Forse niente.
Forse qualcosa.
Juan Muñoz, Double bind, 2001
Entrambi scultori, entrambi viaggiatori,entrambi sperimentatori nei materiali.
Entrambi morti alla stessa età
Cosa sappiamo di Messerschmidt? Dopo la mostra a lui dedicata nel 2011 al Louvre qualche tassello si è riempito con più sostanza.
Nato in Germania, studiò all'Accademia di Vienna e dal 1760 ottenne commissioni dalla corte imperiale e dalla nobiltà
Xavier Franz Messerschmidt, Busto di Maria Teresa d'Austria
Nel 1765 , come conveniva ad un artista sulla breccia, si recò a Roma e chissà se qui comprò quel " vecchio libro italiano sulle proporzioni del corpo umano" (dal quale mai si separerà) citato dallo scrittore Friedrich Nicolai che incontrò l'artista nel 1781.
Poi Parigi, Londra, Vienna...
Poi nel 1771 le avvisaglie di un malessere che lo accompagnerà fino alla fine
Di cosa soffrisse non si sa; sappiamo che il primo ministro, conte Kaunitz, sconsigliò al sovrano l'assegnazione della cattedra regolare di scultura, descrivendo Messerschmidt come un uomo turbato e con la testa in disordine
Altri hanno associato le sue "teste di carattere" come interpretazioni della teoria di Mesmer (1734-1815) , il quale sosteneva che le condizioni psicologiche e fisiologiche dell'uomo sono governate dalle forze magnetiche del sistema nervoso. Recentemente si è ipotizzato che lo scultore tedesco soffrisse del morbo di Krohn e che dunque le espressioni facciali fossero prova provata della sofferenza corporea
X.F. Messerschmidt, Teste di carattere, materiali vari
Forse lo studio più attento è quello di Rudolf e Margot Wittkower, Nati sotto Saturno, prima edizione 1963.
Nel capitolo dedicato a "Genio, pazzia,melanconia" un posto privilegiato lo occupa proprio lui e Wittkower per primo cerca di svincolare dal filone "follia" , lo scultore tedesco .
Non è vero, non è corretto pensare di leggere queste "teste di carattere" come opera di un folle ; in quasi tutte le teste riconosciamo l'espressione del riso, del disprezzo, del dolore, della rabbia, della noia e e tutte conservano la loro unità organica . Le produzioni degli psicotici - ci avverte Wittkower- invece comunicano ben poco senza una chiave verbale.
E nessuno scandalo se l'artista è capace di tenere un doppio registro , ufficiale e intimista o se si diverte nell'arte della fisiognomica.
E' piena la storia dell'arte di "divertimenti" ; da Leonardo a Carracci, da Bernini a Goya .
Nel capitolo dedicato a "Genio, pazzia,melanconia" un posto privilegiato lo occupa proprio lui e Wittkower per primo cerca di svincolare dal filone "follia" , lo scultore tedesco .
Non è vero, non è corretto pensare di leggere queste "teste di carattere" come opera di un folle ; in quasi tutte le teste riconosciamo l'espressione del riso, del disprezzo, del dolore, della rabbia, della noia e e tutte conservano la loro unità organica . Le produzioni degli psicotici - ci avverte Wittkower- invece comunicano ben poco senza una chiave verbale.
E nessuno scandalo se l'artista è capace di tenere un doppio registro , ufficiale e intimista o se si diverte nell'arte della fisiognomica.
E' piena la storia dell'arte di "divertimenti" ; da Leonardo a Carracci, da Bernini a Goya .
Leonardo, Caricatura di un uomo coi ricci, 1494 ca., penna e inchiostro, Los Angeles, the J. Paul Getty Museum
Inoltre l'estro, il ghiribizzo, è caratteristica del bizzarro Barocco e del suo figlio Rococò
Non sapremo mai cosa spinse Messerschmidt ad ideare dal 1770 fino alla sua morte questo campionario di espressioni umane e possiamo addentrarci , come è stato fatto, in letture psicanalitiche che però non hanno risposta e sono anche queste dei "divertimenti"
X.F. Messerschmidt, Teste a becco, Vienna, Osterreichische Galerie Belvedere
E Juan Muñoz?
Enciclopedico
Accademico
Storyteller
Definiamolo "solo" così
La Spagna franchista sta stretta al giovane artista che , all'età di 18 anni fugge a Londra.
Gli si apre un mondo, fatto di antico e moderno e queste contaminazioni lo portano a mostre in cui al primo posto sono le forme e i materiali.
Juan Muñoz, Conversation piece,1996, resina, cavo di metallo, misure variabili,prima esposizione Dublino ,Museum of modern art
In Conversation piece l'artista dà vita ad una meditazione sulle tanto amate figure danzanti di Degas e le figure, ritratte in pose dinamiche o in momenti di ascolto, danno vita a una folla che interagisce con lo spettatore enfatizzando ancor di più la solitudine e la difficoltà a tendere verso gli altri; in questa e in altre opere di Muñoz, i piedi sono assenti.
Ma è in Many times che l'artista spagnolo esaspera il tema della solitudine e chiede a noi di interagire- spiazzati- con il tema dell'altro, del lontano, così uguale, così diverso.
Ma è in Many times che l'artista spagnolo esaspera il tema della solitudine e chiede a noi di interagire- spiazzati- con il tema dell'altro, del lontano, così uguale, così diverso.
Juan Muñoz, Many times, 1999( particolare), resina poliestere, dimensioni variabili
Questo popolo simile ai guerrieri di terracotta è formato da un centinaio di personaggi, tutti uguali - lo stesso artista ammise di aver preso spunto da un busto in ceramica Art Nouveau- tutti diversi nelle espressioni.
Cristallizzati in movimenti impossibili (i piedi sembrano inghiottiti dal pavimento) chiamano noi a"confrontarsi con un senso di solitudine e di smarrimento di fronte a ciò che percepisce come estraneo e "altro" da sè " (Vicente Teodoli,2015)
Juan Muñoz, Many times,particolare
Il colore è superfluo, quasi di impaccio, per la scultura , ma nell'opera di Munoz, le tante sfumature di grigio son dovute anche al suo daltonismo.
Questi ghigni, questo riso amaro sulla condizione umana, sono forse il doppio legame psicologico (double bind appunto) tra l'opera dell' spagnolo e quella del tedesco
Juan Muñoz, Double bind, 2001, vetroresina, metallo, legno, Tate Modern Londra
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