martedì 28 gennaio 2014

Tre gioielli augustei: il vaso Portland e due camei

Ecco l'età dell'oro, vera o presunta che sia !
 E così l'arte , ai tempi di Augusto ( che si vantò di aver trasformato una città di laterizi in una di marmo) divenne elegante, preziosa, pregiata.
Tre esempi
Il primo è il Vaso Portland degli inizi del I sec. d.C. , oggi al British Museum a Londra. E' alto 24,5 cm.
Realizzato in una pasta vitrea blu scura, materiale di per sé già prezioso, fu immerso in un bagno di vetro bianco fuso e, dopo il raffreddamento, la parte esterna bianca fu scolpita come fosse un cameo.
Le prime testimonianze di questo vaso si hanno nel 1600 a casa del cardinal del Monte (grande esperto d'arte e "scopritore" del talento di Caravaggio) in Roma.
Poi di casa in casa, di furto d'arte in furto d'arte, finì nel primi dell'Ottocento al British Museum.
Per chi fosse, non è dato saperlo, come criptica è la narrazione.
Forse dono di nozze, presenta nel fronte A, quello sopra, le nozze di Peleo e Teti , sul lato B invece la rappresentazione dell'età dell'oro e forse, secondo alcuni studiosi, proprio la nascita di Ottaviano.
Le forme pure e simmetriche attestano una ripresa di modelli classici neoattici.
Il Vaso Porland ebbe così tanta fortuna nell'Inghilterra di fine 1700 da essere preso a modello per le celebri produzioni di ceramiche di Wegwood di cui qui si danno alcuni esempi. Sembrano l'originale!

Seconda meraviglia: la Gemma Augustea , pura propaganda politica!
Risale al 10 d.C , e in onice , è largo 23 cm. ed alto 19, oggi è al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
La decorazione è divisa in due registri; nel registro superiore al centro c'è Augusto, seduto e abbigliato come Giove capitolino. Alle sue spalle la personificazione del Mondo Abitato lo incorona di alloro. E' inoltre accompagnata da Oceano e Terra, poggiata al bracciolo dello scranno.
A fianco di Augusto vi è la dea Roma e dalla sua parte, a sinistra Tiberio scende da un carro ed è accompagnato da Germanico.

Nel registro inferiore alcuni soldati stanno innalzando un trofeo alla presenza di prigionieri, trascinati per i capelli. Si allude qui forse alle campagne militari in Dalmazia e Pannonia condotte da Tiberio.

Ultima gemma, il Gran Cammeo di Francia.
Risale al 23 d.C., è in onice e misura 31 x 26 cm. Oggi è conservato a Parigi, alla Bibliothéque National, Cabinet des medailles.
Qui  è rappresentato il panegirico della casa imperiale.
Al centro è raffigurato Tiberio, che, simile a Giove, è rappresentato come sovrano trionfante. Al suo fianco, in trono anch'essa vi è la madre Livia e davanti e immediatamente dietro alle figure sul trono si trovano, verosimilmente, i figli di Germanico.
Dietro di loro e ai margini della scena , stanno tre figure femminili della casa imperiale.
In alto, in volo , il Divus Augusto e, forse i due principi ormai morti, Druso (portato dal proprio scudo) e Germanico, sul cavallo alato.

Nella fascia inferiore invece , vi sono i barbari sottomessi : l'impero, insomma , è saldo e al sicuro e l'integrazione delle popolazioni conquistate sta muovendo i primi passi (si veda la figura femminile che abbraccia , per nulla spaventata, un neonato)
L'arte, anche nelle piccole cose e non solo nei grandi monumenti che verranno , è strumento di propaganda.

sabato 25 gennaio 2014

Preraffaelliti , strana gente!

 Londra, 1848. La lunga era vittoriana si era aperta.
Un gruppo di artisti, capitanati da Dante Gabriel Rossetti, si costituisce in "Confraternita preraffaellita"
Del gruppo fanno parte William Holman Hunt, John Everett Millais, Ford Madox Brown.
Il mentore è John Ruskin, uomo dai mille interessi, acquarellista, architetto, critico d'arte.
Altra figura importante è quella di William Morris, architetto/arredatore con la passione del medioevo.
Le radici sono William Blake,e poi Keats, Shelley, Browning, Tennyson.
E ancora Dante, Shakespeare, Chaucer.

