martedì 21 febbraio 2017

da Thonet a Magistretti . Mettiamoci comodi


Parliamo di sedie e mettiamoci comodi

Non prendiamola alla lontana, che so, dall'antica Roma o dalle sedute rinascimentali (si veda dove è seduta la Gioconda o papa Giulio II nel malinconico ritratto di Raffaello )
Mettiamoci comodi e cominciamo dal 1840, anno più , anno meno.
Siamo a Vienna e l'ebanista Michel Thonet mette a punto un nuovo modo di lavorazione del legno trattato con colla bollita e curvato tramite vapore a alte temperature ; in questo modo i mobili in legno conservavano la lucentezza del materiale naturale e acquistavano forme morbide ,nuove e sinuose.
E così grazie al principe Metternich , Thonet e figli iniziano a lavorare in palazzi nobiliari e a decorare caffè viennesi alla moda con lei
Michel Thonet, Sedia n° 14 , 1859
Materiale facilmente reperibile -legno e paglia per la seduta (la famosa decorazione in paglia di Vienna !) maneggevole, poco costosa : la piccola ditta diventa fabbrica e nel corso degli anni gli stabilimenti si moltiplicano . 
Ancora in produzione, possiamo dire che sia davvero un successo planetario che persino Picasso nel 1912 celebra nel suo famoso dipinto


Pablo Picasso , Natura morta con sedia impagliata,1912, tecnica mista, Parigi, Museo Picasso

E in Inghilterra?
William Morris, il padre del design, dà vita al movimento delle Arts and crafts e nel suo laboratorio si progettano, disegnano e poi si danno per la realizzazione mobili, stoffe, e sedie.



William Morris & co. , Sedia, 1865, legno verniciato di nero, Parigi, Museo d'Orsay

Questa Sussex chair, forse disegnata dal pittore preraffaellita Ford Madox Brown è maneggevole, dall'aspetto rustico e raccomandata per il prezzo vantaggioso.
Rimase in produzione fino alla Grande Guerra.
Sempre Inghilterra; siamo a Glasgow , luogo in cui  Charles Rennie Mackintos , architetto e designer , progetta le sue famose sedie dal lungo schienale  (ancora in produzione da Cassina )
Charles Mackintosh, Sedie, 1898-1902,legno verniciato e altri materiali

Direste che hanno più di cent'anni? Modernissime, con un concetto altrettanto nuovo: una sedia non è solo una sedia, è un'opera d'arte.
Provate a mettere solo la Hill House, la sedia al centro con la seduta rossa, in una stanza.
Basta quella per arredare.

La prima sedia ergonomica? l'ha progettata Antoni Gaudì per la famiglia Batllò

Antoni Gaudì , Sedia Batllò, 1907 ,rovere massiccio, in produzione
Niente linee rette ma una seduta "avvolgente " e comoda e i prolungamenti ai lati dello schienale della sedia agevolano l'impugnatura. Le forme, per questo architetto che amava il creato, non possono che essere il più vicino alla natura, dove lo spigolo vivo non esiste.

Germania uguale Bauhaus
Marcel Breuer, Poltrona Wassily B3 , 1925, tubi di acciaio nichelato e tessuto Eisengarn nero, Parigi centro Georges Pompidou
Su cosa sia stato il Bauhaus, qua non possiamo affrontarlo; ci svierebbe (anche se sarebbe una bella deviazione...) ma tutti gli oggetti nascevano dal confronto tra allievi e professori, tra maestri artigiani e maestri della forma.
Ogni essenziale elemento ha una sua ragione. Breuer disse che l'ispirazione la ebbe guardando i tubi della bicicletta con cui Kandinskij  raggiungeva la scuola ( questi erano i professori!) e così chiese alla ditta di tubi d'acciaio  Mannesmann di svelargli il segreto della piegatura dell'acciaio.
Qui dunque costruì  il prototipo : maneggevole, inclinata correttamente per permettere il riposo alla schiena e libertà alle gambe , realizzata in materiale leggero e facilmente lavabile (perché  la stoffa senza imbottitura? ma per evitare allergie!) , è ancora in produzione .
Comodissima! 
Breuer , a onor del vero aveva preso ispirazione per l'inclinazione della seduta dalla sedia Rìetveld
Gerrit Rietveld , Sedia rossa e blu,1917, legno laccato
Anche questa in produzione, riprende i dipinti di Mondrian , che insieme  a Rietveld aveva fondato De Stijl .
Ancora Bauhaus, questa volta Mies van der Rohe


Mies van der Rohe, Sedia Barcellona, 1929 ,acciaio cromato e cuoio
All'esposizione universale di Barcellona del 1929 , il padiglione tedesco, capolavoro di arte nuova, è affidato in toto a Ludwig Mies van der Rohe, e anche l'arredamento è opera sua.
La sedia confortevole e "minimalista" , presenta qualcosa di antico - il chiasmo delle gambe- e tanto moderno. Il "less is more" di Loos è ingentilito perché non esiste solo la funzionalità , prima viene la bellezza.

Stesso anno, altro architetto.
Le Corbusier, Chaise longue, 1928 , acciaio, pelle
Questo oggetto è formato da un piedistallo in acciaio nero e una culla (sì , si chiama proprio così) basculante e reclinabile a seconda delle esigenze del fortunato fruitore ; se si vuol leggere in poltrona,  la culla sarà più lata, altrimenti per un dolce sonno si fa slittare leggermente più in basso.
Inutile dire che è ancora in produzione. Inutile dire che i suoi quasi cent'anni non li dimostra affatto.

