martedì 1 ottobre 2013

La Venere di Urbino di Tiziano, ovvero dell'erotismo

1538
Guidobaldo della Rovere, già signore di Camerino, proprio in questo anno succedeva al padre Francesco Maria al ducato di Urbino
E in quell'anno Guidobaldo chiede a Tiziano questa opera "sensualissima" , divenuta un modello per tanti dopo di lui.
 
 
Tiziano, ormai famoso, quasi sessantenne (era nato a Pieve di Cadore nel 1480/85) , fa rivivere qui un'opera del suo maestro Giorgione, morto nel 1510 di peste a Venezia proprio mentre lavorava alla Venere dormiente (Venere di Dresda) .E questa Venere fu terminata proprio da Tiziano.
Giorgione, Venere dormiente, 1509/10
Molte le analogie, molte le differenze.
Se la Venere di Giorgione ha gli occhi chiusi, se dunque è inconsapevole del nostro sguardo, se è un tutt'uno con la Natura (drappo e lenzuolo furono forse proprio un'aggiunta tizianesca , in origine la donna era placidamente sdraiata sul dolce-che colori! suolo), quella di Tiziano è l'esatto contrario
Vigile e sveglia, guarda dritto verso di noi, consapevole della sua grazia .
La scena è in interni, forse è proprio il Palazzo Ducale di Urbino il luogo di delizie qui raffigurato.
La finestra sul fondo, per inciso, ha diverse analogie con le bifore del palazzo marchigiano
Eppure la posa giacente , morbida e sinuosa, è pressoché identica,
Molti affermano che le due donne siano le due facce di Amore e di Venere. Quella di Giorgione rappresenta Venere celeste: la sua bellezza non ha neppur bisogno di ornamenti. Nessun gioiello, capelli sciolti, nessuno sguardo.Dorme.
Quella di Tiziano "trasuda" sensualità.
Il suo incarnato chiaro e caldo è evidenziato dal lenzuolo bianchissimo e dal materasso rosso, con i motivi dei "cuori d'oro", stoffe che andavano di moda in quegli anni a Venezia e dintorni e che venivano usate nelle testate dei letti nuziali.

Diversi sono i gioielli da lei indossati ed in una mano, la destra, tiene un bouquet di rose rosse un po' appassite (la bellezza che a poco a poco sfiorisce). Dietro di lei due ancelle stanno prendendo vestiti da un cassone, molto simile a quelli nuziali che contenevano la dote delle ragazze di buona famiglia
Ai piedi del letto , dorme placido un cagnolino (la fedeltà non c'è, dorme)

Sul davanzale della finestra un vaso di mirto, pianta sacra a Venere, si staglia in un cielo che preannuncia tempesta, allusione a quella d'amore.
Con ogni probabilità qui è raffigurata una sensuale cortigiana di cui si era invaghito  Guidobaldo ( forse è questo il motivo per cui la madre di Guidobaldo, Eleonora Gonzaga, non voleva sborsare neanche un ducato per il dipinto!) e Venere qui è la raffigurazione di quella terrestre.
Tiziano, del resto, già venti e passa anni prima aveva magistralmente rappresentato il conflitto tra amor sacro e profano nell'omonima opera commissionatagli da Nicolò Aurelio in occasione delle nozze (non certo d'amore!) con Laura Bagarotto
Ed anche in questo caso, la donna che è ingioiellata è la personificazione dell'amor profano. Quello puro non ha bisogno di gioielli!
La fortuna critica di questa opera, oggi a Pitti poiché nel 1631 l'ultima Della Rovere sposò un Medici e portò con sé l'opera, è stata clamorosa. Tantissimi artisti, da Velazquez (Venere allo specchio della National Gallery a Londra)
a Canova e la sua Paolina Bonaparte Borghese , qui nel lato A e B
alla "scandalosa" eppure uguale Olimpia di Manet
 

dove addirittura la posto del cane compare un gatto sveglio ed i gioielli sono nella stessa posizione, solo più a buon mercato, visto il rango "inferiore " della prostituta Olimpia
fino al surrealista Magritte che si diverte a immaginare la donna magistralmente dipinta da Tiziano, ai tempi della semplicità cubista
Renè Magritte, Bagnante, Charleroi,Museo civico
Insomma, questa affascinante cortigiana ne ha fatta di strada!


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.