venerdì 14 ottobre 2016

Si fa presto a dir Barocco 2 In Europa

Roma era il fulcro , Roma era attrazione non solo per politici e religiosi
A noi interessano gli artisti
Ecco  Nicolas Poussin (1594 - 1665) che fece di Roma la sua seconda patria.
Nicolas Poussin, Et in Arcadia ego, 1638, olio su tela, Parigi, Louvre

Accademico, giunse a Roma nel 1624 e qui vi rimase . Ebbe tutto il tempo per studiare le opere classiche , che fece rivivere in molte sue opere ordinate, armoniche, dai temi mitologici..
Et in Arcadia ego mostra la concezione che un uomo del Seicento potesse avere dell'Antico; il mondo dei pastori d'Arcadia è un idillio solo di facciata.
Il giovane vestito di rosso, chino su un sarcofago, mostra alla meditabonda pastorella l'incisione che l'altro amico cerca di decifrare: anche io, Morte, sono in Arcadia e non c'è scampo agli accadimenti umani. Il quieto paesaggio è funzionale alle figure che attonite ed in cerchio (come sono ordinate nei gesti e nella postura!) sembrano meditare su qualcosa di  molto più  grande di loro.

O ancora , Claude Lorrain (1600-1682) che si innamorò di Roma e delle campagne romane e che diede per primo dignità al genere del paesaggio.
 Claude Lorrain, Paesaggio con sacrificio ad Apollo,1663, olio su tela , Cambridgeshire, Anglesey Abbey
Qui paesaggio e opere dell'uomo convivono in armonia e la luce dorata e soffusa rende caldo il dipinto.
Le esili figure umane sono contorno ad uno spazio armonioso ; quasi due secoli dopo William Turner affermò che la sua pittura era iniziata qui, in Lorrain,

Claude Lorrain, Porto marino con l'imbarco di sant'Orsola,1641, olio su tela, Londra National Gallery
Di nuovo un paesaggio, di nuovo l'idealizzazione della Natura, di nuovo l'amore per l'Antico.
La vicenda di sant'Orsola, minuta figura vestita di giallo, è pretesto per la rappresentazione di architetture di fantasia, anche se il tempietto circolare a sinistra è copia conforme di quello di Bramante di san Pietro in Montorio.

Poi Pieter Paul Rubens (1577- 1640), prolifico pittore , denigrato da Baudelaire che lo appellò "ciccia fiamminga" per ovvi motivi.
Anche lui giunse in Italia, nel 1600 .
Venezia, Genova, Mantova , ( divenne pittore alla corte di Vincenzo Gonzaga per il quale acquistò La morte della Vergine di Caravaggio, rifiutata dai Carmelitani scalzi romani) , Roma
Al suo ritorno ad Anversa la sua pittura divenne piena.
 Barocca , insomma

Rubens, Caccia alla tigre, olio su tela, 1616, Rennes, Musée des beaux arts
Scelgo questa "corposa" scena di genere realizzata qualche anno dopo il viaggio in Italia. La maestosità , i corpi possenti e michelangioleschi, il caos apparente , le linee sinuose e lo sfarzo cromatico sono prova della  capacità di Rubens di fare sì sue le istanze italiane ma anche di essere nuovo nelle terre d'Oltralpe . E quindi richiestissimo
Il sontuoso Délacroix duecento anni dopo si ricorderà di queste forme; basta vedere la sua Morte di Sardanapalo 

