E' il 1891
L'inquieto Gauguin è a Mataiea, piccolo comune dell'isola di Tahiti , lontano, lontanissimo da Parigi.
Si era lasciato alle spalle problemi familiari, economici e relazionali.
La pittura, sua grande passione, stentava a decollare e trovare acquirenti era difficile, pressoché impossibile.
Due anni prima Paul Gauguin aveva visitato l' Expo parigino ed era rimasto affascinato dal Padiglione coloniale ; aveva acquistato delle cartoline colorate - alcune ritrovate tra le sue carte, che riproducevano danzatrici giavanesi.
Cartolina illustrata per l'Expo di Parigi 1889
danzatrici giavanesi nei loro costumi
Forse fu questo lo stimolo alla ricerca di un luogo incontaminato , dove poter ricominciare e per l'ennesima volta rimettersi in gioco
Del resto contare i viaggi di Gauguin richiede tempo e c'è da confondersi, visto che già all'età di un anno il bimbetto era imbarcato con tutta la famiglia verso il Perù, paese di origine della mamma
Paul Gauguin, La madre, 1890-93, Olio su tela, cm. 41 x 33, Stoccarda, Staatsgalerie
(ritratto dipinto postumo, par coeur, col ricordo di una mamma ragazzina)
Paul Gauguin, Ia orana Maria, 1891, olio su tela. cm 113,7 x 87,6
New York, Metropolitan Museum of Art
In una lettera all'amico pittore Daniel de Monfreid dell' 11 marzo 1892 ; Paul descrive così il dipinto : " Ho dipinto una tela con un angelo dalle ali gialle che rivela Maria e Gesù, entrambi tahitiani, a due donne tahitiane nude e vestite solo con un pareo, un telo di cotone a fiori stampati che si cinge intorno alla vita, molto cupo. Montagne sullo sfondo e alberi in fiore. Un sentiero viola e in primo piano verde smeraldo. A sinistra delle banane. Ne sono alquanto soddisfatto."
Paul Gauguin ;Lettera a D. de Monfreid, 11 marzo 1892,
catalogo Sotheby New York, 11 dicembre 2007
Come si vede, la lettera è accompagnata da un disegno che probabilmente avrebbe potuto essere d'aiuto per un'eventuale vendita dell'opera.
Il senso di pace e compiutezza che emana il dipinto è certamente raggiunto grazie all'uso di colori sapientemente dosati tra caldi e freddi ; in primo piano una natura morta esotica "alla Cézanne", sembra posizionata proprio in posizione preminente quasi a simboleggiare un'offerta votiva alle due figure sacre, che riconosciamo come tali per la presenza delle sottili aureole.
La frutta in primo piano è volumetrica e spaziale, grazie alla giustapposizione dei colori; tutto ciò che è dietro invece vede la stesura cromatica per ampie e piatte campiture ( e Matisse ringrazierà..)
L'angelo è seminascosto dai rami di un albero in fiore e ci volge le spalle , china leggermente il capo ambrato e adornato di lunghi capelli.
In una mano tiene una palma , chiaro simbolo del futuro martirio di Cristo e le due donne compiono un gesto che è sia di preghiera ma soprattutto di benvenuto : questo il tipico saluto tahitiano
Proprio queste due figure sono riprese da un bassorilievo di un tempio giavanese di Borobudur . Gauguin aveva acquistato alcune foto di questo tempio sempre all'Esposizione Universale del 1889 e
gelosamente le aveva conservate (sono le due figure in alto a sinistra che salutano Siddharta al centro)
Rilievo dal tempio di Borobudur, Java,foto dalla collezione di
Paul Gauguin, Museo di Tahiti e delle Isole/ Te Fare
Manaha , Tahiti
Questa mescolanza di riti del resto Gauguin la aveva già sperimentata nella fase di Pont Aven; per esempio nella Visione dopo il sermone (un rosso così neanche Matisse lo raggiungerà!) convivono elementi bretoni, giapponesi, popolari.
Paul Gauguin, La visione dopo il sermone, Olio su tela, 1888,
cm. 73 x 92, Edimburgo , National Gallery of Scotland
L'essere primitivi, il mito del "buon selvaggio" è nella natura dell'uomo che ha perso, a causa dell'industrializzazione, la semplicità. E la forza della fede si rivela per Gauguin in luoghi puri e incontaminati, dalla Bretagna alla Polinesia:tutte le religioni derivavano e si erano sviluppate da un unico mito originario.
E per rendere l'idea di calma e pace, anche la stesura cromatica è funzionale a questo ; forse in quest'opera degli esordi tahitiani, il pittore , riappacificato col mondo (che importa se durerà poco) riesce a dare un senso di grazia anche con una pennellata omogenea, elegante, pulita.
E i volti di un Gesù grandicello e della madre bellissima , sorridente con una punta di malinconia, sono tra le maternità più poetiche della nostra arte
Al pari della Madonna del solletico di Masaccio
Masaccio, Madonna del solletico, 1426,tempera su tavola, c.24,5 x 18,2, Firenze, Uffizi
Non male per un primitivo...
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