Intanto il nome.
Questi giovani artisti rifiutavano tutta l'arte di Raffaello che, per realizzare la bellezza aveva tradito la "verità" per prediligere l'arte "semplice e simbolica" del medioevo e per liberarsi dall'uso "sporco" del colore della pittura ottocentesca.

E poi forte era il desiderio di andare controcorrente, di una vita "spericolata" ,senza obblighi morali.
Si viveva insieme, quasi in comunità, ci si amava, ci si lasciava
Tutti antiaccademici, avevano però frequentato la Royal Academy
Dante Gabriel, figlio di un esiliato carbonaro è l'indiscusso leader e  impone al movimento il carattere di setta segreta e il senso monastico dell'iniziazione.
Fonda inoltre una rivista "The Germ", che ebbe vita breve (fino al 1850) e che avrebbe dovuto gettare un germoglio nell'arte britannica
 Come vennero accolti? male , ovvio.
Soprattutto un'opera di Millais , "Cristo nella casa dei genitori" suscitò le ire di Dickens sul "Times" e portò Ruskin a prendere le  difese dei giovani.
John Everett Millais, Cristo nella case dei genitori, 1849-50, Londra , Tate Gallery
Con estremo realismo Millais, il più dotato dei pittori, presenta la sacra famiglia nella bottega di un falegname.
Al centro il piccolo Gesù è amorevolmente accudito da Maria , descritta da Dickens come un "essere mostruoso, avvezzo al più volgare cabaret di Francia o alla più infima mescita di gin in Inghilterra"
Eppure al pubblico non era sfuggita la maestria dell'artista nel rendere ogni particolare, grazie anche a ina linea marcata di contorno e ad un contrasto chiaroscurale accentuato dalla purezza cromatica.
E forse non erano passati inosservati neppure il simbolismo, quasi massonico, proposto dagli strumenti appesi alla parete e quello cristiano di chiodi e tenaglia in primo piano e dei colori trinitari blu bianco e rosso.

E ancora Millais
Ofelia, 1851-52. Londra, Tate Gallery
Questo dipinto non poteva passare inosservato per la rappresentazione minuziosa  e suggestiva delle piante, fedelmente riprese dal testo shakespeariano di Amleto. Salice, ortica, margherite, associati all'amore abbandonato, al dolore e all'innocenza , sono accompagnati da papavero (simbolo di morte) e olmarie appassite, simbolo di inutilità , scelti da Millais per rendere più drammatico il dipinto.
La modella poi, Lizzy Siddal, vera musa ispiratrice della confraternita e futura moglie di Rossetti, fu costretta a posare immersa in una vasca colma d'acqua, malamente riscaldata da lampade sottostanti.
( parentesi, bisognerebbe fare un film su Lizzy, tenace e al tempo stesso fragile donna . Ma questa, come al solito è altra storia)
« GERTRUDE: Una disgrazia incalza alle calcagna
un'altra, tanto presto si succedono.
Laerte, tua sorella s'è annegata.
LAERTE: Annegata! Ah, dove?
GERTRUDE: C'è un salice che cresce di traverso
a un ruscello e specchia le sue foglie
nella vitrea corrente; qui ella venne,
il capo adorno di strane ghirlande
di ranuncoli, ortiche, margherite
e di quei lunghi fiori color porpora
che i licenziosi poeti bucolici
designano con più corrivo nome
ma che le nostre ritrose fanciulle
chiaman "dita di morto"; ella lassù,
mentre si arrampicava per appendere
l'erboree sue ghirlande ai rami penduli,
un ramo, invidioso, s'è spezzato
e gli erbosi trofei ed ella stessa
sono caduti nel piangente fiume.
Le sue vesti, gonfiandosi sull'acqua,
l'han sostenuta per un poco a galla,
nel mentre ch'ella, come una sirena,
cantava spunti d'antiche canzoni,
come incosciente della sua sciagura
o come una creatura d'altro regno
e familiare con quell'elemento.
Ma non per molto, perché le sue vesti
appesantite dall'acqua assorbita,
trascinaron la misera dal letto
del suo canto a una fangosa morte. »
Qui si riporta proprio il passo dell'Amleto per mostrare quale sia l'aderenza al testo da parte di Millais
Curiosità. Qui si riporta un particolare dell'opera in cui molti han voluto veder riprodotto un teschio...
Altro tema particolarmente amato è quello dell'arte come possibilità di redenzione
Possiamo prendere ad esempio di ciò "Il risveglio della coscienza" di William Holman Hunt del 1853,54, oggi alla Tate gallery di Londra
La scena è ambientata in una stanza vittoriana, con arredi e stoffe disegnate nell'atelier di William Morris.
Il tema della redenzione è rappresentato dalla giovane donna, sicuramente una prostituta, che si alza e cerca di staccarsi dalla presa dell'uomo. Il suo sguardo è altrove ,rivolto tra l'altro verso  la finestra - quindi la libertà- .Tempo ne ha poco, l'orologio sul pianoforte lo scandisce e la sua scelta non sarà semplice; dovrà fuggire come l'uccellino sul tappeto, sotto la sedia , deve scappare dal gatto/seduttore.
Il rosso , colore della passione,prevale sull'opera.
Qui si propone una tipica carta da parati prodotta nell'atelier di Morris

