sabato 27 aprile 2019

Angeli custodi alla scuola di Verrocchio : Tobia e l'angelo

 Andrea Verrocchio, Tobia e l'angelo, 1470-75, tempera su tavola, 
cm.84 x 66, Londra, National Gallery
Una favola a lieto fine; questa è la storia di Tobia 
E di happy end ce ne era bisogno allora, nella Firenze del Quattrocento  e pure ora , XXI secolo

Raccontiamola, ne vale la pena.
La fonte è il Libro di Tobia , contenuto nella Bibbia cristiana ma non accolto in quella ebraica.
Tutto ha inizio a Ninive, durante l'esilio degli ebrei in Assiria, nell' VIII secolo a.C ; qui viveva l'uomo giusto e pio Tobi che , diventato vecchio e cieco, incaricò il figlio Tobia  di recuperare il denaro a lui dovuto nella lontana Media. 
 Anna, madre di Tobia, si era opposta al viaggio pericoloso.
Tobia e il suo cagnolino incontrano un compagno di viaggio che solo alla fine del racconto si rivelerà l'arcangelo Raffaele.

Giunti al fiume Tigri, nonostante i moniti di Raffaele, il ragazzo vuole bagnarsi ma un pesce emerso dall'acqua cerca di divorarlo.
Grazie all'aiuto di Raffaele, Tobia uccide il pesce e  estrae cuore, fegato e fiele . I primi due,
 se bruciati- avrebbero sconfitto gli spiriti maligni, il terzo , se spalmato sugli occhi, avrebbe ridato la vista all'anziano padre.
Dopo aver ritirato la somma che alla famiglia spettava, sulla via del ritorno i due viandanti si fermano da un parente che aveva una figlia bellissima -Sara- posseduta però da un demone.
Va da sè che grazie ai consigli dell'angelo Raffaele, Tobia guarisce e poi sposa la bella fanciulla 
 Una volta a casa grazie all'unguento ottenuto dal fiele del pesce, Tobia  guarisce il padre che vuol ricompensare Raffaele.
 Solo in questo istante l'angelo rivela la sua natura divina e padre e figlio  in ginocchio ai suoi piedi lo venerano.


A Firenze nella seconda metà del Quattrocento ci fu un pullulare di dipinti legati a questa vicenda ; con ogni probabilità erano commissionati da padri preoccupati per il primo viaggio lontano da casa dei figli . Erano insomma dei dipinti apotropaici . nulla poteva succederti se avevi il tuo angelo custode.

Il dipinto di Verrocchio fu acquisito dalla National Gallery nel 1867 e proveniva dalla collezione del conte Angiolo Galli Tassi ,nel suo palazzo di via Pandolfini a Firenze ; chi fosse il committente originario non si sa .
Certo era una ricca famiglia probabilmente di mercanti .
 Il giovane Tobia tiene nella sinistra un cartiglio con la scritta ricordo ed appeso a una cordicella, un pesce per nulla spaventoso ma in tutto e per tutto simile ad una trota
Andrea Verrocchio, particolare del Tobia e l'angelo

Forse il foglio di carta allude ad una lettera di riconoscimento che il giovane viaggiatore avrebbe dovuto esibire nel suo viaggio d'affari . E Tobia, vestito come il più dandy dei dandies fiorentini , doveva mostrare tutta la ricchezza della casata .
La linea sinuosa dei corpi, le mani di Tobia e dell'angelo che si intrecciano, la linea di contorno elegante e marcata , i luminosi colori, tutto concorre a impreziosire il dipinto e a darci l'idea di uno stile comune che Verrocchio detta.
Poi verranno Botticelli e Leonardo, molto più fascinosi del loro maestro.
Andrea Verrocchio, particolare di Tobia e l'angelo

Gli sguardi dei  protagonisti hanno morbidi riflessi ; già si intravedono quei moti dell'animo che  Leonardo, suo allievo renderà espliciti e sua caratteristica distintiva
Andrea Verrocchio, particolare

E anche il paesaggio , che per alcuni critici è l'anello debole del dipinto, in realtà mostra come Verrocchio e la sua scuola siano attenti ai minuziosi dettagli dei dipinti fiamminghi che in quegli anni tanta fortuna avevano a Firenze. Bisognava adattarsi e assecondare i gusti nuovi ed "esotici" della ricca committenza.

Qualche anno prima Pietro Pollaiolo aveva dipinto e collocato in Orsanmichele - il monumento più fiorentino di Firenze, mezza chiesa e mezzo granaio- un altro Tobiolo
Pietro Benci del Pollaiolo, L'arcangelo Raffaele e Tobiolo, 1465-70
olio su tavola, cm 187 x 118, Torino, Galleria sabauda
Rispetto all'opera di Verrocchio, qui le figure sono più ingessate e meno sensuali, anche se il paesaggio a volo d'uccello, mostra un'attenzione  realistica che si ritroverà nelle opere di Piero della Francesca

Qualche anno dopo, sempre a Firenze ( ma quanti giovani partivano per i commerci e necessitavano degli angeli custodi!) anche Filippino Lippi alter ego di Botticelli si cimentò nello stesso tema
Filippino Lippi, I tre arcangeli e Tobia, 1480-82, tempera e olio su tavola
 trasportata su tela, cm 100 x 127, Torino, Galleria Sabauda

L'aggraziata cadenza del passo degli angeli Raffaele e Gabriele, la fierezza di Michele guerriero, la titubanza del giovane Tobia, la curiosità del cagnolino che volge lo sguardo verso l'alto, mostrano il gran talento di Filippino

Immaginiamo nelle case fiorentine questi dipinti, commissionati da genitori in ansia per figli che crescevano, che bisognava lasciare liberi e che però dovevano essere accompagnati in questo momenbto di crescita.
L'angelo custode nasce qui, a Firenze , 1400 ....