Degas ventiquattrenne arriva a Firenze, città che ancora gli era ignota.
E' ospite dello zio Gennaro Bellelli, esule da Napoli.
I rapporti tra i due sono freddi, formali, talvolta difficili.
La zia Laura, insieme alle figlie Giovanna e Giulia, è ancora a Napoli, trattenuta dalla morte del padre Hilaire Degas, avvenuta il 31 agosto.
Ritratto di Hilaire Degas, 1857, olio su tela, datato in alto a destra Capodimonte 1857, Parigi, Museo d'Orsay
Nell'attesa della zia , un pittore a Firenze che fa? Guarda quadri, chiese, frequenta il Caffè Michelangelo e entra in contatto con i futuri macchiaioli.
Ma questa è altra storia...
Finalmente zia e cugine arrivano a Firenze, nel bell'appartamento in piazza Indipendenza.
E finalmente Edgar comincia a concepire la sua opera.
Si badi bene. Degas, che NON si considererà mai impressionista, concepisce la pittura come esercizio, lavoro assiduo, disegni. Della improvvisazione non sapeva che farsene.
Costringe zii e cugine a sedute di posa, di cui sono testimonianza i tanti disegni (ecco, anche questo lo allontana dagli impressionisti che non utilizzavano il disegno)
Giovanna Bellelli, carboncino nero su carta, cm32,6 x 23,8, Parigi, Cabinet des Dessins, Museo d'Orsay
Giulia Bellelli, carboncino nero, acquerello diluito, bianco su carta crema, cm. 23,4 x 19,6 , Parigi, Cabinet des dessins , Museo d'Orsay
Gennaro Bellelli, Penna, cm. 27,2 x 22,7, Parigi, Cabinet des dessins, Museo d'Orsay
Qui si propongono solo alcuni disegni tra i tanti meticolosamente creati, con tecniche non sempre uguali.
Sappiamo , dall'epistolario Edgar- Auguste (il padre) che nel marzo 1859, quando il pittore lascia temporaneamente Firenze per fare ritorno a Parigi, che il dipinto non è affatto compiuto e nel 1860, al ritorno in Toscana, lavora ad altri schizzi e soluzioni.
Ed ecco la famiglia Bellelli
1858-1867, olio su tela, cm. 200 x 250, Parigi, Museo d'Orsay
Considerare questo dipinto un semplice ritratto è riduttivo. Lo stesso Degas parla di un "tableau" e ogni personaggio recita un ruolo.
La zia Laura - la prediletta tra le sorelle del padre- , di salute fragile, di indole malinconica, è ritratta distaccata ; tante sono le lettere che lei scrive al nipote e in tutte si lamenta che "vivere accanto a G., di cui tu conosci il detestabile carattere, mi porterà alla tomba" (lettera del 20 giugno 1859, da Firenze a Parigi, collezione privata)
Ecco che tutti i pezzi sono assemblati. In un interno borghese si mette in scena la famiglia
Gennaro Bellelli siede in poltrona , attende alle sue occupazioni, volge le spalle a noi , quasi a accentuare la sua condizione di esule. In basso a destra il cagnolino attraversa la stanza e difatti non vediamo né le zampe anteriori né la testa. ( In questo, nella capacità di cogliere l'attimo, Degas è molto vicino alla pittura di Manet)
Sulla mensola del caminetto sono ben disposti una candela, ceramiche decorative, un orologio.
Uno specchio riflette la finestra e la verde tappezzeria ( quanta attenzione fiamminga!)
Al centro, in una posa poco composta, Degas rappresenta la piccola Giulia, sua cugina preferita, rivolta verso il padre, che aveva un debole per lei
E poi a sinistra, spicca la figura della zia Laura, in lutto stretto, appesantita dalla terza gravidanza, triste e pensosa. Sembra trovare conforto solo ricordando il padre (presente nella sanguigna incorniciata, regalo del nipote pittore) e abbracciando Giovanna , che composta guarda verso di noi.
L'altra mano poggia sul mobile
Studio di mani, Parigi, Museo d'Orsay
In questo particolare si nota la perfetta tecnica, quasi accademica , di Degas, preciso - verista- nella rappresentazione dei dettagli anatomici, più libero nei panneggi che gli servono per creare giochi cromatici e luministici.
Così una composizione che sembra una fotografia , in realtà è perfettamente bilanciata e studiata. E
i rimandi a Goya (vedi La famiglia di Carlo IV, 1800, olio su tela, Prado Madrid) , sono evidenti anche nell'introspezione psicologica dei personaggi.
Degas non era stato in Spagna, ma conosceva la pittura di Goya attraverso l'amico Léon Bonnat, pittore quotato in quegli anni, che aveva vissuto a lungo a Madrid.
Il parallelismo più stretto è però con una stampa di Daumier , Un proprietario, pubblicata anni prima, esattamente il 26 maggio 1837 sulla rivista satirica Le Charivari
Nell'Ottocento queste stampe litografiche erano spunto per molti artisti, che attingevano alle immagini anche per essere "più popolari"
Ma questo grande Gruppo di famiglia in un interno , per citare il film di Visconti, riesce a entrare nelle pieghe di una famiglia borghese dell'Ottocento come un romanzo di Balzac
(Burt Lancaster e Visconti sul set del film del 1974)