeliari (vedi quello di Echteranach risalente al X secolo e oggi alla Biblioteca Nazionale di Parigi )

La val Venosta finisce, siamo vicino a Merano. E allora ci si inerpica fino a Castel Tirolo per per cercare la pieve di san Pietro a Quarazze. Non è niente di speciale, è semplicemente piccola . E il panorama vale l'arrampicata!


e ora, Castellappiano!

Posto su una rupe scoscesa, in posizione di dominio sopra la conca di Bolzano, sorse probabilmente agli inizi del 1100. Al suo interno è racchiusa la cappella dedicata a santa Maddalena, su due piani, come un'ampia cripta e sopra un locale triabsidato.
La decorazione dell'interno presenta un'annunciazione e una visitazione in cui l'anonimo pittore riesce a regalarci un commosso incontro tra Maria ed Elisabetta ed un angelo annunciante vivo e in movimento, non ingessato, non gerarchico.
Nel catino absidale , caso raro, al posto di Cristo in gloria compare la Vergine in trono, con in braccio un Cristo non più neonato, già bambino.
Anche nell'episodio delle vergini fatue , il connubio arte nordica/arte bizantina è quasi perfetto; leziose, sembrano accennare un pazzo di danza mentre le loro lampade rimangono spente, come nel racconto evangelico di Matteo (25,1,13)

Altri vigneti, altro vino.
Ecco san Giacomo a Termeno.
Il ciclo di affreschi all'interno mostra incredibili esseri ibridi che combattono tra loro, demoni - il male-all'interno di una chiesa- il bene.
Centauri, tritoni, arpie, ecco il bestiario medievale che di solito compare sui portali con la funzione di tener lontano il male; qui invece i mostri sono all'interno, forse per ricordare agli uomini del passato e a noi, quanto labile sia il confine tra bianco e nero.
La data? incerta. Forse siamo agli inizi del Duecento. Le maestranze? Austriache? Tedesche? Chissà. Già gotiche però nei gesti che evidenziano la sofferenza, insomma i sentimenti delle persone. E questo è un tema caro al Gotico di Oltralpe.


E poi, alla fine del viaggio, in fondo alla val Pusteria, ecco il paese che da bambina, senza saperlo, più e più volte disegnavo, un microcosmo completo e compiuto. Ecco san Candido, nell'antico territorio romano del Norico.
E nel centro del paese ecco la Collegiata, il più importante monumento romanico dell'Alto Adige., sorto su un'abbazia benedettina del VII secolo e con forme che attestano influssi lombardi (molto banalmente, vedi sant'Ambrogio!)
L'interno,a tre navate, ampio ma nello stesso tempo raccolto nella penombra , mostra nella zona dell'altare un crocifisso ligneo policromo dei primi del Duecento ; a fianco della croce , composti nel dolore sono raffigurati Maria e Giovanni. Ai piedi della croce un volto calpestato da Cristo ; è la raffigurazione del teschio di Adamo o forse gli occhi lievemente a mandorla rappresentano la paura di popoli che vengono da lontano e che possono essere sottomessi al cristianesimo?

Chi lo sa. Il dubbio è amletico, mi è venuta fame, andrò  al rifugio Jora per mangiare le prelibatezze di Markus Holzer. Non solo l'occhio vuole la sua parte!