Ecco un'opera di Rossetti, forse la sua più nota
Ecce ancilla Domini, 1850, Tate gallery Londra
Il tema dell'annunciazione è quasi stilizzato (quanto Beato Angelico in questo dipinto) La stanza spoglia e stretta è occupata da un maestoso angelo che sta per donare il candido giglio a Maria, spaventata sul letto
Lo stesso Rossetti aveva scritto alcuni versi de "L'adolescenza della Vergine" :"...finchè un'alba nella casa/si scegliò nel suo letto bianco, nè ebbe timore /ma pianse fino al tramonto e si sentì tremare/poichè la pienezza del tempo era giunta."
Pochi i colori, assente la prospettiva, dolce la trattazione del miracolo, proprio come nel religioso Angelico
(dal convento di san Marco a Firenze, cella 3, 1440 circa)
Quanto durò la confraternita? pochi anni, ma ebbe importanza su artisti "maudit" come Beardsley e Wilde che , ancora una volta mostravano come la tanto osannata morigeratezza dei costumi vittoriana fosse solo un paravento.
La trasposizione in romanzo di questo periodo? Per me il suggestivo romanzo di Antonia Byatt, "Il libro dei bambini"

E non fatevi fuorviare dal titolo....

martedì 21 gennaio 2014

L'edificio perfetto : il Pantheon

Pantheon, ovvero luogo dedicato a tutti gli dei
Unico tempio romano rimasto intatto fino a noi, fu edificato da Marco Vipsanio Agrippa , genero di Augusto, nel 25 a. C.
Questo tempio , di cui rimangono resti nei sotterranei, aveva forma rettangolare e entrata a sud (l'attuale è a nord)
Distrutto da un incendio nell'80 d.C., fu ricostruito in forme diverse sotto l'imperatore-architetto Adriano tra il 118 e il 125 d.C.


Si è conservato pressoché intatto anche perché nel 609 fu trasformato in chiesa dedicata a santa Maria ad martyres.

Il pantheon è misura, misura, misura. E colore, colore, colore.
Diamo i numeri, su!
  • Il corpo cilindrico è 21,72 metri e così la cupola
  • in sostanza il diametro della sfera che idealmente posso racchiudere è di 43,44 metri
In esterno ci sono
  • 16 colonne corinzie (8 sul fronte del pronao, poi 4 più 4 subito dietro) in granito grigio e rosa alte 13 metri
  • Queste sostengono un frontone un tempo ornato di un rilievo in bronzo
  • Sull'architrave l'imperatore Adriano fece collocare la scritta (che rimanda alla prima fondazione)
  • originariamente il Pantheon era innalzato rispetto alla piazza, dunque la cupola NON era visibile e questo accresceva il senso di stupore in chi entrava)

Il cilindro della cella regge una cupola a intradosso (cioè non visibile dall'esterno, "schiacciata" in sostanza)
  • Questa è a  cassettoni , formata da 5 cerchi concentrici ognuno a sua volta formato da 28 lacunari via via più piccoli
  • 28 perché? Numero magico ottenuto dalla somma dei numeri dall'1 al 7 (1+2+3+4+5+6+7)
  • La cupola , nel suo innesto col cilindro, è di profondità pari ai muri della cella ed è sorretta da 8 pilastri che presentano parti vuote
Al  culmine c'è l'unica fonte di luce del tempio (a parte l'entrata), cioè l'oculo circolare del diametro di 9 metri, orlato di bronzo, che faceva filtrare la luce e creava pieni e vuoti, luci ed ombre accentuati dalle 7 nicchie, 4 a base rettangolare, 3 a semicerchio


Queste nicchie ospitavano le statue delle divinità romane e per non far torto ad alcuna di loro  i romani scelsero la pianta circolare: in fondo tutti i punti, tutte le divinità sono equidistanti dal centro!

