sabato 16 aprile 2022

Andrea del Sarto nel nome di Giovanni : dal Battista all'Evangelista

Il patrono di Firenze ? Giovanni Battista

L'altro santo amatissimo nella Firenze rinascimentale? Giovanni Evangelista

C'è un pittore che con grazia e fermezza ha immortalato più e più volte i due santi ed è  "il pittore senza errori", Andrea del Sarto 

Il ciclo più famoso dedicato al Battista è quello al Chiostrino degli Scalzi , in via Larga (l'attuale via Cavour) .

                                                      Chiostrino dello scalzo, Firenze

 Qui in affreschi a monocromo (Vasari dice "in quadri di chiaro e scuro, ciò è di terretta in fresco") si dipana la vita del santo



Andrea del Sarto, Il battesimo delle genti, affresco, 1517, Firenze

Chiostro dello Scalzo

Ma qui vorrei guardare due opere diverse.

La prima in ordine cronologico è la Madonna delle arpie Eccola


Andrea del Sarto, Madonna delle arpie, 1517, olio su tavola, cm 207 x 178,

Firenze, Galleria degli Uffizi


E' una sacra conversazione un po' particolare

Al centro la Madonna e il bambino e ai loro piedi due angeli. Alla destra di Maria san Francesco , alla sinistra san Giovanni evangelista. Tutte le figure sono compresse in uno spazio semplice , uno sfondo quasi neutro. 

L'opera  firmata e datata fu commissionata  da Antonio di Ludovico Sassolini, all'epoca ministro dei Francescani conventuali della Toscana , e avrebbe dovuto essere posta nella chiesa  del convento femminile di san Francesco in via de' Macci.

Nel  contratto siglato col pittore, si chiedeva un'opera dal costo contenuto e al posto di Francesco avrebbe dovuto esserci san Bonaventura. Poi Antonio Sassolini cambia idea.

E il perché è da ricercare nella figura di san Giovanni

Sappiamo che Andrea del Sarto era andato a bottega da Piero di Cosimo, pittore "stravagante" che aveva trovato fortuna presso famiglie antimedicee . Inoltre su Andrea e su molti fiorentini aveva fatto breccia il pensiero di fra' Gerolamo Savonarola e l' Apocalisse aveva avuto rinnovata fortuna.

E allora vediamola questa Madonna dell'Apocalisse.

La Vergine ha abiti dai colori cangianti (ecco Michelangelo ! ) e non solo blu e rossi ma gialli, rosa, un tenue azzurro  per il velo sul capo . E' in piedi su in piedistallo, regge un inquieto Gesù  e guarda verso il basso ,proprio da dove spunta un sottile fumo (il restauro recente ha riportato alla luce quel  fumo di nuvoli trasparenti descritto da Vasari) ; due angioletti si abbarbicano a lei, come per trovare protezione.

Proprio il piedistallo rimanda alle locuste e al pozzo dell'abisso dell' Apocalisse



Andrea del Sarto, Madonna delle arpie, dettaglio

Ecco il passo in questione

Apocalisse capitolo 9

Poi sonò il quinto angelo, e io vidi una stella caduta dal cielo sulla terra; e ad esso fu data la chiave del pozzo dell’abisso.
Ed egli aprì il pozzo dell’abisso; e dal pozzo salì un fumo simile al fumo di una gran fornace; e il sole e l’aria furono oscurati dal fumo del pozzo.
E dal fumo uscirono sulla terra delle locuste; e fu dato loro un potere pari al potere che hanno gli scorpioni della terra.
E fu loro detto di non danneggiare l’erba della terra, né alcuna verdura, né albero alcuno, ma soltanto gli uomini che non aveano il suggello di Dio in fronte.
E fu loro dato, non di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi; e il tormento che cagionavano era come quello prodotto da uno scorpione quando ferisce un uomo.
E in quei giorni gli uomini cercheranno la morte e non la troveranno, e desidereranno di morire, e la morte fuggirà da loro.
E nella forma le locuste eran simili a cavalli pronti alla guerra; e sulle teste aveano come delle corone simili ad oro e le loro facce eran come facce d’uomini.
E aveano dei capelli come capelli di donne, e i denti eran come denti di leoni.
E aveano degli usberghi come usberghi di ferro; e il rumore delle loro ali era come il rumore di carri, tirati da molti cavalli correnti alla battaglia.
10 E aveano delle code come quelle degli scorpioni, e degli aculei; e nelle code stava il loro potere di danneggiare gli uomini per cinque mesi.
11 E aveano come re sopra di loro l’angelo dell’abisso, il cui nome in ebraico è Abaddon, e in greco Apollion.

