Ordine della Santissima Trinità...
Fondato agli inizi del Duecento dal provenzale san Giovanni de Matha ( la missione era liberare i cristiani soggetti alla schiavitù) , fu riformato dopo il Concilio di Trento e divenne Ordine dei Trinitari scalzi per approvazione di papa Clemente VIII
Quattro frati spagnoli furono inviati a Roma nel 1609 per aprire una casa procura. Trovarono un luogo tra un crocicchio di vie ( tra la via Pia e la via Felice , oggi via del Quirinale) , a pochi passi dal Palazzo pontificio.
Con i mezzi, pochi, che possedevano, costruirono alcune celle e una piccola chiesa dedicata- prima al mondo- a san Carlo, canonizzato nel 1610.
E qui arriva Francesco Borromini
Francesco Borromini , San Carlo alle quattro fontane, 1634- 1660, Roma
Era nato vicino Lugano - a Bissone - nel 1599 ma poi si era subito trasferito a Milano ( il Canton Ticino, ancora oggi, fa parte della Diocesi di Milano) e come scalpellino aveva lavorato alla Fabbrica del Duomo
Poi nel 1620 giunse a Roma, cambia il nome, non più Francesco Castelli ma Borromino, forse per devozione a Carlo Borromeo
Qui lavorò presso il cantiere di san Pietro , che era in mano al ticinese Carlo Maderno ma alla sua morte nel 1629 ,prese la direzione dei lavori Gian Lorenzo Bernini .
Borromini e Bernini avevano già lavorato insieme sia a Palazzo Barberini sia nel progetto per il Baldacchino di san Pietro ma la loro concezione del fare artistico era totalmente diversa ; artigiano consumato, Borromini disprezzava le lacune tecniche di Bernini che considerava gli arzigogoli del rivale degni ( quindi indegni) dei modi gotici
Così nel 1633 Borromini, rescinde il contratto e finalmente nel 1634 progetta la sua "opera prima" , San Carlino.
Quali i problemi da affrontare ?
Lo spazio ristretto
Il desiderio della committenza di avere convento ( celle, refettorio, biblioteca) e chiesa
Pochi soldi a disposizione
Bella sfida: pensare in piccolo per fare qualcosa di grande !
Il primo intervento fu il chiostro, iniziato nel 1638.
Pianta di san Carlo alle quattro fontane
La pianta è qualcosa di nuovo , centrale ottenuta dal ribaltamento di un triangolo equilatero che forma un rombo dagli angoli smussati e se le pareti danno ritmo allo spazio , grazie alle membrature che si incurvano, la cupola è da lasciare letteralmente a bocca aperta
Francesco Borromini, Interno di san Carlo alle quattro fontane, 1641
La simbologia trinitaria è evidente sia dalla pianta ma anche in ogni pilastro che ha tre nicchie e ogni nicchia tre conchiglie, e al centro della cupola la Trinità è simboleggiata dalla colomba dello Spirito santo all'interno del triangolo equilatero
Cupola di San Carlo alle quattro fontane
Qui tutto l'ingegno di Borromini si nota nelle strutture portanti e nei dettagli , nel grande e nell piccolo insomma
La cupola ovale si raccorda alle quattro arcate absidali tramite pennacchi che mostrano anch'essi rientranze e sporgenze e la decorazione interna della cupola , fatta di ottagoni, croci, esagoni simili alle celle di un alveare , riesce a dare l'illusione di uno spazio dilatato . A questo concorre anche il colore .
Se nelle chiese barocche coeve ha la meglio l'oro, qui domina la purezza del bianco che amplifica col suo chiarore uno spazio in altezza di soli 56 metri !
E' un'opera quasi astratta nelle sue decorazioni , quasi a voler sottolineare la forza di una fede che non necessita di icone e di una religiosità che ha bisogno di tornare alle origini
Forse non è solo una comunanza "di territorio" che fa scegliere a Borromini dei rimandi lombardi come l'interno della Basilica di san Lorenzo a Milano, chiesa paleocristiana per eccellenza
Basilica di San Lorenzo a Milano, Interno
E poi la facciata iniziata dopo il 1660 , quasi testamento artistico di Borromini che non ne vide il completamento
E qui tutto il gioco che nel chiostro, all'intero della chiesa mostrava questo spazio fluido, è celebrato grazie alle colonne giganti che sporgono e alle nicchie che arretrano; la sua triplice flessione già ci fa presagire lo spazio all'interno.
Insomma ha una funzione evocativa
Come se poi , alla fine della sua vita, Borromini avesse voluto riappropriarsi dei ricordi architettonici della sua Lombardia ; ecco che le tante facciate a cartone ondulato che poi saranno una hit del barocchetto lombardo prendono spunto da qui ma a sua volta dalla facciata del Collegio Elvetico (oggi archivio di Stato) di Milano, voluto dal Cardinale Federico Borromeo e realizzato da Fabio Mangone , capomastro del Duomo di Milano, presso cui Francesco ragazzino aveva mosso i primi passi
Fabio Mangone, Collegio Elvetico (palazzo del Senato), 1613, Milano
E' un cerchio che si chiude
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