Altra aria di rivoluzione: potere all'immaginazione ! E' il 1968 e tre giovani designer , Franco Teodoro, Cesare Paolini e Piero Gatti inventano lei, la poltrona che grazie allo sketch di Paolo Villaggio, fu ribattezzata Poltrona Fracchia 

Teodoro, Paolini, Gatti , realizzazione  Zanotta, Poltrona Saccorosso, 1968, materiali diversi

Il successo fu immediato; portato a Parigi alla fine di gennaio 1968 (vuoi dire che ha preannunciato il Maggio francese?) , il sacco fece impazzire la critica 
Son passati quasi cinquant'anni, milioni gli esemplari venduti, tanti i musei che la espongono, forse grazie anche a Giandomenico Fracchia
Ultima 
Vico Magistretti, Sedia Maui, 1996, plastica e acciaio, Kartell
E siamo tornati alle linee tonde della Thonet, ma al posto del rigore austroungarico, ecco i colori- tanti- del mediterraneo
Sedetevi comodi.

mercoledì 1 febbraio 2017

Rodin e La porta dell'Inferno

E' il 1880
Siamo a Parigi
Edmond Turquet, sottosegretario di stato alle Belle Arti commissiona a Auguste Rodin il modello di una porta ornamentale per il Musée des Arts Décoratifs , allora in fase di progettazione.
A quella data il quarantenne Rodin aveva finalmente raggiunto giusta fama, dopo tanti patimenti.
Quattro anni prima , la sua scultura L'età del bronzo era stata violentemente criticata per l'estremo realismo che secondo i contemporanei attestava l'uso- peraltro in voga-   di avere utilizzato dei calchi sul vivo.
Auguste Rodin,l'età del bronzo, (1875-76), bronzo, Filadelfia, Museo Rodin
E invece , questo classico modellato è meditazione sulla scultura di Michelangelo, vista non solo nelle sale del Louvre ma anche nel viaggio a Firenze proprio fatto nel 1875.
Michelangelo, Schiavo morente, 1513 ca., marmo, Louvre
Insomma, lo scultore Rodin , di umili origini, dall'apprendistato "basso" (aveva frequentato la Petite  Ecole e non era stato ammesso alla compassata Ecole des Beaux Arts) , finalmente viene accettato dall'ambiente "alto".

La porta è per Rodin una sfida.
In un primo momento il soggetto avrebbe dovuto trarre ispirazione dalla Divina Commedia di Dante ; poi però si fa strada una meditazione solo sull' Inferno .
E se la prima idea era quella di  suddividere lo spazio in pannelli , a ricordo della Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti,
Lorenzo Ghiberti, Porta del Paradiso,1425-1452, bronzo dorato, Firenze ,
 ora Museo dell'Opera del Duomo
 a poco a poco lo spazio diventa libero e le figure fluttuano in un fondo appena abbozzato,funzionale alle forza plastica delle figure .
Le fonti dell'epoca ricordano come lo scultore , nello studio per lui approntato al Dépot des marbles , in rue de l'Université, lavorasse alacremente al progetto, che cambiava in corso d'opera ; le tante figurine palpitanti che egli modellava, sembrava prendessero vita e avessero vita propria.
Infatti il progetto per Museo di arti decorative fu accantonato ma questo rese probabilmente Rodin  più libero di agire
Oggi la Porta può essere ammirata in un modello costruito in gesso alla morte dell'artista, nel 1917 
Auguste Rodin, Porta dell'Inferno, 1917, gesso, Museo d'Orsay, Parigi

e in un altro "assemblato" in bronzo ,nell'Hotel Biron, sede del museo a lui dedicato
Auguste Rodin, Porta dell'Inferno, 1880-1917, bronzo, Museo Rodin, Parigi

Tante le sculture che l'hanno resa celebre; dal gruppo statuario in cima , le Ombre che a ben guardarle sono lo stesso soggetto, un uomo dal capo chino e dal braccio sinistro cadente ripetuto tre volte 
Auguste Rodin ,Le ombre, 1902, bronzo, Museo Rodin Parigi
alle esili figure scolpite nel marmo (si ricordi che lo scultore immaginava la sua Porta come entità autonoma in ogni dettaglio) , così passionali e così drammatiche.
Auguste Rodin , Paolo e Francesca, 1900, marmo ,cm81x108x65, Museo Rodin Parigi
E poi il pensatore
Eccolo lì, pensato  al centro della porta, e poi riplasmato come figura solitaria, chiusa in un pensiero forte, drammatico, sofferto, come se il pensiero non fosse una liberazione ma una maledizione.

Auguste Rodin, Il conte Ugolino, 1882-1906, gesso , Parigi, Museo d'Orsay
O ancora il dramma del conte Ugolino , la "stagione all'inferno" che si consuma in tutto il suo dramma; le figure magrissime, gli sguardi allucinati, il vuoto- tra le braccia del conte Ugolino - che rende ancora più piena di dramma l'opera.
E tante altre figure ancora...

Nel 1902 Rainer Maria Rilke , che ha la fortuna di incontrare e conoscere Rodin a Meudoun,  scrive così alla moglie Klara :" Nient'altro che frammenti, uno accanto all'altro, per metri  (....) Eppure all'improvviso si intuisce che considerare il corpo come un tutto tocca allo scienziato, mentre all'artista spetta creare, a partire da questi elementi, nuovi rapporti, nuove unità, più grandi, più legittime, più eterne; e questa inestinguibile ricchezza, questa invenzione infinita, perpetua, questa purezza e questa veemenza dell'espressione, questa gioventù, questo dono di avere qualcosa di continuamente diverso, di continuamente migliore da dire, sono senza pari nella storia umana"
     R. M. Rilke, Auguste Rodin, ( Berlin 1903 ), edizione italiana tradotta da C.Groff, Milano 2004