giovedì 17 ottobre 2013

Carte su Velazquez (per fare il verso a Ortega y Gasset..)

Ah, il Siglo de Oro! Cosa doveva essere la Spagna a cavallo tra Cinque e Seicento, carica di Giovanni della Croce, Teresa d'Avila, Cervantes, Lope de Vega, Calderon de la Barca, el Greco...
E lui, Diego Velazquez, che segnò la corte spagnola dal 1623 -appena ventiquattrenne- al 1660 .
Trentasette anni al servizio del re Filippo IV, tantissime opere a lui e ai suoi familiari dedicate.
La più compiuta? certamente La famiglia di Filippo IV, meglio nota come Las meninas (le damigelle di corte)
E' il 1656
Qualche anno prima Filippo IV aveva sposato in seconde nozze la giovane e vezzosa Marianna d'Austria, più e più volte ritratta da Velazquez, come del resto l'infanta Margherita.
E così qui, in un meraviglioso gioco teatrale sono messi insieme la sintesi, l'utopia e l'eclissi di un mondo- quello del pittore, ma soprattutto quello della corte.
 Chi sono i veri fruitori dell'opera? Noi che guardiamo il dipinto, che in realtà siamo Filippo IV e Marianna riflessi allo specchio, quasi un quadro virtuale, sulla parete di fondo.
E l'interno appartiene ad una realtà misurabile solo nella scala dei valori prospettici.
Tutto è sospeso, colto nell'attimo.

  • Velazquez non sa se posare o meno il pennello, se intingerlo nei colori sulla tavolozza
  • Dona Maria Augustina sta per servire l'infanta di Spagna
  • la quale accenna ad un inchino ai sovrani giunti nella stanza, ma sta per restituire la brocchetta rossa
  • l'altra menina, dona Isabelita, risponde all'arrivo dei sovrani anche lei con un inchino
  • la nana non sa adeguarsi all'occasione
  • così anche il nano Nicolasito che infastidisce il paziente mastino
  • In penombra due personaggi, i precettori di Margherita, conversano tra loro
  • Sul fondo una luce che arriva dalla porta e i gradini varcati dal maresciallo di palazzo, alludono ad un altro spazio di questa scatola prospettica
Alle pareti diverse opere di Rubens e altri pittori  

Ogni cosa è fresca , ma nello stesso tempo cristallizzata!
Il re aveva chiesto questa opera all'amico Diego per i suoi appartamenti privati all'Alcazar. 
E questa , come altri struggenti ritratti ( vedi quello al piccolo Filippo Prospero, che morì a tre anni) 
ci racconta con pennellate maestose e un cromatismo degno di Caravaggio , come anche i sovrani si chiudessero nei loro affetti, non sempre luminosi ma , come qui sopra, mesti e "umani"

150 anni dopo, Francisco Goya, altro "pintor del rey" , dipingerà con lucido cinismo, la corte poco cristallina di Carlo IV. Il riferimento all'ineguagliabile capolavoro di Velazquez è evidente.
Ma Goya è altra storia

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