venerdì 21 novembre 2014

Bramante e la "Prospettiva" ,ovvero la magia !

Quando , nel 1478 Bramante mise mano e progettò la nuova chiesa di santa Maria presso san Satiro a Milano, dovette risolvere diversi problemi.
Come fare ad inglobale alla nuova chiesa voluta dalla confraternita di santa Maria l'antico sacello dedicato a san Satiro?
E come non stravolgere l'antico assetto viario, visto che il sacello di Satiro a pianta centrale era ortogonale alla via Speronari- di tracciato romano, mentre la via Falcone, via medievale, non è ortogonale e forma con essa un angolo acuto?
Guardando il problema da un'altra prospettiva!
E così il piccolo sacello ottagonale, che fino ad allora era , scenograficamente, punto di arrivo del luogo miracoloso ( nel 1242 era qui avvenuto il "miracolo"del sanguinamento del Bambino in
            Affresco duecentesco posto sull'altare E' l'immagine miracolosa che sanguinò
 braccio alla Vergine sul piccolo affresco posto in esterno un tempo ,su un muro in via Falcone, oggi sull'altare), diventa punto terminale : la piccola chiesa rettangolare diventa insomma transetto della chiesa a T , progettata da Bramante.
Ecco dunque la pianta ruotata di 90 gradi!

Pianta di santa Maria presso san Satiro - in alto a sinistra l'ottagono altomedievale dedicato al santo

Ma poiché Bramante non aveva spazio per realizzare l'abside, ecco la soluzione: l'illusionismo prospettico.
Il braccio del coro è simulato all'interno della chiesa con una finta volta in stucco , profonda solo 97 centimetri; entrando in chiesa nell'ampia navata voltata a botte non ci si accorge di questa finzione
ma mano a mano che ci si avvicina all'altare... ecco la magia!
Siamo a fine Quattrocento; l'invenzione della prospettiva (la finzione della prospettiva!), applicata sino ad ora alla pittura ed intesa come misura razionale dello spazio, ora è "reale.
Certo, Bramante nella creazione della sua prospettiva , impreziosita dal lapislazzulo e dalle foglie d'oro, ha in mente la Pala di Montefeltro di Piero della Francesca, ammirata nella sua Urbino

ma qui NON è più pittura, è spazio vero!

Sempre in questa piccola chiesa, Bramante costruì negli anni 1482- 86, la Sacrestia ,oggi Battistero ( nella pianta è il piccolo ottagono in basso a destra).
Lo spazio esiguo di cui disponeva Bramante è dilatato da un'alta cupola ottagonale che bagna di luce l'interno; le logge intermedie presentano una decorazione ottenuta in terracotta, materiale povero ed opera dello scultore Agostino de Fondulis.

 E sempre al cremasco de Fondulis si deve la commovente deposizione nel sacello di san Satiro.
Eccola!
                             Agostino de Fondulis, Compianto sul Cristo morto, 1482, terracotta
Espressiva come un'opera fiamminga, dal cromatismo caldo dato dal materiale povero e nel contempo prezioso, questo capolavoro "nascosto" ci racconta dei tanti gruppi scultorei sorti nelle terre padane in quegli anni (vedi Nicolò dell'Arca ,Guido Mazzoni o Antonio Begarelli, tutti emuli dell'"espressivo" Donatello.
Nicolò dell'Arca, Compianto sul Cristo morto, 1470/90 ca. , Bologna chiesa di s.Maria della Vita

Ma questa è ancora una volta un'altra storia





sabato 8 novembre 2014

Michelozzo e Alberti : la tipologia vincente del palazzo privato

Due famiglie, due architetti, due palazzi.
Una città, Firenze .
La prima famiglia è quella medicea.
Cosimo il vecchio rientra a Firenze dall'esilio nel 1436 e con lui torna Michelozzo, architetto che era stato allievo di Ghiberti (con lui aveva lavorato nel 1416 alla porta nord del Battistero) .
Cosimo ha bisogno di un palazzo di città ; Filippo Brunelleschi, l'architetto più innovativo aveva proposto al signore un progetto maestoso, moderno, forse "eccessivo.
Appena rientrato in città ,il capostipite della famiglia Medici ha bisogno di tenere un basso profilo.
Preferisce dunque rivolgersi al "suo" architetto, che già gli aveva risistemato la villa di campagna di Cafaggiolo, che già gli aveva costruito le ville di Careggi e di Fiesole.

