lunedì 21 aprile 2014

Les demoiselles d'Avignon. La svolta radicale del Novecento

E' il 1907 e siamo a Parigi.
"Picasso e Fernande vennero a cena. Picasso era in quel tempo quel che una mia carissima amica e compagna di scuola, Nellie Jacot, chiamava un bel lustrascarpe. Era fosco e sottile, vivacissimo coi suoi occhi che parevano laghi, e un fare violento senza essere villano. Sedeva accanto a Gertrude Stein e Gertrude Stein prende un pezzo di pane. -E' mio questo pezzo,- dice Picasso, strappandoglielo con violenza. Lei scoppiò a ridere, e la faccia di Picasso si allungò.Così cominciò la loro intimità"

Così, giovane e sfrontato, lo ricorda la scrittrice americana nel suo romanzo Autobiografia di Alice Toklas, libro ispiratore del film di Allen Midnight in Paris del 2011.
 E con tutta l'energia dei 25 anni , il pittore di Malaga è pronto a stupire il mondo con la sua opera che aprirà al cubismo.
Certo, c'era stata proprio quell'anno al Salon d'Automne la retrospettiva dedicata a Cézanne e Picasso l'aveva vista, eccome!
Paul Cézanne, Le grandi bagnanti,1898-1905, Philadelphia, Museo di arte moderna
 Come era stato al museo etnografico del Trocadero ed incantato aveva meditato sul plasticismo e il sintetismo delle maschere tribali africane.
Come ancora aveva ammirato Le modelle di Seurat, opera del 1888.
Insomma, in quell'anno Picasso si chiuse nel suo studio di rue de Ravignan e cominciò a pensare ad una grande tela in cui la protagonista fosse la figura femminile. Anzi, il nudo classico.
Non arrivò subito così. In un primo momento la composizione doveva avere la presenza di due uomini e cinque donne, tutti all'interno di una casa chiusa del carrer de Avinyo (la via delle prostitute di Barcellona) come testimonia lo studio oggi conservato al museo di Basilea.

La posa di alcune figure femminili si ritroverà nel definitivo. Qui però sono presenti i due uomini vestiti e un tendaggio rosso che ci introduce allo spazio. Al centro un tavolo con una natura morta, omaggio a Cézanne.
Natura morta con brocca e frutta, 1900, Washington, Averell Harrimann foundation
Ma così la composizione risultò a Picasso poco bilanciata.
Seguirono disegni preparatori nei quali è visibile come la semplificazione della forma operata da Cézanne fosse punto di partenza; ecco lo studio del 1907 conservato a Parigi al museo Picasso

La strada intrapresa l'anno prima nel ritratto alla Stein ormai è tracciata.
E così alla fine dell'anno la grande tela è conclusa.
I pareri? Tutti scettici, se non negativi.
L'amico  Wilhem Uhde, collezionista d'arte tedesco, definì il dipinto come "un quadro molto strano, qualcosa di assiro" e Braque affermò :"Malgrado le tue spiegazioni, sulla tua pittura, è come se tu volessi farci mangiare stoppa o bere petrolio per sputare fuoco"
Lo stesso artista spagnolo, consapevole della novità scardinante dell'opera, la tenne nascosta per più di dieci anni.
Ma guardiamola più da vicino.
In una superficie composta da piani taglienti si mostrano a noi cinque donne che in realtà sembrerebbero sempre la stessa vista in posizioni differenti (proprio come Le modelle di Seurat). La tenda , i personaggi, il muro di fondo annullano ogni affondo spaziale.
La lettura dell'opera parte dalla prima figura a sinistra per terminare con l'ultima di spalle a destra; se le prime tre  figure sono ben definite, statuarie e  "classiche" (quella al centro è la trasposizione pittorica dello schiavo morente di Michelangelo conservato al Louvre e anche questo osservato da Picasso), le ultime due sono la sintesi già cubista.
Quella in piedi ha il volto simile a quello di maschere tribali ed una pennellata cézanniana "a pettine" ; quella di spalle ha il volto girato verso di noi , perché " non bisogna dipingere quello che si vede ma quello che si sa"
La molteplicità e la simultaneità dei punti di vista che saranno il marchio di fabbrica del cubismo analitico , sono già qui.
Nonostante il linguaggio nuovo, si è visto come Picasso sia legato all'Antico.
La composizione riprende la visione dell'Apocalisse di san Giovanni del 1608-14 dell'amato El Greco, opera ammirata al Prado (quante relazioni tra le due figure a braccia alzate poste sulla sinistra !)

