lunedì 9 dicembre 2013

Il potere delle immagini : la figura di san Francesco

Quando il poverello di Assisi morì nel 1226, non pensava di diventare così "popolare", anche se ben due papi riconobbero la sua regola.
E quando Dante nel suo canto XI del Paradiso descrisse probabilmente con estrema fedeltà il carattere, le scelte forti, gli episodi di san Francesco, forse sapeva già che vincente sarebbe stato il ritratto delineato da Giotto, non il suo.
Prima però altri due artisti ci hanno lasciato un'immagine di Francesco
La prima in assoluto è la tavola del 1235 di Bonaventura Berlinghieri (chiesa di san Francesco a Pescia) e, chissà, magari il pittore incontrò il santo stesso
Con un linguaggio ancora bizantino, il pittore inserisce al centro della tavola dorata la figura del santo che mostra le stimmate; ai lati sei episodi - due in vita, quattro post mortem- miracolosi.
Il volto pallido è incorniciato da una barba curata e il chiaroscuro accentua la sofferenza .
Qualche anno dopo (siamo nel 1277 circa) Cimabue, nella Basilica inferiore di Assisi, dipinge forse il ritratto più realista:
le orecchie a sventola, le labbra carnose, una linea di contorno marcata, insieme alle lumeggiature - cioè quella tecnica usata qui per schiarire ulteriormente le zone in luce- , contribuiscono a trasmettere allo spettatore la semplicità dell'uomo e l'essere "uno di noi".  Il saio inoltre, stracciato proprio in corrispondenza del costato, mostra la ferita e crea quel parallelismo tra la passione di Cristo e la "compassione" di Francesco.

E poi arriva lui, Giotto. Solo un borghese, poi ricco eccome! , poteva costruire con così tanta attenzione un'immagine di Francesco (anch'egli borghese)  che reale non è, vincente sì.

Ad Assisi il partito francescano "edulcorato" aveva vinto.
E' del 1288 la bolla papale di Niccolò IV - primo papa francescano- che decreta che le abbondanti elemosine dei pellegrini siano convogliate per la decorazione della Basilica di Assisi che diventa, a tutti gli effetti, cappella palatina.
Giotto è funzionale a ciò.
E' il nuovo, è bravo, è diretto e semplice. E' gradevole (si parla delle sue opere)
Dal 1295 circa , per 3 anni, affresca nella basilica superiore 28 riquadri che raffigurano la vita del santo ( si rimanda ad altra pagina del blog) e a poco a poco l'immagine stessa di Francesco cambia. La fonte è la Legenda maior di san Bonaventura e in un racconto che parte in senso orario da destra , sul muro della campata vicino al transetto per terminare a sinistra, assistiamo rapiti alla trasformazione di Francesco da ricco rampollo di famiglia a santo "povero ma bello".
Qui, ad eccezione di questo episodio ,il secondo- Il dono del mantello- si inseriranno quelle immagini che trovano riscontro nel canto dantesco

Qui, con linguaggio diretto e semplice, Giotto inserisce esattamente al centro Francesco (la sua testa è il punto di congiunzione delle diagonali) . Accanto a lui la sua cavalcatura (quando mai si era visto un animale in primo piano?) ha ampio spazio per far capire sin da subito la natura "ecologista" di Francesco e a destra il cavaliere ormai povero riceve il ricchissimo mantello double face che attesta la classe sociale del paffuto Francesco.
Anche lo sfondo fa presagire le scelte di Francesco: a sinistra la città , ricca come la campagna con diversi alberi, a destra la chiesa, che deve essere povera. E Francesco va verso quella direzione.

Nel quinto episodio La rinuncia agli averi , la cesura tra  Pietro di Bernardone e il figlio è enfatizzata dallo spazio mediano vuoto, riempito solo in alto dalla mano di Dio che approva la scelta di Francesco
Che maestria nella descrizione dell'irato  padre, trattenuto a stento da un vicino ( e il giallo e il rosso delle loro vesti è funzionale al nostro occhio) , ma pronto a raccogliere le vesti del figlio! E quei bambini a sinistra che tra le pieghe delle vesti forse nascondono sassi per  colpire quello che ormai è "il matto del villaggio"!
Qui san Francesco non è più mostrato in carne ; la sua scelta di povertà  si legge nelle costole segnate con una linea verde, colore che i pittori usavano come base per l'incarnato.

E ancora, Francesco di fronte a papa Innocenzo III. La scena si svolge all'interno di un palazzo , raffigurato in una prospettiva intuitiva sì , ma che apre la via a quella quattrocentesca.
Il santo è sì più in basso rispetto al papa, ma è al centro. più grande rispetto agli altro "attori"

Altro papa , Onorio III, altra conferma
Qui lo spazio è ancor più compiuto e i due protagonisti, il papa attentissimo e il maturo Francesco, colloquiano da pari a pari. Le vesti di Francesco cadono eleganti su un corpo di cui non vediamo magrezza.

Due anni prima di morire Francesco ricevette sul monte della Verna , le stimmate. San Bonaventura descrive l'episodio della rivelazione di Dio sotto forma di cherubino. Così lo rappresentò per primo Bonaventura Berlinghieri, così fa pure Giotto.
Sempre lui , il santo, al centro, posa statuaria e natura che fa da contorno al miracolo. Il resto sarebbe pleonastico. E Giotto lo toglie.

La predica davanti al Sultano è altro episodio riportato da Dante
Come rappresentare l'oriente? con lo sfarzo delle architetture, del trono decorato in oro , delle vesti elaborate del sultano. Francesco è sempre al centro, protagonista incontrastato.
E poi la morte

Qui la scena è piena , non uno spazio vuoto. E qui, al centro in basso, punto visuale perfetto per lo spettatore, giace la composta figura del santo. Tanti sono coloro che lo piangono, la folla preme per poter dare l'ultimo saluto a Francesco che è già in cielo.
(Giotto ridipingerà la morte del santo nella Cappella Bardi in santa Croce a Firenze  nel 1330 con una scelta di "pulizia" e con poche persone presenti, ma quanta espressività nei volti dei frati!)
 
 
Ma lo sposalizio con madama povertà? Tema troppo scomodo e forte per essere presentato nella Basilica superiore, (e invece nel canto di Dante è il nodo) si trova in forma di Allegoria nella vela della volta sull'altare della Basilica inferiore.
Immagine complessa ( che l'abbia dipinta Giotto o sua scuola è ininfluente al nostro discorso e lo stesso vale per le altre raffigurazioni) , vede al centro Gesù che presenta a Francesco madonna Povertà che ha i piedi tra i rovi ( le difficoltà della vita) e la testa cinta di un roseto.
Francesco le porge l'anello che lei a sua volta  passa alla Speranza in verde e alla Carità in rosso , la quale regala un cuore.
In basso a sinistra l'elemosina del mantello, mentre a destra la Superbia, l'Invidia e l'Avarizia sono rappresentate dai tre giovani, ostili alla Povertà.
In basso al centro due bambini molestano , chi con un sasso, chi con dei bastoni, la Povertà ( si ricordino i due bambini nell'episodio della rinuncia agli averi)
 
 



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