                      Villa di Cafaggiolo, lunetta dipinta da Giusto Utens, (1599-1602)

E così in via Larga (oggi via Cavour) , al posto di case già di proprietà della famiglia Medici, si butta giù tutto e si costruisce un unico grande, razionale edificio. quello che oggi chiamiamo Palazzo Medici Riccardi.
La facciata. in pietra forte - un'arenaria resistente- è suddivisa in tre piani dalle cornici architravate a dentelli e mano a mano che si sale il loro aggetto è crescente e se in basso sporgono le panche di via , che avevano la funzione delle moderne panchine ma anche preservavano la facciata del palazzo dai colpi dei carri, in alto vi è un monumentale cornicione; l'effetto di chiaroscuro, di pieni e di vuoti è creato!
                                      La panca di via angolare di Palazzo Medici Riccardi
Il palazzo sostanzialmente è un semplice cubo che al centro si apre per ospitare il cortile porticato, ma per togliere pesantezza all'opera, Michelozzo decide una decorazione varia nei tre piani: al piano terra bugnato rustico, cioè conci di pietra non sgrezzati, al piano nobile bugnato classico e all'ultimo piano il muro liscio.
Le semplici bifore dei due piani superiori , per i fiorentini di allora erano parallelismo immediato con quelle di Palazzo Vecchio ; chiara è l'intenzione di Michelozzo di utilizzare l'architettura come rimando politico.
 

                        Una finestra di Palazzo Medici Riccardi con lo stemma della casata

                                      Particolare delle finestre di Palazzo Vecchio a Firenze
Cosimo il vecchio, in sostanza legittima il suo potere anche attraverso l'arte ; la Firenze comunale rivive nella Firenze quattrocentesca.
Anche il cortile interno è a tre livelli. Al piano terra un elegante colonnato ad arcate a tutto sesto- omaggio alla facciata brunelleschiana dello Spedale degli Innocenti - sorregge con grazia un architrave decorato con fregio a festoni (questo è intervento decorativo di Maso di Bartolomeo).

Le stesse bifore in facciata sono presenti nel cortile interno e qui il bugnato classico è ottenuto con la pietra serena. L'ultimo piano ha una loggia architravata con colonnine ioniche.
Un tesoro all'interno di palazzo Medici Riccardi? La cappella dei Magi con gli affreschi fiabeschi di Benozzo Gozzoli . Ma questa è altra storia...
Benozzo Gozzoli, particolare del corteo dei Magi nella cappella dei Magi di Palazzo Medici, 1459 ca,

E ora, Palazzo Rucellai.
La famiglia Rucellai , mercanti divenuti ricchissimi nel Trecento grazie alla scoperta di un lichene, l'oricello in questione,che tingeva di un rosso acceso le stoffe, era importante tanto quanto quella dei Medici ( e poi infatti un figlio di Giovanni sposò la sorella di Lorenzo il Magnifico) e dunque negli stessi anni necessitava di un "restiling" del palazzo. E così in via della vigna nuova l'architetto di famiglia Leon Battista Alberti propone un progetto di ristrutturazione dei vecchi appartamenti Rucellai, tanto che lo stesso Alberti aveva sminuito il suo lavoro, definendolo solo un decoro parietale e mettendo in pratica qui ciò  che nel suo De re aedificatoria  del 1452 aveva teorizzato : un edificio deve essere perfetto nelle proporzioni perché la bellezza non sta nelle grandi misure ma nella concinnitas .