Eugène Delacroix, la morte di Sardanapalo, olio su tela,1827, Parigi Louvre

Poco lontano dal Belgio di Rubens, ecco l'Olanda di Rembrandt, Hals e Vermeer,

Rembrand (Leida 1606-Amsterdam 1669) fu pittore prolifico e geniale, capace di soddisfare una committenza mercantile e religiosa
Le sue grandi tele come La ronda di notte o La  lezione di anatomia del dottor Tulp sono un genere nuovo, quello dei ritratti di gruppo. Ogni persona raffigurata pagava al pittore una cifra più ,o meno alta a seconda della grandezza della figura e della posizione. 
Prendiamo ad esempio La lezione di anatomia.
Rembrandt,la lezione di anatomia del dottor Tulp, olio su tela, 1632, Mauritshuis, L'Aia
Oggi in museo, un tempo il dipinto era posto nella sede dei medici di Amsterdam e gli otto uomini in nero, i cui nomi sono diligentemente annotati nel foglio posto nelle mani della figura in secondo piano , fanno bella mostra di loro stessi e della loro professione per noi comuni fruitori.
Chiaro è che l'umico personaggio col cappello sia il "cattedratico"
Un uomo orgoglioso, puntiglioso, forse anche presuntuoso.
Ancora qui Rembrandt non aveva assimilato la calda luce caravaggesca delle opere tarde.
La più bella ?
Per me Il ritorno del figliol prodigo

Rembrandt, Ritorno del figliol prodigo, olio su tela, 1668, San Pietroburgo, Ermitage
Realizzata un anno prima della morte del pittore, ci racconta con caldissime tinte e una pennellata sfatta, quasi come le lacere vesti del giovane, quanto sia duro il "mestiere di vivere" ; eppure la morbida luce del perdono è lì, davanti ai nostri occhi, salvezza. Ed il fatto che il vecchio padre sia rappresentato cieco, accresce la forza del perdono.
Chi è in ombra forse non approva tale scelta.

Ultimo è lui ,Diego Velazquez (1599-1660)
Coetaneo di Bernini, mostrò come lui un precoce talento tanto che nel 1623 entrò come pittore alla corte di Filippo IV di Spagna e, salvo l'usuale  viaggio in Italia,  rimase a Madrid fino alla morte.
Paesaggi, nature morte (che in Spagna prendono il nome di bodegones ), ritratti, dipinti religiosi...in ognuno di questi campi Diego Velazquez mostrò una felicità pittorica ed un inventiva degna dei geni.
La sua opera più famosa, Las meninas, ha avuto spazio in pagine precedenti del blog.
Qui scelgo La resa di Breda (Le lance) .
In un'Europa lacerata dalle guerre questo episodio rende onore al "basso profilo" che la corona spagnola cercava di tenere.

Diego Velazquez, Le lance, 1634-35, olio su tela , Madrid Prado
L'opera riprende un avvenimento avvenuto dieci anni prima ed è come se il pittore , nella ricostruzione, volesse darci l'idea di essere stato presente.
Al centro del dipinto , il comandante dell'esercito dei Paesi Bassi, consegna le chiavi della città di Breda ad Ambrosio Spinola, generale genovese al servizio di Filippo IV ; l'esercito sconfitto può abbandonare il campo senza l'oltraggio riservato agli sconfitti. Armi ed insegne restano in mano loro , così come l'onore .
"Il valore del vinto fa la gloria del vincitore"; questa la frase di Spinola rivolta al nemico.
Il mondo aveva bisogno di immagini rassicuranti.
Velazquez era lì anche per questo.


lunedì 3 ottobre 2016

Si fa presto a dir Barocco Parte prima

Manifattura fiamminga del XVII secolo

1563; finisce il Concilio di Trento
1564 muore uno dei protagonisti della grande arte, Michelangelo
Nasce il Barocco
Quale l'etimologia? Dalla fine del Seicento, l'aggettivo francese baroque tratto dal portoghese barroco ,stava a delineare uno stile bizzarro e stravagante, irregolare come le perle scaramazze, di cui uno splendido esempio è dato dal monile qui sopra.
Insomma, il Barocco divenne lo stile della chiesa  controriformata, che, proprio per aver perso potere doveva mostrarsi nella sua magnificenza di facciata.
Ed ecco che il "ghiribizzo", il deviare dalle regole rinascimentali, diventa norma.
Ma si fa presto a dire barocco
C'è quello romano dei Carracci, di Caravaggio, di Bernini (dai! è lui il barocco!) e Borromini
C'è quello poetico e arcadico di Poussin e Lorrain
Quello impetuoso di Rubens, quello del Siglo de oro di Velazquez, quello olandese di Rembrandt
Qui non possiamo meticolosamente analizzarli tutti ma varrà una visione parziale e veloce

Partiamo da una chiesa:il Gesù
Giacomo della Porta, Chiesa del Gesù a Roma, 1575-77

Dove è la novità? dove il "pasticcio" barocco?
Molti sono gli elementi classici come colonne, lesene, timpani, cornici marcapiano
Ma la ridondanza, la coesione di linee curve e spezzate, gli svolazzi ..ecco tutto questo è l'inizio del barocco. Del resto questa chiesa, dalla pianta ad aula, accogliente e per nulla dispersiva, doveva sancire l'abbraccio della Chiesa militante della nuova compagnia del Gesù.
Questo modello divenne vincente, tanto che molte delle chiese delle città che noi viviamo , copiano spudoratamente questa.