E ultimo appunto: Picasso NON dimentica mai che un pittore deve stendere il colore con garbo e attenzione.
In questo particolare ingrandito si nota come la stesura cromatica segua non solo la linea di contorno ma anche il verso del disegno; in questo lo spagnolo è lontanissimo dai suoi colleghi fauves.
Ma sul confronto Matisse Picasso ci si aggiorna.

giovedì 17 aprile 2014

Verso Santiago - Tutte le strade, nel medioevo, portavano lì. Introduzione al Romanico

E' l'813, anno più, anno meno.
Un eremita di nome Pelagio viene attirato da alcune luci a forma di stelle sul monte Libredon, ai confini della terra di Spagna.
Teodemiro, vescovo di quei luoghi, guidato da quelle apparizioni, trova una tomba con tre corpi, uno con la testa mozzata e la scritta "qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomè".
E'nato il culto delle reliquie. E' nata Santiago  in campus stellae, Compostela per noi.
E così nell'893  alcuni monaci benedettini della casa madre di Cluny  fissano in queste terre la loro residenza. La chiesa è distrutta dai musulmani nel 997 e poi ricostruita in forme romaniche . Nel 1075 è terminata.
Nasce il viaggio dei pellegrini , che dobbiamo immaginare come la vita stessa per molti di loro.
Tante le vie che portavano a Compostela.

  • quella Turonese , da Parigi, per Tours, Poitiers, Bordeaux e Roncisvalle
  • quella Lemovincese , da Vézelay a Limoges, Periguex e Roncisvalle
  • quella Podense da Puy,  Conques, Moissac e Roncisvalle
  • e poi la Tolosana, da Arles, Narbona, Tolosa, Carcassonne e Puente la Reina
Poi tutte si congiungevano per toccare Burgos, Leon e Santiago.

In questo percorso ne considereremo solo alcune, funzionali al Romanico, primo stile davvero europeo.
Le chiese del percorso turonese sono state distrutte e rifatte in stili tra i più eclettici e bizzarri.
Quindi non ci interessano
Vézelay è diversa!
La Basilica de La Madelaine fu compiuta nel 1104 in forme splendide.
La facciata (che è sempre l'ultima a compiersi in una chiesa) , duecentesca, venne pesantemente rimaneggiata in forme neogotiche da Eugèn Viollet Le Duc. Svetta il campanile di san Martino. La seconda torre, che  è ricordo del Westwerk, non fu mai realizzata.
Ma la bellezza di questa abbazia benedettina si basa sull'armonia delle proporzioni spaziali e sulla plasticità della divisione armoniosa della parete nella navata centrale per mezzo di un robusto cornicione.
E poi il capolavoro , la lunetta del portale principale, con la rappresentazione della Pentecoste.
Al centro Cristo. Le dita delle sue mani si allungano in raggi che colpiscono gli apostoli.
Magro, lungo e slanciato, gerarchicamente occupa la parte centrale; nell'architrave e negli scomparti radiali e nei piccoli clipei dell'archivolto sono scolpiti i segni dello Zodiaco e il lavori dell'uomo.
Il panneggio è mosso e rende ancor più vivace la narrazione.
Altro capolavoro di Vézelay è dato dai capitelli della navata, ognuno diverso dall'altro, vera Bibbia scolpita con commistioni pagane.
Si veda, per esempio il capitello sul pilastro della prima arcata da ovest con la raffigurazione del ratto di Ganimede da parte dell'aquila.
Ganimede, abbigliato in vesti medievali, è raffigurato a testa in giù. Il suo volto esprime orrore. L'aquila, con gli artigli afferra il cane, attributo del giovane cacciatore. Un servitore porta le braccia in alto ma non può opporsi alla cattura. Alle spalle dell'aquila un demone si porta le mani alla bocca, ad amplificare una smorfia.
Il significato? Forse un monito  dell'ordine benedettino all'omosessualità presente tra i monaci e un ammonimento a quegli ecclesiastici che corrompono i propri discepoli.

Poi Limoges
La chiesa di san Marziale, quella romanica, si intende, è andata distrutta.
E' rimasta solo la cripta, scoperta nel 1960, che conservava la tomba di santa Valeria e il sarcofago di san Marziale.
San Marziale a Limoges, sainte  Foy  a Conques, saint  Sernin a Tolosa e Santiago a Compostela ripetono tutte il sistema del corpo longitudinale nel transetto, concepito  a sua volta come chiesa a sala a triplice navata e con matronei  sulle navate laterali. La copertura? nella navata centrale splendide volte a botte, in alcune chiese nelle navate laterali già un sistema a crociera.