Certo, il modello è palazzo Medici Riccardi per la ripartizione a tre piani e per il bugnato, qui tutto classico, ma Alberti qui mostra come la memoria dell'Antico può essere punto di partenza per progettare il nuovo (a proposito di progettare, Alberti diede il progetto a Bernardo Rossellino che lo eseguì tra il 1446 e il 1465. Ecco l'architetto moderno!)
I tanti soggiorni romani dell'architetto sono visibili nel modello del Colosseo; i tre piani del palazzo presentano lesene tuscaniche , composite e corinzie in cima, proprio come nell'anfiteatro romano. E l'elegante bugnato, con grossi conci squadrati poco aggettanti è colta citazione dal Mausoleo di Adriano.
Anche la decorazione  della facciata posta sopra le panche di via  è citazione dell'opus reticulatum  romano.

Il Palazzo, rispetto agli altri coevi era leggermente arretrato rispetto alla strada e leggermente più basso rispetto agli altri; la bellezza sta non nella grandiosità ma nella diversità. Di fronte inoltre era stata predisposta la Loggia, ideata dall'Alberti negli stessi anni del Palazzo ; sotto queste arcate si svolgevano feste e banchetti che rendevano partecipi i fiorentini dei lieti eventi della ricca famiglia.

La loggia, la facciata arretrata regalavano alla stretta via un piccolo slargo, quasi una piazza. 
Cinquecento anni dopo un altro grande architetto, Ludwig Mies van der Rohe, utilizzerà i medesimi stratagemmi per il suo Seagram Building a New York ; più arretrato, più basso degli altri grattacieli, spicca per la sua bellezza delle modanature in bronzo delle finestre che lo rendono, al tramonto, prezioso gioiello della grande mela.

                                       Mies van der Rohe ,Seagram Building a New York, 1958

Questa però davvero è altra storia...

domenica 2 novembre 2014

Historia Langobardorum a Pavia

« Furono chiamati così [...] in un secondo tempo per la lunghezza della barba mai toccata dal rasoio. Infatti nella loro lingua lang significa lunga e bart barba. »
Paolo Diacono, Historia Langobardorum, 789


L'arte longobarda, si sa, non esiste. Loro stessi erano ottimi artigiani, sapevano forgiare con maestria i metalli ( e forse gli oggetti più raffinati sono quelli di oreficeria) ,
Ecco, la raffinatezza non ha ragione di essere in Langobardia, popolata da uomini "ruvidi" e pratici.
Però questo abbandono delle forme classiche ha permesso una rinascita ed ha aperto le porte alla grande stagione del Romanico.
Ma questa è altra storia. Per ora qualche data
  • 569 Alboino conquista l'Italia . I modi di vivere (chiamiamola cultura, dai!) rimangono quelli longobardi. Unica "devianza" all'influenza romana è il cristianesimo ariano.
  • 572 Dopo tre anni di assedio Alboino conquista Pavia (antica capitale del regno gotico) ma subito dopo il re muore assassinato
  • 584 Diventa re Autari , che dà stabilità al suo popolo 
  • 590 Agilulfo re (fino al 616) . Il matrimonio con Teodolinda, vedova di Autari ma lei di religione cattolica, apre la strada all'alleanza col Papato. Il regno si divide in Regno del Nord (pianura padana, Tuscia ed Umbria) e Regno del Sud (ducati di Spoleto e Benevento)
  • 635- 652 Rotari re Il suo Editto è la prima raccolta scritta di leggi longobarde. Fu redatto in latino  nel monastero di Bobbio ed era valevole solo per la popolazione italiana di origini longobarde.
  • 712- 744 Il re è Liutprando. Cattolico, restauratore di chiese a Pavia, portò in salvo dalla Sardegna minacciata dai Saraceni, le reliquie di sant'Agostino a Pavia.
  • 774 Fine del regno dovuto al comportamento del Papato che preferì l'alleanza con i Franchi e Carlo Magno. Desiderio si arrende in questo anno all'assedio di Pavia.