Quindi non arpie ma locuste simili a cavalli pronti alla guerra , con code come quelle degli scorpioni, con facce umane e usberghi di ferro.

Solo coloro che avranno il suggello di Dio in fronte saranno preservati. 

Ed ecco il perché della figura di san Francesco. 

Proprio san Bonaventura di Bagnoregio, biografo del santo di Assisi, ci dice che le stimmate di Francesco avevano la forma del tau , il suggello della passione di Cristo. Così Andrea del Sarto inserisce la figura nervosa di Francesco, che repentinamente si torce ( con un girar di pieghe molto ricco e con alcune ammaccature dolci , come scrive Vasari) verso di noi .

E un efebico Giovanni, dall'altra parte (anche qui, che lucentezza nelle vesti ! ) regge  con mani salde proprio l'Apocalisse 



Andrea del Sarto, Studio di mano per san Giovanni, disegno a carboncino, 

cm. 27 x 21 , Firenze, , Uffizi, Gabinetto dei Disegni

Nello studio preparatorio si percepisce tutta la maestria e quel "primato del disegno" che è cardine della nuova Maniera.


E poi, qualche anno dopo, questo piccolo gioiello ...


Andrea del Sarto, San Giovanni Battista, 1523, cm. 94 x 68, olio su tavola, 

Firenze , Palazzo Pitti 

Il piccolo formato ci fa capire che era un'opera "casalinga" e infatti il committente, il banchiere fiorentino Giovanni Benintendi chiese ad Andrea una tavola raffigurante il suo santo omonimo . Avrebbe dovuto essere collocata - insieme ad altre opere-  in una spalliera lignea nell'anticamera del suo palazzo 

"Venne un uomo chiamato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce" (Giovanni,1 , 6-8)

San Giovannino, a mezzo busto, emerge dalle tenebre , ha sguardo languido e pensoso e  tiene nella sinistra il cartiglio -allusione alla scritta canonica Ecce agnus Dei- mentre nella destra la ciotola rimanda al battesimo.


Poggiata sulla roccia , che evoca il duro eremitaggio, c'è in equilibrio precario una semplice croce ottenuta con due rametti di canne ; le vesti del giovane santo sono un semplice panno rosso dalle pieghe cartacee e la classica pelle di cammello che copre le nudità.

Ma il vero capolavoro è il volto , in cui Andrea del sarto riesce a sintetizzare i modi dei tre grandi maestri.


La mascella squadrata e la posa di tre quarti : ecco il David di Michelangelo

Lo sfumato - la linea di contorno qui abolita- rimanda a Leonardo.

E la grazia nelle fattezze adolescenziali è quasi copia conforme del San Giovannino di Raffaello


Raffaello Sanzio, San Giovannino, 1518 , olio su tela , cm163 x 147

Firenze, Uffizi

Nell'opera di Raffaello c'è più eleganza nella scelta della pelle di leopardo che cinge il corpo del santo e nella sua posa a chiasmo. Ma lo sguardo corrucciato verrà ripreso proprio da Andrea del Sarto che aggiungerà una malinconia negli occhi così ben studiata da far pensare ad una copia dal vero.

Verranno altri Giovannini - la storia dell'arte ne è piena- ma questo di Andrea  è uno dei più "familiari" e teneri...

venerdì 1 aprile 2022

Gustave Caillebotte . Com'è bella la città, com'è allegra la città

Il vero pittore sarà colui che saprà cogliere il versante epico della vita attuale e farci capire, con il colore e il disegno, come siamo grandi e poetici con le nostre cravatte e i nostri stivali
 
Charles Baudelaire, Dell'erotismo della vita moderna, in Salon 1846 


Gustave Caillebotte, Parigi in un giorno di pioggia, 1877, olio su tela, cm 212 x 276. Chicago Art Institute

Parigi, aprile 1877

In un appartamento di rue Le Peletier si inaugura la terza mostra impressionista ,quella che a volte è chiamata la Esposizione Caillebotte.