Conques Sainte Foy
Fondata in epoca carolingia, l'attuale chiesa risale al 1041-52, quando le reliquie della giovane martire Foy furono traslate e portate qui.
L'interno della chiesa a tre navate, è semplice e voltato a botte; si apre in fondo cin un ampio deambulatorio che doveva permettere ai pellegrini che qui transitavano, diretti a Santiago, di fare il giro dei "corpi santi", le reliquie che nell'immaginario collettivo avevano doni miracolosi.
Datato attorno al 985 questo oggetto ha il corpo di epoca medievale; la testa in oro ma di fattura diversa, proviene da un ritratto tardoimperiale romano. Il reimpiego, eccolo servito!
 E poi il portale, splendido anch'esso, raffigurante il giudizio universale
Il Cristo in maestà fa da spartiacque, pronto a giudicare dannati ed eletti; la policromia rendeva ancor più dinamiche e concitate le scene, soprattutto quelle infernali.

Tolosa Saint Sernin
Anche questa chiesa a croce latina , doveva avere al suo interno uno spazio dilatato, pensato in funzione sia delle esigenze liturgiche sia di movimenti di grandi masse di pellegrini.
Il coro profondo e l'ampio deambulatorio consentivano un rapido deflusso dei pellegrini attorno al presbiterio, sotto il quale, in cripta , so conservavano le spoglie del santo.
E poi, alla fine del viaggio che era durato una vita, ecco 
Santiago
Santiago matamoros (si dice avesse ucciso lui solo, comparso miracolosamente in battaglia, centinaia di Mori) ebbe degna sepoltura. 
La chiesa attuale poco ha a che vedere con quella romanica, soprattutto in esterno, ridondante e barocco.
L'interno è più vicino ai modi del romanico
Pende sull'altare l'enorme turibolo (il Botafumeiro) che un tempo, con il suo forte odore di incenso, doveva ricoprire gli olezzi dei pellegrini. Oggi, in occasioni particolari, viene fatto oscillare pericolosamente quasi a sfiorare il soffitto delle navate e a raggiungere i 70 km/h
Ma qui rimandiamo al film di Emilio Estevez del 2010, Il cammino per Santiago.

venerdì 11 aprile 2014

La seconda stagione espressionista in Germania

Germania, primo dopoguerra.
La sconfitta, il disfacimento dell'Impero, la Repubblica di Weimar, il rancore.
Tutto questo si rivive nelle opere crude, oggettive e nonostante questo poetiche di Max Beckmann, Otto Dix e Georg Grosz, eredi, come detto  nel post precedente ,del gruppo del Ponte.
Eccola la Germania sconfitta

  • Max Beckmann, La notte,, 1918-19, Dusseldorf, Kunstamlung Nordrhein-Westfalen

Un uomo e una donna, nel chiuso di una stanza vengono torturati da presenze inquietanti e grottesche, che ricordano le figure allucinate di Bruegel. Il senso di angoscia è reso ancor più forte dalla compressione delle figure nello spazio. Ma chi si accorge di ciò che è accaduto, sta accadendo, accadrà? Nessuno. E' notte.
E gli aguzzini sono ritratti nella normalità; uno fuma la pipa, uno sorride. E'la banalità del male.


  • O ancora il rancore dei reduci di guerra, è già scritto nel 1920 da Pragerstrasse di Otto Dix (Stoccarda, Kunstmuseum)

La via di Dresda, sede di molti negozi tenuti da ebrei, è popolata da una folla distratta (l'uomo che allunga l'elemosina e di cui vediamo solo la mano guantata, la donna formosa e caricaturale, di cui vediamo il fondo schiena a lo stivaletto) che a malapena si accorge dei due mutilati di guerra.
Le vetrine mostrano protesi, la carrozzella su cui è posizionato l'uomo in primo piano riporta un titolo di giornale su cui campeggia minacciosa la scritta "Juden raus", via i Giudei.
E' il 1920 ma il futuro terribile della Germania hitleriana è già qui.

  • E infatti anche in I pilastri della società di Georg Grosz del 1926 (Berlino Neue Nationalgalerie) la svolta violenta è già davanti ai nostri occhi
Le colonne della Germania? Eccole qua : il magistrato grasso e togato che arringa la folla dalla finestra e che tiene gli occhi chiusi perché la legge è cieca per il comune cittadino, i militari in fondo che spietati brandiscono armi, l'industriale delle armi in primo piano col fermacravatta a svastica e la scatola cranica aperta per mostrarci i pensieri bellicosi , materializzati dal cavaliere nero.
O ancora il giornalista scribacchino col pitale rovesciato in testa e il grasso borghese con la bandierina della Germania e l'opuscolo "Socialismo e lavoro". Il suo cervello? escrementi fumanti
I colori lividi e plumbei accentuano il rosso del sangue sulla spada e le fiamme dalle finestre.
Inutile dire- e lo diciamo- che all'avvento del nazismo tutti questi artisti furono costretti a fuggire e che la loro arte, come quella delle avanguardie, fu considerata Arte degenerata.

