Chi meglio di loro poteva rappresentare nella Firenze del Quattrocento, così simile all'Atene di Pericle, le casate emergenti, i colti signori, la Chiesa potente?
In questo post mostrerò alcune tra le opere - e sono tante!- elaborate da artisti quattrocenteschi sul tema dell'adorazione.
Si va dall'ancora gotico Gentile da Fabriano al moderno Leonardo, dal ridondante Benozzo Gozzoli al tormentato Botticelli.
Ordine cronologico
1423 Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi, tempera e oro su tavola, oggi Uffizi Firenze, un tempo chiesa di Santa Trinita, sempre Firenze
Ecco, potremmo dire che il pittore marchigiano inauguri una moda : Pallavicino Strozzi, ricchissimo banchiere (in quegli anni il confine tra banchiere e usuraio era piuttosto labile...) , stipula un contratto dettagliato con l'artista a cui richiede l'uso di oro e argento, tanti personaggi, scene che testimonino l'opulenza della casata.
E così il corteo si snoda dalle lunette poste in alto per concludersi a serpentina davanti a noi.
In primo piano a sinistra , la capanna, troppo piccola, si apre a mostrare la sacra famiglia e i re.
Pallavicino Strozzi è l'uomo col falcone ritratto al centro in secondo piano insieme al figlioletto Lorenzo. Tutto intorno il corteo del quale fan parte animali esotici , leopardi, scimmie, cammelli e uomini riccamente addobbati . Lo sfarzo rifletteva la ricchezza della casata e l'arte era strumento di scalata sociale. Se un uomo come Palla Strozzi, i cui avi erano mercanti di stoffe, poteva permettersi ciò, la sua banca era solida , Pubblicità...
Lo stile è ancora legato alla vecchia scuola gotica; niente prospettiva, delle belle linee di contorno nette, colori senza alcuna sfumatura.
1459 Benozzo Gozzoli, Il corteo dei Magi in Palazzo Medici Riccardi, affresco
Ormai la famiglia Medici domina su Firenze, si è fatta costruire da Michelozzo un palazzo-fortezza, nel suo interno c'è questa cappella privata sulle cui pareti si snoda il corteo che da Ferrara a Firenze aveva portato l'imperatore bizantino Giovanni Paleologo insieme a Sigismondo Malatesta, Galeazzo Maria Sforza in occasione del Concilio del 1438/39 per tentare una riconciliazione tra le due Chiese, d'oriente e d'occidente.
I Medici in questa occasione sono i protagonisti assoluti.
In un paesaggio da favola e idealizzato, Lorenzo, Piero e Cosimo il vecchio , sulle loro eleganti cavalcature si apprestano alla grotta. Oltre al loro, altri personaggi si presentano, dal filosofo neoplatonico Marsilio Ficino al Pulci allo stesso Benozzo Gozzoli.
Nonostante non vi sia una corretta prospettiva, la lezione innovativa di Masaccio è recepita da Benozzo attraverso una definizione spaziale dei corpi - dei volti soprattutto- grazie al chiaroscuro e all'elegante linea di contorno
1475 Botticelli, Adorazione dei Magi, oggi agli Uffizi, originariamente nella cappella funeraria della famiglia Del Lama in santa Maria Novella
Qui qualcosa è cambiato.
La visione è frontale e la sacra famiglia, in posizione sopraelevata rispetto agli altri personaggi, riceve doni e omaggi dai re. Questa iconografia sarà poi ripresa da Leonardo ; Ghirlandaio e Filippino Lippi.
Zanobi del Lama, sensale dell'arte del cambio e uomo di corte della famiglia Medici, chiede al pittore emergente, già con contratto esclusivo coi signori di Firenze, di rappresentare se stesso insieme agli altri.
Ancora una volta i re , di tre età diverse (le età dell'uomo) sono Cosimo il vecchio (il personaggio vestito di nero, nell'atto di fare offerta a Maria ) , Piero il gottoso e Giovanni , il più giovane.
