giovedì 30 agosto 2018

Con gli occhi in basso : il pavimento del Duomo di Siena

"Remember: on man's ceiling is another man's floor"
Paul Simon

In alto
Gli sguardi in alto .....
Eppure chinare lo sguardo a volte - tante volte- ci riserva sorprese.
Nelle sue "Vite" Giorgio Vasari definì il pavimento del duomo di Siena "il più bello... grande et magnifico ... che mai fusse stato fatto" 
Esagera Vasari, ma lo fa con spirito campanilista: la Toscana aveva il primato dell'arte , secondo l'aretino e non possiamo poi dargli contro più di tanto.
Però questo pavimento a commesso marmoreo ( cioè marmo di reimpiego , proveniente da antichi monumenti romani) ha una bellezza strana e travolgente.
Qui nel Duomo di Siena ( ma lo stesso discorso varrebbe per il mosaico pavimentale della Basilica di Aquileia - per me il  più bello in assoluto - o per quello del duomo di Otranto ) , il fedele non ha la possibilità di vedere davanti ai propri occhi tutto l'insieme.
Lo scopre - se vuole- passo dopo passo, campata dopo campata
Intanto la tecnica.
E' sempre Vasari nell'introduzione alle sue Vite  (Introduzione, Pittura, cap. XXX De le Istorie e de le figure, che si fanno di commesso ne' pavimenti, ad imitazione delle cose di chiaro e scuro) che descrive  minuziosamente la tecnica marmorea.
Qui a Siena il pavimento è diviso in 56 riquadri con rappresentazioni a graffito (le più antiche, risalenti al 1369 ) o a tarsie in marmo nero, bianco o colorato ; un programma così vasto e ambizioso si protrasse nei secoli - fino a fine Ottocento- ma ebbe la sua età dell'oro a cavallo tra Quattro e Cinquecento e i disegni furono elaborati da Sassetta, Pinturicchio (unico non senese), Domenico di Bartolo, Matteo di Giovanni e il Beccafumi.
Questo patchwork mirabile , costruisce un percorso  anche doloroso di salvezza  che si interrompe proprio là dove si eleva l'altare.
Ecco, si entra e subito una scritta ci ammonisce : RICORDATI DI ENTRARE CASTAMENTE NEL CASTISSIMO TEMPIO DELLA VERGINE 
La scritta , in capitali romane, ricorda a noi distratti visitatori che Siena ha origini antiche tanto quanto Roma 
Fu fondata secondo la leggenda ,dai figli di Remo , Aschio e Senio 
Ignoto, La Lupa senese che allatta i gemelli tra  i simboli delle città che gravitano attorno a Siena,  1373 circa
In questo riquadro che è il secondo della navata centrale, c'è tutto l'orgoglio della città : Siena è raffigurata al centro- caput mundi-  e ben 12 città del centro Italia, riconoscono tale supremazia.

Del resto sul sagrato,  vi è proprio la lupa che guarda avanti /guardia della città

Sempre con gli occhi bassi ,  ( la sapienza è umile..) si dipana il percorso di conoscenza ; è Ermete Trismegisto che ci introduce e ci invita al colle della sapienza
Giovanni di Stefano, Ermete Trismegisto, 1488, particolare , navata centrale

L'allora rettore della Fabbrica del Duomo di Siena, Alberto Aringhieri, commissionò proprio al già famoso Pinturicchio , i disegni per questa complessa favola 
Pinturicchio, Allegoria del colle della sapienza,1505 , navata centrale

Con la grazia pittorica degli artisti toscani di fine Quattrocento, qui l'artista raffigura la erta strada per giungere al cospetto di Sapienza ; la Fortuna è una sensuale donna nuda in equilibrio precario . Un piede è su una barca dall'albero spezzato per il mare in tempesta e l'altro su una sfera. 
Sopra la testa ha una vela gonfia di vento, con la quale sembra fare scudo ai gioielli buttati in mare da un saggio.
Il messaggio è chiaro: le fatiche e la rinuncia alle ricchezze saranno ricompensate per gli uomini di buona volontà,  dalla  quiete di un luogo felice , dove piante e fiori hanno preso il posto di pietre 
Dal punto di vista tecnico, l'inserimento di marmi gialli e rossi , rende ancora più preziosi quei monili che a piovono a cascata e che ricordano i pavimenti a mosaico  ( l' asarotos oikos )delle ville romane che Pinturicchio ben aveva a mente.
Del resto , anche la cornice a palmette corinzie, trasuda amore per l'Antico...

Misurate le immagini nella navata centrale che converge verso l'altare dedicato a Maria
Drammatiche e concitate le scene invece nel transetto sinistro
Prendiamo ad esempio la Strage degli Innocenti 
Matteo di Giovanni, Strage degli Innocenti, 1482, transetto sinistro
Sotto un portico classico, decorato con rilievi che mettono in risalto la lotta tra bene e male, tra bestialità e umanità , Erode assiste all'orrore.
Il pittore, per rendere ancora di più il dramma, usa il porfido rosso reso ancor più forte dal marmo nero dello sfondo.
Le figure femminili hanno vesti svolazzanti e sensuali (quanto Botticelli qui!) che cozzano con volti deformati dall'orrore.
Matteo di Giovanni, Strage degli Innocenti, particolare
Ecco, fino a fine ottobre si potrà ammirare il pavimento in toto (tutti gli anni, da giugno ad ottobre le tarsie sono svelate al pubblico, per poi essere ricoperte
Ognuno di noi sceglierà un percorso o un'immagine e si farà catturare, ancora una volta da bellezza e/o orrore

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