Questa la storia in pillole.
E adesso .... a Pavia (ribattezzata Papia - prima era Ticinum -proprio dai Longobardi
Cosa è rimasto delle vestigia longobarde in città? Poco, quasi nulla. 
Eppure tante dovevano essere le chiese ed i monasteri fondati nei duecento anni del regno longobardo.
Una era santa Maria in Pertica fondata dalla regina Rodelinda nel VII secolo (e qui volle essere sepolta)
Intanto il nome; si chiamava così perché la chiesa- a pianta centrale- sorgeva in mezzo ad un cimitero suburbano detto delle pertiche per via dell'uso longobardo di erigere un palo (la pertica, appunto) sormontato da una colomba rivolta dove ere caduto un soldato disperso. Cosa ci è rimasto di questo complesso? Pressochè niente, se non l'incisione settecentesca dell'architetto Veneroni riportata sopra e il cortile adibito ad abitazioni. Tutto venne distrutto nel 1813.

Stessa sorte toccò alla cattedrale ariana di sant'Eusebio, edificata per volere di re Rotari ed intitolata successivamente a sant'Eusebio quando da luogo di culto ariano divenne cattolico con la conversione di Anastasio che da vescovo ariano diventa cattolico, ripudiando l'eresia nel 680.
Nel piazzale delle poste a Pavia si possono intravedere i resti della cripta di sant'Eusebio
La vastità dell'ambiente ci fa presupporre un desiderio di grandiosità che possiamo anche solo immaginare osservando la decorazione dei capitelli .
Il primo capitello ha una decorazione a fibula, molto simile ai rilievi sbalzati sulle armi longobarde; il secondo riproduce foglie d'acqua ( o ali di cicala) e rielabora in modo astratto forme naturali e vegetali. L'incavo  della decorazione è lontano parente delle foglie d'acanto dei classici capitelli corinzi; la rottura con la tradizione  classica è avvenuta, anche se la presenza di pietre colorate incassate nell'architettura dovevano ricreare raffinatezza, dunque armonia, all'insieme.
Evidente è il parallelismo coi castoni delle gemme coeve (si pensi alla legatura dell'evangeliario di Teodolinda , conservato al Duomo di Monza)


E poi Santa Maria Teodote , monastero che sorgeva dove oggi c'è il Seminario. Paolo Diacono, la fonte per la storia longobarda (il suo libro fu redatto a Montecassino quando  tornò dalla Francia, visto che era stato grammatico presso Carlo Magno) ce lo cita e racconta della sua fondazione sotto Cuniperto re (685 -700), che si era invaghito della bellissima Teodote e che rinchiuse in monastero, divenendone badessa.
Cosa è rimasto? Solo i due plutei qui sotto riprodotti, che erano dei tramezzi di marmo che separavano in chiesa la zona dell'altare da quella dei fedeli.
Ecco il primo

Pluteo con grifoni, prima metà del VII sec, marmo cipollino, 174 x 66 cm., Pavia, Museo civico

L'anonimo artista decora la lastra inserendo al centro  due grifoni, figure mitologiche custodi e vigili, che si abbeverano all'albero della vita. La splendida cornice presenta motivi vegetali ripetuti modularmente, ed anche qui il modello è quello presente nei lavori di oreficeria, come le croci longobarde in lamina d'oro.

Ed ecco il secondo
Pluteo con pavoni, prima metà del VII sec, marmo cipollino, 174 x 66 cm., Pavia, Museo civico
Anche qui  una raffinata cornice dai rilievi fortemente bidimensionali che raffigurano piante e uccelli che piluccano acini d'uva  pone in risalto le due figure al centro: due pavoni -simbolo cristiano di perfezione divina- che si abbeverano ad un calice sopra il quale svetta la croce longobarda dai quattro bracci uguali. Ma , .....eccolo l'anticlassicismo ! Se l'arte precedente era simmetria ed ordine, qui non c'è niente di tutto ciò ! A destra , a fianco della coda del pavone, l'artista ha inserito un elemento decorativo, come le spirali poste sul limite della cornice.In questa paura di lasciare spazi vuoti , tipica di tutte le arti figurative agli albori, questo merletto di marmo ci riconcilia con l'arte barbarica che in realtà è capace di belle cose!