E solo la ricca borghesia quattrocentesca , di queste terre e della nostra Toscana, poteva approvare una pittura , come quella ad olio, versatile e adatta a celebrare ogni bene materiale.
E qui c'è Van Eyck, che nella sua vita (nacque forse intorno al 1390 a Maastricht e morì a Bruges nel 1441) ha "inventato" la pittura ad olio e ci ha regalato opere memorabili.
Prima opera da lui firmata fu il Polittico dell'Agnello mistico (1432) , vera e propria macchina scenica che si apriva ai fedeli nella chiesa di san Bavone a Gand in minuzie preziose ed in giochi prospettici che attestano una conoscenza delle sperimentazioni italiane
L'episodio centrale, L'adorazione dell'Agnello mistico , secondo quanto L'Apocalisse tramanda, l'Agnello vivo e sanguinante è in piedi sull'altare e un'umanità ordinata fa corona alla manifestazione.
I dettagli, curatissimi, raccontano gli esordi di van Eyck come miniaturista e la sua attenzione misurata va dai profeti raffigurati coi libri aperti in mano alla torre dietro l'altare, il campanile di Utrecht
Passano due anni
Il ricco banchiere lucchese Giovanni Arnolfini è a Bruges con la futura moglie Giovanna Cenami , ricca pure lei, non bella pure lei.
L'arte a quei tempi era strumento per consolidare alleanze e così messer Arnolfini che godeva di una posizione di prestigio presso la corte di Filippo il Buono , chiede ad un artista del luogo un ritratto sontuoso e nello stesso tempo sobrio.
E così all'interno di una camera nella quale spicca un purpureo letto a baldacchino che contrasta ancor più per l'accostamento alla veste verde di Giovanna, i protagonisti si danno la mano.
Al centro uno specchio convesso (e la cornice riporta le stazioni della via Crucis) riflette uomo, donna e altre due persone, una delle quali sicuramente il pittore (Joannes de Eyck fuit hic 1434 ), testimoni forse della promessa di matrimonio tra i due.
Lo specchio, che invenzione qui! Non solo ci mostra altri due personaggi nella stanza, ma fa intravedere un albero fiorito (un ciliegio?) nel giardino e un soffitto a cassettoni che amplia lo spazio di questa scatola prospettica.(E certo che duecento e più anni dopo Velazquez se ne rammenta per le sue Meninas...)
Ogni oggetto all'interno della stanza ha una sua ragion d'essere: dal cagnolino vicino alla donna, che dovrà dunque essere fedele al coniuge, alle arance sul davanzale, costoso frutto del sud che alludeva anche al pomo proibito - e quindi al fuggire il peccato-.
O ancora dalle vesti ricchissime (pelliccia di visone per lui, ermellino nelle ampie maniche del vestito di Giovanna, verde come la fertilità che si augurava alla coppia) al lampadario con solo una candela già consumata, allusione chiara allo scorrere del tempo
E sulla testata del letto non può mancare, insieme ad una santa intagliata nel legno, la scopina scacciaguai!
Ma l'arte, che è imitazione della Natura, per un fiammingo è realismo. E così i due personaggi sono ritratti come realmente erano: lui col naso pronunciato e le narici dilatate, lei paffuta e vanitosa.
Per fare questo la pittura ad olio era perfetta: tante sfumature, una resa cromatica e luministica eccellente che ci permette di godere della diversa consistenza dei materiali, dall'ottone del lampadario alle venature del parquet.
Qualche decennio più tardi il nostro "nordico" Antonello da Messina aggiungerà ai preziosismi fiamminghi ,lo spazio italiano.
Ma questa è un'altra storia
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