mercoledì 28 novembre 2018

Apollo! Apollo! è un bel vedere...

Roma, fine del 1400
Il Cardinale Giuliano della Rovere entra in possesso di una splendida statua ritrovata ad Anzio qualche anno prima.
Rappresenta Apollo arciere ; Giuliano decide di custodirla nel giardino del suo palazzo, presso san Pietro in Vincoli.
Ma quando nel 1503 sale al soglio pontificio e diventa papa Giulio II , ecco che il della Rovere porta a compimento il processo di rinnovamento della città che il suo parente Sisto IV aveva iniziato qualche decennio prima.
E l'Apollo farà bella mostra di sé nei giardini del Belvedere, insieme al Laocoonte appena riportato alla luce.
Copia adrianea dell'originale bronzeo perduto di Apollo, attribuito a Leochares, 
trovato alla fine del XV sec. forse ad Anzio, Vaticano, Musei


Da allora divenne una delle statue antiche più apprezzate, tanto che Winckelmann nella sua Storia dell'arte presso gli Antichi del 1763 descrisse in maniera appassionata l'opera come  ".. il più alto ideale dell'arte fra tutte le opere antiche " e rilevò nella mancanza di vene e tendini  il segno di uno spirito divino.
Cortile ottagono dei Musei Vaticani
E nel Cortile ottagono, dove papa Giulio II allestì la sua straordinaria raccolta di marmi antichi , l'Apollo campeggia in tutta la sua bellezza spavalda ; l'archeologo Giovanni Becatti lo descrive come un bellissimo attore dalla lussureggiante chioma ricciuta che recita con enfasi la parte del terribile giustiziere.

Tutta la sua grazia esposta- anzi potremmo dire ostentata- ci fa capire -anche se siamo in presenza di una copia- come mai Leochares fosse richiestissimo come ritrattista di fine IV secolo a. C. 
Inoltre il dinamismo "sospeso" - un mannequin challenge d'annata- anche un po' enfatico e elaborato, ha messo in relazione questo Apollo con la statua di Artemide di Versailles, attribuita anche questa a Leochares
Diana di Versailles, copia romana del II sec. d.C. da un originale in bronzo 
attribuito a Leochares , Parigi, Louvre
Oggi forse , questa freddezza accademica, che tanto aveva colpito Winckelmann, poco ci emoziona
Ma sono le mode, mettiamole in conto