lunedì 3 ottobre 2016

Si fa presto a dir Barocco Parte prima

Manifattura fiamminga del XVII secolo

Finisce il Concilio di Trento: 1563
Muore uno dei protagonisti della grande arte, Michelangelo: 1564
Nasce il Barocco
Quale l'etimologia? Dalla fine del Seicento, l'aggettivo francese baroque tratto dal portoghese barroco ,stava a delineare uno stile bizzarro e stravagante, irregolare come le perle scaramazze, di cui uno splendido esempio è dato dal monile qui sopoa.
Insomma, il Barocco divenne lo stile della chiesa  controriformata, che, proprio per aver perso potere doveva mostrarsi nella sua magnificenza di facciata.
Ed ecco che il "ghiribizzo", il deviare dalle regole rinascimentali, diventa norma.
Ma si fa presto a dire Barocco
C'è quello romano dei Carracci, di Caravaggio, di Bernini (dai! è lui il Barocco!) e Borromini
C'è quello poetico e arcadico di Poussin e Lorrain
Quello impetuoso di Rubens, quello del Siglo de oro di Velazquez, quello olandese di Rembrandt
Qui non possiamo meticolosamente analizzarli tutti ma varrà una visione parziale e veloce

Partiamo da una chiesa:il Gesù
Giacomo della Porta, Chiesa del Gesù a Roma, 1575-77

Dove è la novità? dove il "pasticcio" barocco?
Molti sono gli elementi classici come colonne, lesene, timpani, cornici marcapiano
Ma la ridondanza, la coesione di linee curve e spezzate, gli svolazzi ..ecco tutto questo è l'inizio del Barocco.Del resto questa chiesa, dalla pianta ad aula, accogliente e per nulla dispersiva, doveva sancire l'abbraccio della Chiesa militante della nuova compagnia del Gesù.
Questo modello divenne vincente, tanto che molte delle chiese delle città che noi viviamo , copiano spudoratamente questa.

E poi la pittura
Nei primi anni del Seicento a Roma erano tanti quelli che parteggiavano per la pittura del bolognese Annibale Carracci che arrivato nella città eterna si lasciò sedurre da Raffaello e la sua scuola e quella realista del milanese Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Oggi la critica ha ridimensionato la presunta rivalità tra i due artisti che probabilmente si stimavano; certo è che le loro opere sono davvero diverse.
Prendiamone due.
Intanto Annibale Carracci.
Giunse a Roma alla fine del secolo, preceduto dalla fama della scuola -l'Accademia degli Incamminati-che insieme al fratello e al cugino aveva fondato a Bologna
essi si muovevano nel solco della tradizione di un vero riveduto e corretto secondo i canoni del bello ed avevano l'approvazione della Chiesa tridentina ;lo pseudo realismo della sua famosissima Macelleria lo testimonia .
Chi ha mai visto macellai e bottega perfettamente puliti, senza neppure una goccia di sangue?

Annibale Carracci, La macelleria, 1585, olio su tela, Oxford, Christ Churc picture Gallery
 E così la poetica Pietà per la famiglia Farnese, oggi a Capodimonte, (il rimando iconografico alla pietà giovanile di Michelangelo è lì da vedere) mostra una morte composta, una disposizione armoniosa. Una luce però barocca, contrastata, netta nei chiari e negli scuri
Annibale Carracci, Pietà, 1598-1600, olio su tela, Napoli, Museo di Capodimonte

E poi c'è lui, il tremendo Caravaggio.
Giunse a Roma negli stessi anni di Annibale, e divenne protegé del coltissimo cardinal Del Monte
Grazie a lui nel 1599-1600 ottenne la prestigiosa commissione delle tre opere dedicate a san Matteo nella Cappella Contarelli in san Luigi dei Francesi .
Caravaggio, Vocazione di san Matteo, 1599, olio su tela, Roma, san Luigi dei Francesi
La stringente aderenza al testo evangelico (Matteo, 9,9-13) fa di Caravaggio un lettore attento dei sacri testi.
Chi era Levi Matteo? Un esattore, un pubblicano. Un peccatore.
Ecco dunque che nella squallida taverna - una delle tante frequentate a Roma dal rissoso Caravaggio- si materializzano, come in una visione, Gesù e san Pietro (aggiunto dal pittore stesso in un secondo momento)
Qualcuno si volta verso la luce, divina e non umana e lo stesso Matteo , riccamente vestito alla moda del Seicento, risponde incredulo alla chiamata. 
La luce è la salvezza, l'ombra il peccato

Ma, si è detto. Se si pensa a Roma barocca si pensa a lui, Gian Lorenzo Bernini.
La piazza san Pietro è il suo capolavoro di "Stupore e meraviglia" ; dalle strette vie medievali si giungeva, quasi per maglia, all'immenso abbraccio del colonnato
Gian Lorenzo Bernini, Colonnato e Piazza san Pietro, 1556 
In modo teatrale Bernini era riuscito nel compito di nascondere la monotona facciata della chiesa, fece risaltare il "cupolone" di Michelangelo e creare un abbraccio virtuale dell'Ecclesia nei confronti dei fedeli.
Ma Bernini nasce scultore

Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne, 1622-1625, marmo, Roma Galleria Borghese
Per il cardinale Scipione Borghese realizzò una serie di sculture legate ai miti del passato.
Qui la lettura attenta delle Metamorfosi di Ovidio mette alla prova la incredibile abilità tecnica di Gianlorenzo; il momento rappresentato è quello della trasformazione in atto di Dafne in pianta di alloro.
I piedi son già radici, le mani e la chioma già fronde. Stupito assiste Apollo
Ecco il dinamismo, le linee curve, il vortice non solo formale ma anche di passioni, può essere emblema di ciò che intendiamo per barocco.

E poi c'è il problematico e solitario Francesco Borromini.
Dal Canton Ticino giunse nella sfarzosa Roma; un bel salto!
Aveva lavorato fianco a fianco con l'astro Bernini nel Baldacchino di san Pietro ( per intenderci, quello dello scempio alla cupola interna del Pantheon)
Nel 1634 venne incaricato dai Trinitari scalzi di edificare in pochissimo spazio una chiesa e il convento. A differenza di Bernini, abituato a ricchi committenti e a spazi oceanici, Francesco Borromini deve avere a che fare con penuria di soldi e di spazio.
Il capolavoro è confezionato.
Pianta della chiesa e del convento di san Carlo alle quattro fontane, Roma
E lo spazio interno da angusto si amplifica in una cupola ad alveare dalle celle multiforme in cui ancora una volta la linea è solo curva.
L'anomala pianta della chiesa, ellittica , nata dalla proiezione del sacro triangolo equilatero, si specchia ne luminoso soffitto
Francesco Borromini, Cupola interna di san Carlino, Roma
Ogni dettaglio è studiato perchè nel particolare si rivela Dio
E Dio è luce


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