Le nicchie inoltre presentano  2 colonne ciascuno monolitiche in giallo antico e pavonazzetto.
La luce filtrata sembra quasi rifrangersi al suolo grazie al luminoso pavimento in opus sectile  e in quattro materiali diversi : porfido, pavonazzetto(marmo bianco con venature violacee, paonazze come la coda del pavone), giallo antico e granito.

  • la grandiosità dell'edificio è dato dalla cupola che, partendo da uno spessore di 6 metri dal tamburo (in travertino) va assottigliandosi e cambia materiale meno pesante (tufo infine pomice) per arrivare a uno spessore di 1,50 metri
  • Ogni cassettone della cupola aveva al centro una rosetta bronzea dorata che doveva ricordare il firmamento
Il simbolismo cosmico pare sia dovuto ad Adriano che pare qui amministrasse la giustizia.
Cassio Dione, storico e senatore romano di lingua greca del III secolo ,affermò che :".... Il sovrano sedeva qui al centro dell'universo, un universo completamente rimodellato e controllato dal potere romano, che  discendeva direttamente dalla forza vivifica del sole, come l'oculus aperto sul mondo celeste stava a testimoniare"

Purtroppo queste decorazioni dorate , come il rivestimento bronzeo delle travi del portico, fu fatto fondere da papa Urbano VIII Barberini nel 1625 per  forgiare 80 cannoni in Castelsantangelo e le quattro colonne tortili del Baldacchino di Bernini.

Inutile dire che questo edificio fu spunto per moltissimi altri.
Qui ricordiamo Villa Capra di Palladio del 1566
la Rotonda di Thomas Jefferson all'University of Virginia del 1822-26
o il Pantheon di Parigi del neoclassico Sufflot

mercoledì 15 gennaio 2014

L'Ara di Domizio Enobarbo, ovvero dell'eclettismo

Roma , fine del II secolo a.C.
Secolo decisivo per quella che sarà la potenza romana.
Ripercorriamo le tappe prima di arrivare all'analisi dell'Ara

  • All'inizio del secolo Roma si espande a nord, dettando supremazia contro i Galli della pianura del Po
  • Nel 189 a.C. si fonda Bononia (Bologna) , prima etrusca , poi del Galli, ora romana
  • 183 e 181 a.C. Modena, Parma, Aquileia
  • poi Pisa (180) e Luni (177) annesse, fissano i confini contro i Liguri.
E fin qui siamo in territorio italico. Ma.....
  • 200/197 a.C. . Roma vince contro Filippo V di Macedonia e, mettendo piede in Grecia, "libera" dal dominio macedone le città della Grecia e dell'Asia minore. Ottima mossa politica di penetrazione!
  • 191 a.C. Roma è padrona dell'Asia minore fino ai monti Tauri, vincendo la guerra contro Antioco III
  • E poi 146 a.C. Cartago è distrutta, Corinto pure.
Ormai i bottini di guerra e la razzia di opere d'arte iniziate nel 211 a.C. con la presa di Siracusa sono all'ordine del giorno. E il confronto con l'arte greca si fa stringente.
E come al solito dal confronto nascono nuove idee.

Ed ecco la nostra  Ara di Domizio Enobarbo.
Intanto il nome.
I rilievi, oggi conservati a Monaco e a Parigi, erano stati assemblati e poi ritrovati sotto la chiesa di san Salvatore in campo, costruita a sua volta sopra un tempio antico di Nettuno , dedicato da Lucio Domizio Enobarbo, forse un console che operò nell'Urbe nel 192 a.C.
Con le date dunque non ci siamo, ma il nome, per convenzione lo teniamo.

Io ho detto "assemblate"
In effetti questi rilievi sono opera di artisti diversi, seppur coevi.