E poi la pittura
Nei primi anni del Seicento a Roma erano tanti quelli che parteggiavano per la pittura del bolognese Annibale Carracci che arrivato nella città eterna si lasciò sedurre da Raffaello e la sua scuola o per quella realista del milanese Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Oggi la critica ha ridimensionato la presunta rivalità tra i due artisti che probabilmente si stimavano; certo è che le loro opere sono davvero diverse.
Prendiamone due.
Intanto Annibale Carracci.
Giunse a Roma alla fine del secolo, preceduto dalla fama della scuola -l'Accademia degli Incamminati-che insieme al fratello e al cugino aveva fondato a Bologna
Essi si muovevano nel solco della tradizione di un vero riveduto e corretto secondo i canoni del bello ed avevano l'approvazione della Chiesa tridentina ;lo pseudo realismo della sua famosissima Macelleria lo testimonia .
Chi ha mai visto macellai e bottega perfettamente puliti, senza neppure una goccia di sangue?

Annibale Carracci, La macelleria, 1585, olio su tela, Oxford, Christ Churc picture Gallery
 E così la poetica Pietà per la famiglia Farnese, oggi a Capodimonte, (il rimando iconografico alla pietà giovanile di Michelangelo è lì da vedere) mostra una morte composta, una disposizione armoniosa. Una luce però barocca, contrastata, netta nei chiari e negli scuri
Annibale Carracci, Pietà, 1598-1600, olio su tela, Napoli, Museo di Capodimonte

E poi c'è lui, il tremendo Caravaggio.
Giunse a Roma negli stessi anni di Annibale, e divenne protegé del coltissimo cardinal Del Monte
Grazie a lui nel 1599-1600 ottenne la prestigiosa commissione delle tre opere dedicate a san Matteo nella Cappella Contarelli in san Luigi dei Francesi .
Caravaggio, Vocazione di san Matteo, 1599, olio su tela, Roma, san Luigi dei Francesi
La stringente aderenza al testo evangelico (Matteo, 9,9-13) fa di Caravaggio un lettore attento dei sacri testi.
Chi era Levi Matteo? Un esattore, un pubblicano. Un peccatore.
Ecco dunque che nella squallida taverna - una delle tante frequentate a Roma dal rissoso Caravaggio- si materializzano, come in una visione, Gesù e san Pietro (aggiunto dal pittore stesso in un secondo momento)
Qualcuno si volta verso la luce, divina e non umana e lo stesso Matteo , riccamente vestito alla moda del Seicento, risponde incredulo alla chiamata. 
La luce è la salvezza, l'ombra il peccato

Ma, si è detto. Se si pensa a Roma barocca si pensa a lui, Gian Lorenzo Bernini.
La piazza san Pietro è il suo capolavoro di "stupore e meraviglia" ; dalle strette vie medievali si giungeva, quasi per magia, all'immenso abbraccio del colonnato
Gian Lorenzo Bernini, Colonnato e Piazza san Pietro, 1556 
In modo teatrale Bernini era riuscito nel compito di nascondere la monotona facciata della chiesa, fece risaltare il "cupolone" di Michelangelo e creare un abbraccio virtuale dell'Ecclesia nei confronti dei fedeli.
Ma Bernini nasce scultore

Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne, 1622-1625, marmo, Roma Galleria Borghese
Per il cardinale Scipione Borghese realizzò una serie di sculture legate ai miti del passato.
Qui la lettura attenta delle Metamorfosi di Ovidio mette alla prova la incredibile abilità tecnica di Gianlorenzo; il momento rappresentato è quello della trasformazione  di Dafne in pianta di alloro.
I piedi son già radici, le mani e la chioma già fronde. Stupito assiste Apollo
Ecco il dinamismo, le linee curve, il vortice non solo formale ma anche di passioni, può essere emblema di ciò che intendiamo per barocco.

