« Furono chiamati così [...] in un secondo tempo per la lunghezza della barba mai toccata dal rasoio. Infatti nella loro lingua lang significa lunga e bart barba. »
Paolo Diacono, Historia Langobardorum, 789
L'arte longobarda, si sa, non esiste. Loro stessi erano ottimi artigiani, sapevano forgiare con maestria i metalli ( e forse gli oggetti più raffinati sono quelli di oreficeria) ,
Ecco, la raffinatezza non ha ragione di essere in Langobardia, popolata da uomini "ruvidi" e pratici.
Però questo abbandono delle forme classiche ha permesso una rinascita ed ha aperto le porte alla grande stagione del Romanico.
Ma questa è altra storia. Per ora qualche data
- 569 Alboino conquista l'Italia . I modi di vivere (chiamiamola cultura, dai!) rimangono quelli longobardi. Unica "devianza" all'influenza romana è il cristianesimo ariano.
- 572 Dopo tre anni di assedio Alboino conquista Pavia (antica capitale del regno gotico) ma subito dopo il re muore assassinato
- 584 Diventa re Autari , che dà stabilità al suo popolo
- 590 Agilulfo re (fino al 616) . Il matrimonio con Teodolinda, vedova di Autari ma lei di religione cattolica, apre la strada all'alleanza col Papato. Il regno si divide in Regno del Nord (pianura padana, Tuscia ed Umbria) e Regno del Sud (ducati di Spoleto e Benevento)
- 635- 652 Rotari re Il suo Editto è la prima raccolta scritta di leggi longobarde. Fu redatto in latino nel monastero di Bobbio ed era valevole solo per la popolazione italiana di origini longobarde.
- 712- 744 Il re è Liutprando. Cattolico, restauratore di chiese a Pavia, portò in salvo dalla Sardegna minacciata dai Saraceni, le reliquie di sant'Agostino a Pavia.
- 774 Fine del regno dovuto al comportamento del Papato che preferì l'alleanza con i Franchi e Carlo Magno. Desiderio si arrende in questo anno all'assedio di Pavia.
Questa la storia in pillole.
E adesso .... a Pavia (ribattezzata Papia - prima era Ticinum -proprio dai Longobardi
Cosa è rimasto delle vestigia longobarde in città? Poco, quasi nulla.
Eppure tante dovevano essere le chiese ed i monasteri fondati nei duecento anni del regno longobardo.
Una era santa Maria in Pertica fondata dalla regina Rodelinda nel VII secolo (e qui volle essere sepolta)
Intanto il nome; si chiamava così perché la chiesa- a pianta centrale- sorgeva in mezzo ad un cimitero suburbano detto delle pertiche per via dell'uso longobardo di erigere un palo (la pertica, appunto) sormontato da una colomba rivolta dove ere caduto un soldato disperso. Cosa ci è rimasto di questo complesso? Pressochè niente, se non l'incisione settecentesca dell'architetto Veneroni riportata sopra e il cortile adibito ad abitazioni. Tutto venne distrutto nel 1813.
Stessa sorte toccò alla cattedrale ariana di sant'Eusebio, edificata per volere di re Rotari ed intitolata successivamente a sant'Eusebio quando da luogo di culto ariano divenne cattolico con la conversione di Anastasio che da vescovo ariano diventa cattolico, ripudiando l'eresia nel 680.
Nel piazzale delle poste a Pavia si possono intravedere i resti della cripta di sant'Eusebio
La vastità dell'ambiente ci fa presupporre un desiderio di grandiosità che possiamo anche solo immaginare osservando la decorazione dei capitelli .
Il primo capitello ha una decorazione a fibula, molto simile ai rilievi sbalzati sulle armi longobarde; il secondo riproduce foglie d'acqua ( o ali di cicala) e rielabora in modo astratto forme naturali e vegetali. L'incavo della decorazione è lontano parente delle foglie d'acanto dei classici capitelli corinzi; la rottura con la tradizione classica è avvenuta, anche se la presenza di pietre colorate incassate nell'architettura dovevano ricreare raffinatezza, dunque armonia, all'insieme.
Evidente è il parallelismo coi castoni delle gemme coeve (si pensi alla legatura dell'evangeliario di Teodolinda , conservato al Duomo di Monza)
E poi Santa Maria Teodote , monastero che sorgeva dove oggi c'è il Seminario. Paolo Diacono, la fonte per la storia longobarda (il suo libro fu redatto a Montecassino quando tornò dalla Francia, visto che era stato grammatico presso Carlo Magno) ce lo cita e racconta della sua fondazione sotto Cuniperto re (685 -700), che si era invaghito della bellissima Teodote e che rinchiuse in monastero, divenendone badessa.
Cosa è rimasto? Solo i due plutei qui sotto riprodotti, che erano dei tramezzi di marmo che separavano in chiesa la zona dell'altare da quella dei fedeli.
Ecco il primo
Pluteo con grifoni, prima metà del VII sec, marmo cipollino, 174 x 66 cm., Pavia, Museo civico
L'anonimo artista decora la lastra inserendo al centro due grifoni, figure mitologiche custodi e vigili, che si abbeverano all'albero della vita. La splendida cornice presenta motivi vegetali ripetuti modularmente, ed anche qui il modello è quello presente nei lavori di oreficeria, come le croci longobarde in lamina d'oro.
Ed ecco il secondo
Pluteo con pavoni, prima metà del VII sec, marmo cipollino, 174 x 66 cm., Pavia, Museo civico
Anche qui una raffinata cornice dai rilievi fortemente bidimensionali che raffigurano piante e uccelli che piluccano acini d'uva pone in risalto le due figure al centro: due pavoni -simbolo cristiano di perfezione divina- che si abbeverano ad un calice sopra il quale svetta la croce longobarda dai quattro bracci uguali. Ma , .....eccolo l'anticlassicismo ! Se l'arte precedente era simmetria ed ordine, qui non c'è niente di tutto ciò ! A destra , a fianco della coda del pavone, l'artista ha inserito un elemento decorativo, come le spirali poste sul limite della cornice.In questa paura di lasciare spazi vuoti , tipica di tutte le arti figurative agli albori, questo merletto di marmo ci riconcilia con l'arte barbarica che in realtà è capace di belle cose!
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