Quale sarebbe stato lo sbocco? Anche questo dipinto magistralmente da Otto Dix nel suo Trittico della guerra del 1929-32 (Dresda, Museo di stato) 
che si dipana e si apre alle atrocità che l'uomo sa compiere e che fa esplicito riferimento al polittico di Isenheim del fiammingo Matthias Grunewald del 1512-16.
Le due opere a distanza di secoli raccontano gli orrori che l'uomo compie e i sepolcri sventrati  degli uomini stessi.

Essere espressionisti. La Germania

"La pittura è l'arte che rappresenta su di un piano un fenomeno sensibile.Il mezzo della pittura è il colore, come fondo e linea. Il pittore trasforma in opera d'arte la concezione sensibile della sua esperienza. Per mezzo di un continuo esercizio impara ad usare dei suoi mezzi. non ci sono regole fisse per questo. Le regole per l'opera singola si formano durante il lavoro, attraverso la personalità del creatore, la maniera della sua tecnica e l'assunto che si propone. Queste regole si possono cogliere nell'opera compiuta, ma mai si può costruire un'opera sulla base di leggi o modelli."
                                                                             Ernst Ludwig Kirchner, Cronaca dell'unione artistica                                                                                Die  Brucke, 1913

E così un manipolo di studenti di architettura di Dresda, nel giugno1905 si riuniscono per dare vita alla prima avanguardia storica del Novecento, Il Ponte.

  • I loro nomi? Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Fritz Bleyl, Karl Schmidt Rottluff, a cui si aggiunse successivamente il poetico Emil Nolde.
  • La loro arte? Violenta nei colori e nelle scelte pittoriche, arte contro la società e la cultura borghese, arte pronta a far cadere le vecchie barriere fra chi produce e chi fruisce l'arte: l'esperienza avrebbe dovuto essere comune e totalizzante!
  • I loro modelli? Certo Van Gogh, certo Munch, ma  certo anche  i duri e realisti fiamminghi. Passando per l'amato Rembrandt...
  • Il loro scopo? semplicemente"cambiare il mondo"....
Il gruppo è aperto, le esperienze pittoriche da condividere, i tratti comuni sono la predilezione di colori acidi e violenti, come si può notare nel Ritratto di Rosa Schapire di Schmidt Rottluff del 1911, oggi a Berlino, Brucke -Museum
o in Marcella di Kirchner, del 1910, nello stesso museo
in cui il colore dominante, un verde acido, stempera la dolcezza delle linee curve del gatto bianco acciambellato e della schiena della triste ragazza pensosa. La voluta instabilità è sapientemente ottenuta dalla prospettiva innaturale del pavimento in fondo al quale, ad accentuare l'idea di squallore, il pittore posiziona quattro bottiglie.
  • Altro tema  è quello della città, odiata e amata, tentacolare e incline alla solitudine, affollata  e distorta.
Come in Nollendorfplatz, opera di Kirchner del 1912 Berlino Stiftung Stadtmuseum, opera tutta giocata su due colori, blu e giallo la cui mescolanza dà il verde e sulle diagonali create dagli autobus
o ancora in Potsdammerplatz del 1914, Berlino Neue Nationalgalerie in cui l'eleganza delle due magre donne è "esposta" grazie all'isola circolare su cui loro sono posizionate. 
E il motivo elegante e compiuto del cerchio è ripetuto nella veletta della donna di profilo, nel palazzo dietro di lei, nell'orologio sui portici


Caso diverso è quello di Emil Hansen, che scelse come pseudonimo il nome della sua città natale, Nolde appunto.
L'amore per Gauguin, Van Gogh, Munch è per Nolde un mix di misticismo e visioni. La protagonista assoluta è la Natura in cui la presenza dell'uomo è assente
Emil Nolde, Sole tropicale,1914, Seebull, Fondazione Ada e Emil Nolde
E qui è il colore, non il disegno, a creare la forma.
Ormai è il 1914, scoppia la guerra, molti di loro partiranno per il fronte.
L'esperienza del Ponte è terminata, ma la violenza espressiva sarà raccolta dalla seconda generazione dei tedeschi.