Quello qui sopra rappresentato è un particolare del Thiasos (ossia il corteo che celebra il culto di una divinità) con la raffigurazione delle nozze di Poseidone e Anfitrite.
E' un manufatto di gusto tardo ellenistico ed è databile attorno al 110 a.C. Oggi è conservato a  Monaco di Baviera, nella Glyptothek.
Il corteo nuziale è accompagnato da divinità marine, come le sinuose Nereidi qua sopra raffigurate sul dorso di cavalli marini. Le spire dei serpenti di mare producono preziosi arabeschi che ricordano i "grovigli mirabili" del gruppo statuari del Laocoonte.
Piccoli putti alati riempiono lo spazio dello sfondo.
L'artista è anonimo, forse di scuola attica.

Ma è il secondo rilievo quello più interessante, oggi conservato al Louvre a Parigi. Eccolo

 
 
Qui siamo in ambito romano ed è il rilievo del quarto lato della cosiddetta ara.
Alla presenza del dio Marte , al centro,in armi si snoda tutt'atro corteo. Forse è raffigurata la dedica da parte di un censore di un sacrificio.
L'altare è posto al centro; il corteo di soldati in corazza a maglia e scudi ovali e di cittadini in toga accompagnano un toro , un maiale e una pecora (suovetaurilia) al sacrificio.
A lato, a sinistra, alcuni personaggi sono intenti ad un'operazione amministrativa o elettorale.
Lo stile non è fluido ed elegante come i rilievi di Monaco, ma sicuramente più realistico
 
I personaggi compiono gesti quotidiani, occupano uno spazio "reale" (si noti per esempio come fuoriesca quasi dal rilievo l'uomo intento a leggere ) , sono ripresi in gesti subitanei , vedi il soldato con lo scudo ovale e con l'armatura lavorata a scalpello.
Il rilievo storico, "marchio di fabbrica" dell'arte romana, era nato.
Più tardi arriveranno l'Ara pacis e la Colonna Traiana.
Ma questa, come al solito è altra storia.








giovedì 2 gennaio 2014

Etruschi: Tra Grecia e Roma (Appunti veloci)

Da dove arrivano gli Etruschi? Ha importanza saperlo?
Secondo Erodoto (V sec a. C.) gli Etruschi erano giunti dalla Lidia nel XII sec a.C.
Secondo Ellanico (V sec a.C.) erano il leggendario popolo nomade dei Pelasgi
E secondo Dionigi d'Alicarnasso (I sec. a.C.) gli Etruschi erano da sempre lì
A noi basti sapere che erano un popolo  del centro Italia, nato forse dalla civiltà villanoviana nell'XI X secolo a c. , inglobato definitivamente dai Romani nel I sec a.C.

All'inizio civiltà guerriera (VII sec. a.C.) , poi i signori della guerra sono scalzati dalla classe mercantile ed infine Roma mette piede definitivamente in terra etrusca col la conquista di Veio  del 396 a.C . Roma, che fino ad allora aveva subito l'influenza etrusca (si pensi ai re Tarquini), da adesso in poi annette territori.

Ma l'arte? A differenza di quella greca, l'arte etrusca- di cui ben poco ci è rimasto- non seguiva regole precise , non aveva insomma un canone.

Intanto l'arco . Certo non è invenzione etrusca ( si usava in Mesopotamia e a Corinto ), ma gli etruschi lo utilizzano sistematicamente .
E questo passerà ai Romani
Questo è l'arco di Volterra (III -II sec a.C.) Si noti che i piani d'imposta e la chiave di volta sono decorati da tre teste, secondo alcuni divinità, secondo altri rievocano la pratica di esporre sulle mura le teste mozzate dei nemici

Poi il tempio
Nelle città etrusche era prevista un'area specifica per l'acropoli e il tempio sorgeva su un alto podio.
Le fondamenta erano in pietra, il resto della struttura era in legno (colonne e tetto), mattoni (mura) e terracotta (decorazioni)
 
 
La colonna, che Vitruvio chiama tuscanica, ha molte analogie con quella dorica anche se ha base, non ha scanalature e il capitello, formato da echino e abaco, è più minuto.
 
E poi, visto che le città dei vivi non ci sono più ( distrutte dai romani) ecco le città dei morti.
 