E poi c'è il problematico e solitario Francesco Borromini.
Dal Canton Ticino giunse nella sfarzosa Roma; un bel salto!
Aveva lavorato fianco a fianco con l'astro Bernini nel Baldacchino di san Pietro ( per intenderci, quello dello scempio alla cupola interna del Pantheon)
Nel 1634 venne incaricato dai Trinitari scalzi di edificare in pochissimo spazio una chiesa e il convento. A differenza di Bernini, abituato a ricchi committenti e a spazi oceanici, Francesco Borromini deve avere a che fare con penuria di soldi e di spazio.
Il capolavoro è confezionato.
Pianta della chiesa e del convento di san Carlo alle quattro fontane, Roma
E lo spazio interno da angusto si amplifica in una cupola ad alveare dalle celle multiformi in cui ancora una volta la linea è solo curva.
L'anomala pianta della chiesa, ellittica , nata dalla proiezione del sacro triangolo equilatero, si specchia ne luminoso soffitto
Francesco Borromini, Cupola interna di san Carlino, Roma
Ogni dettaglio è studiato perché nel particolare si rivela Dio
E Dio è luce


Si fa presto a dir Barocco Parte prima

Manifattura fiamminga del XVII secolo

Finisce il Concilio di Trento: 1563
Muore uno dei protagonisti della grande arte, Michelangelo: 1564
Nasce il Barocco
Quale l'etimologia? Dalla fine del Seicento, l'aggettivo francese baroque tratto dal portoghese barroco ,stava a delineare uno stile bizzarro e stravagante, irregolare come le perle scaramazze, di cui uno splendido esempio è dato dal monile qui sopoa.
Insomma, il Barocco divenne lo stile della chiesa  controriformata, che, proprio per aver perso potere doveva mostrarsi nella sua magnificenza di facciata.
Ed ecco che il "ghiribizzo", il deviare dalle regole rinascimentali, diventa norma.
Ma si fa presto a dire Barocco
C'è quello romano dei Carracci, di Caravaggio, di Bernini (dai! è lui il Barocco!) e Borromini
C'è quello poetico e arcadico di Poussin e Lorrain
Quello impetuoso di Rubens, quello del Siglo de oro di Velazquez, quello olandese di Rembrandt
Qui non possiamo meticolosamente analizzarli tutti ma varrà una visione parziale e veloce

Partiamo da una chiesa:il Gesù
Giacomo della Porta, Chiesa del Gesù a Roma, 1575-77

Dove è la novità? dove il "pasticcio" barocco?
Molti sono gli elementi classici come colonne, lesene, timpani, cornici marcapiano
Ma la ridondanza, la coesione di linee curve e spezzate, gli svolazzi ..ecco tutto questo è l'inizio del Barocco.Del resto questa chiesa, dalla pianta ad aula, accogliente e per nulla dispersiva, doveva sancire l'abbraccio della Chiesa militante della nuova compagnia del Gesù.
Questo modello divenne vincente, tanto che molte delle chiese delle città che noi viviamo , copiano spudoratamente questa.

E poi la pittura
Nei primi anni del Seicento a Roma erano tanti quelli che parteggiavano per la pittura del bolognese Annibale Carracci che arrivato nella città eterna si lasciò sedurre da Raffaello e la sua scuola e quella realista del milanese Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Oggi la critica ha ridimensionato la presunta rivalità tra i due artisti che probabilmente si stimavano; certo è che le loro opere sono davvero diverse.
Prendiamone due.
Intanto Annibale Carracci.
Giunse a Roma alla fine del secolo, preceduto dalla fama della scuola -l'Accademia degli Incamminati-che insieme al fratello e al cugino aveva fondato a Bologna
essi si muovevano nel solco della tradizione di un vero riveduto e corretto secondo i canoni del bello ed avevano l'approvazione della Chiesa tridentina ;lo pseudo realismo della sua famosissima Macelleria lo testimonia .
Chi ha mai visto macellai e bottega perfettamente puliti, senza neppure una goccia di sangue?