Lorenzo, il futuro Magnifico. è colui dietro Cosimo, quello col mantello bianco. Dalla parte opposta , col vestito nero, c'è Giuliano che tre anni dopo troverà la morte nella Congiura dei Pazzi
La capanna lascia il posto ad un edificio in rovina, già raffigurato dai pittori fiamminghi, e che allude alla ricostruzione della Chiesa grazie al nuovo nato.
Un pavone, simbolo dell'immortalità (le sue carni erano considerate immarcescibili) è appollaiato sulle pietre, proprio sopra il personaggio che guarda, imbronciato, verso di noi.
E' Botticelli, il maestro di un cromatismo prezioso e di velature traslucide.
1481 /82 Leonardo, Adorazione dei Magi, Galleria degli Uffizi
Per i monaci agostiniani della chiesa di san Donato a Scopeto, Leonardo riceve l'incarico di dipingere in due anni e mezzo, una pala d'altare che raffiguri l'adorazione dei magi.
Leonardo lavora all'opera, partendo dallo schema dell'amico Botticelli : la sacra famiglia è centrale, tutto intorno il vero tema dell'epifania. Una pianta di alloro, simbolo di trionfo ed una palma, preannuncio del martirio, fanno da cornice a uomini e ad un paesaggio simbolico.
L'architettura in rovina simboleggia il declino dell'ebraismo e del paganesimo e la battaglia sul fondo è l'umanità nel caos senza la legge di Cristo.
L'opera , non finita sia per la partenza di Leonardo per Milano, sia per lo scontento dei committenti (troppo diversa rispetto a altre tavole!) , ci permette di osservare il "metodo Leonardo" . Il disegno attentissimo, legato ancora ad una corretta prospettiva, non è calcato, proprio perché nella fase successiva, quella della stesura dl colore, avrebbe permesso uno sfumato a dispetto della linea di contorno che fino ad allora era la norma.
Firenze, Gabinetto dei disegni
Parigi, Cabinet des dessins
La battaglia, i cavalli, il caos in secondo piano. L'ordine in primo piano
1485/88 Domenico Ghirlandaio, Adorazione dei Magi degli Innocenti, Spedale degli Innocenti a Firenze
Meraviglioso Domenico delle Ghirlande! Per gli orfanelli di Firenze, richiesto dal potente priore dello Spedale, Domenico Tesori, il pittore elabora una scena quasi da favola.
La Madonna e il bambino sono posti al centro, sotto una struttura semplice che si apre ad un paesaggio infinito e spazioso.
San Giovanni Battista (l'inizio, con il primo sacramento) e Evangelista (la fine, l'Apocalisse) , mostrano due bimbi feriti, gli innocenti. E il tema cruento è ripreso nelle concitate figure del fondo.
I re Magi sono probabilmente il ritratto dei membri della potente Arte della Seta; il committente è effigiato dietro la croce sorretta dal Battista. Al suo fianco guarda verso di noi lo stesso pittore.
Roma, meravigliosa, è sul fondo. La riconosciamo dalla Piramide Cestia, dal Colosseo, dalla Colonna Traiana.
E poi l'ultimo
1496 Filippino Lippi, Adorazione dei Magi, Uffizi Firenze
I frati agostiniani di san Donato a Scopeto, ripiegano, nel 1496, sul botticelliano Filippino, che , con una grazia ormai "spezzata" dai tormenti di un secolo che si chiude in maniera drammatica, mette in scena una sgargiante epifania.
Il messaggio è meno "intellettuale, più popolare e diretto, anche perché qui bisogna celebrare il ramo "popolare" dei Medici.
I tre re sono Lorenzo di Giovanni (il vecchio), Lorenzo e Giovanni il popolano (il personaggio vestito di verde). In primo piano a destra è raffigurato Piero del Pugliese, intermediario tra i monaci e i medici, strano personaggio, amante di un'arte "anticlassica".
Ma questa è un'altra storia.