Il perché è semplice; questo ricchissimo giovane borghese parigino finanzia in buona parte la mostra e successivamente aiuterà più di una volta l'amico Monet in difficoltà.

In questa mostra Caillebotte espone la sua più grande tela ,oggi conservata all'Art Institute di Chicago .

Siamo non lontano dalla stazione Saint Lazare e non distante dall'abitazione di Caillebotte ; è la Parigi del barone Hausmann  quella che qui - con perizia fotografica- è stata dipinta  e noi spettatori è come se stessimo percorrendo Rue de Turin (completata nel 1869) , dopo aver incrociato Rue de Moscow e Rue de Saint Petersbourg , entrambe recenti creazioni urbanistiche. La scelta dell'artista qui suggerisce la sua passione per gli studi prospettici: prima minuziosamente definisce le architetture , grazie all'uso della fotografia, poi a poco a poco inserisce le figure.

Il dipinto è preceduto da numerosi disegni preparatori e questo denota gli studi accademici e l'adesione al realismo di Caillebotte, che in questo è molto più vicino alla pittura di Degas che non a quella di Monet.


Gustave Caillebotte, Studio per Parigi in un giorno di pioggia, 1877, grafite e

tocchi di carboncino su carta, cm 30 x 45, Chicago Art Institute

Il disegno qui sopra mostra l'attenta definizione spaziale e la linea ad arco al centro corrisponde all'ingombro delle tre figure in primo piano, mentre le linee verticali a cui si attorciglia una spirale, corrispondono all'ingombro degli altri personaggi 


Gustave Caillebotte, studio per la coppia in primo piano, grafite e gesso, cm 47 x 31

collezione privata


Gustave Caillebotte , studio di donna con largo ombrello, 1877, grafite su carta 

cm 47 x 31, collezione privata 

Eccoli i personaggi disegnati in ogni dettaglio , per poi essere inseriti nel contesto urbano


Gustave Caillebotte , Schizzo per Parigi in un giorno di pioggia, 1877,

olio su tela cm.54 x 65, Parigi Museo Marmottan - Monet

Nel piccolo studio qui riprodotto , l'opera comincia a prendere forma .  L'elegante coppia in primo piano viene verso di noi, mentre a destra un uomo di spalle e fotograficamente tagliato si dirige verso rue de Moscow . e qui fa capolino l'altra indiscussa protagonista del dipinto : la luce  (e in questo sì che è degno amico di Monet!)

Deduciamo che stia piovendo - in maniera leggera - perché ognuna delle figure ha un ombrello , ma forse il sole tra le nuvole fa capolino e riflette sul pavé i suoi raggi e crea ombre color grigio e giallo

Gustave Caillebotte, Studio per Parigi in un giorno di pioggia
Proprio come Degas , Caillebotte costruisce minuziosamente la sua opera definitiva: non esiste approssimazione ma studio, tecnica, lavoro. 

Il definitivo eccolo , in tutta la sua luce cangiante



 Caillebotte ha catturato in modo sorprendente la Ville lumière coi nuovi palazzi e giovani borghesi vestiti alla moda . Per molti , questa visione cristallizzata anticipa la Grande Jatte  di Seurat, del 1884. Anche qui la gioia di vivere nella Parigi di fine Ottocento è "congelata" nella luce 


Georges Seurat, Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande Jatte, 1884-86, 

olio su tela, cm.207 x 308 , Chicago Art Institute 

Oggi i due capolavori sono entrambi a Chicago, a pochi metri l'uno dall'altro , quasi in una muta conversazione sulla bellezza di Parigi e su una nuova pittura auspicata fin dal 1845 da Baudelaire.


Fotografia del 1892 scattata da Martiale Caillebotte che rappresenta

il fratello Gustave in Place du Carrousel a Parigi