Annibale Carracci, La macelleria, 1585, olio su tela, Oxford, Christ Churc picture Gallery
 E così la poetica Pietà per la famiglia Farnese, oggi a Capodimonte, (il rimando iconografico alla pietà giovanile di Michelangelo è lì da vedere) mostra una morte composta, una disposizione armoniosa. Una luce però barocca, contrastata, netta nei chiari e negli scuri
Annibale Carracci, Pietà, 1598-1600, olio su tela, Napoli, Museo di Capodimonte

E poi c'è lui, il tremendo Caravaggio.
Giunse a Roma negli stessi anni di Annibale, e divenne protegé del coltissimo cardinal Del Monte
Grazie a lui nel 1599-1600 ottenne la prestigiosa commissione delle tre opere dedicate a san Matteo nella Cappella Contarelli in san Luigi dei Francesi .
Caravaggio, Vocazione di san Matteo, 1599, olio su tela, Roma, san Luigi dei Francesi
La stringente aderenza al testo evangelico (Matteo, 9,9-13) fa di Caravaggio un lettore attento dei sacri testi.
Chi era Levi Matteo? Un esattore, un pubblicano. Un peccatore.
Ecco dunque che nella squallida taverna - una delle tante frequentate a Roma dal rissoso Caravaggio- si materializzano, come in una visione, Gesù e san Pietro (aggiunto dal pittore stesso in un secondo momento)
Qualcuno si volta verso la luce, divina e non umana e lo stesso Matteo , riccamente vestito alla moda del Seicento, risponde incredulo alla chiamata. 
La luce è la salvezza, l'ombra il peccato

Ma, si è detto. Se si pensa a Roma barocca si pensa a lui, Gian Lorenzo Bernini.
La piazza san Pietro è il suo capolavoro di "Stupore e meraviglia" ; dalle strette vie medievali si giungeva, quasi per maglia, all'immenso abbraccio del colonnato
Gian Lorenzo Bernini, Colonnato e Piazza san Pietro, 1556 
In modo teatrale Bernini era riuscito nel compito di nascondere la monotona facciata della chiesa, fece risaltare il "cupolone" di Michelangelo e creare un abbraccio virtuale dell'Ecclesia nei confronti dei fedeli.
Ma Bernini nasce scultore

Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne, 1622-1625, marmo, Roma Galleria Borghese
Per il cardinale Scipione Borghese realizzò una serie di sculture legate ai miti del passato.
Qui la lettura attenta delle Metamorfosi di Ovidio mette alla prova la incredibile abilità tecnica di Gianlorenzo; il momento rappresentato è quello della trasformazione in atto di Dafne in pianta di alloro.
I piedi son già radici, le mani e la chioma già fronde. Stupito assiste Apollo
Ecco il dinamismo, le linee curve, il vortice non solo formale ma anche di passioni, può essere emblema di ciò che intendiamo per barocco.

E poi c'è il problematico e solitario Francesco Borromini.
Dal Canton Ticino giunse nella sfarzosa Roma; un bel salto!
Aveva lavorato fianco a fianco con l'astro Bernini nel Baldacchino di san Pietro ( per intenderci, quello dello scempio alla cupola interna del Pantheon)
Nel 1634 venne incaricato dai Trinitari scalzi di edificare in pochissimo spazio una chiesa e il convento. A differenza di Bernini, abituato a ricchi committenti e a spazi oceanici, Francesco Borromini deve avere a che fare con penuria di soldi e di spazio.
Il capolavoro è confezionato.
Pianta della chiesa e del convento di san Carlo alle quattro fontane, Roma
E lo spazio interno da angusto si amplifica in una cupola ad alveare dalle celle multiforme in cui ancora una volta la linea è solo curva.
L'anomala pianta della chiesa, ellittica , nata dalla proiezione del sacro triangolo equilatero, si specchia ne luminoso soffitto
Francesco Borromini, Cupola interna di san Carlino, Roma
Ogni dettaglio è studiato perchè nel particolare si rivela Dio
E Dio è luce