Gli Etruschi credevano in una vita ultraterrena ; quando nell'VIII sec a.C. gli etruschi cominciano ad abbandonare la pratica della cremazione a favore dell'inumazione, l'architettura funeraria ha grande sviluppo.
Tanti sono i tipi di tombe, e convivono tutte, non è che una tipologia soppianti un'altra.
1) Tomba a camera . Di solito è preceduta da un corridoio lungo e stretto (dromos) , con pendenza variabile. La camera, semplice, è ipogea.
2) Tomba a tumulo. Di solito è una struttura a pianta cilindrica che può essere interrata anche solo parzialmente e che sorregge una pseudocupola sostenuta da un pilastro centrale
 

 

3) tomba a dado dalla forma cubica Risalgono al VI V sec e queste tombe, costruite in superficie, sono più semplici e attestano l'ascesa di una nuova classe egemone, quella mercantile, amante di strutture più razionali, semplici e meno costose.
Tombe a dado dalla Necropoli della Banditaccia (Fine VV- inizi VI sec a.C.)
4) Tombe a edicola , Riproduce un tempietto in miniatura
Tomba a edicola detta del Bronzetto dell'offerente (530-450 a.C) , Populonia

E dentro le tombe? Tanti i canòpi, tanti i sarcofagi, tanti i dipinti su muro che riproducevano scene di vita del defunto.

Il Canòpo è un'urna cineraria formata da un vaso e un coperchio, spesso il coperchio riproduce in modo approssimativo le fattezze del defunto (se una donna , i lobi delle orecchie presentavano fori per pendenti ) . il materiale va dal bronzo alla terracotta al bucchero ( ceramica nera, sottile e leggerissima)

Canopo femminile del 630 a.C. Gli orecchini sono in argento, il canòpo in terracotta.

Ecco il Sarcofago degli sposi

Ritrovato a Cerveteri, oggi al Museo nazionale di villa Giulia a Roma, risale alla fine del VI sec. a.C. e riproduce due coniugi che stanno banchettando su un letto conviviale .
Molti i punti di contatto con l'arte ionica: dal sorriso arcaico, agli occhi allungati, dai capelli suddivisi in ordinate ciocche al piedino del letto che riproduce un capitello ionico con volute.
Ciò che di tipicamente etrusco c'è è la freschezza dei volti e il tentativo di riprodurre quasi fedelmente la fisionomia.

Tantissimi i dipinti sulle tombe.
Qui scelgo le immagini della Tomba della caccia e della pesca (530 a.C) da Tarquinia
Sulla parete di fondo è riprodotta con freschezza una scena di pesca ; su una roccia , un personaggio con una fionda cerca di colpire degli uccelli in volo.
Nella parte alta, nello spazio triangolare, . è raffigurato un banchetto a cui partecipano anche le donne (e questo ci dice della libertà di cui godeva la donna nel mondo etrusco)
 Oppure la scena dalla Tomba degli Auguri a Tarquinia (530 a.C.) ; due sacerdoti, gli auguri per l'appunto, predicono il futuro grazie all'osservazione del volo degli uccelli (e si ricordi la leggenda di Romolo fondatore !)


La porta al centro è quella che conduce all'aldilà

Tutte scene giocose e serene.
Ma la serenità termina con la conquista romana. E così nella tomba Francois (questo il nome dell'archeologo toscano che la scoprì a Vulci negli anni Quaranta del 1800) della famiglia di Vel Saties, le scene dipinte sono cruente
Siamo a metà del IV sec. a.C., Roma aveva conquistato Veio, la guerra e gli orrori entrano anche qui.
Achille uccide i prigionieri troiani sulla tomba di Patroclo (Achille forse simboleggia gli Etruschi e i Troiani il popolo di Roma) ; assistono ,partecipando , due divinità etrusche: la dea alata Vanth con al collo due serpenti e il dio Charun dal livido incarnato (eccolo qua il Caronte dantesco!).

Mondo greco ed etrusco si mescolano in questa terribile immagine!

Ultimo cenno ad un'ultima opera: l'Arringatore
Aule Metelli, detto l'Arringatore, fine II inizi I sec. a.C. Bronzo, h.1,80 metri, Firenze, museo archeologico
Arte etrusca o romana?
Aule Metelli è un senatore romano: ha la toga, l'anello nell'indice sinistro che attesta il suo alto rango, i calzari tipici dei senatori, ma sul bordo della veste, la scritta dedicatoria è in alfabeto etrusco.
Mondo etrusco e romano si fondono: il realismo, caratteristica peculiare dell'arte etrusca passa a quella romana, la tecnica a cera persa si tramanderà anche questa al mondo romano.
E il gesto dell'allocuzione lo ritroveremo uguale uguale nell'Augusto di prima porta!

I due mondi sono diventati uno solo