domenica 30 settembre 2018

Cristo e l'adultera di Alessandro Allori uguale glamour

Alessandro Allori, Cristo e l'adultera, 1577, olio su tavola
cm. 380 x 263, Firenze, Basilica di santo Spirito


La donna adultera

 Gesù andò al monte degli Ulivi.  All'alba tornò nel tempio, e tutto il popolo andò da lui; ed egli, sedutosi, li istruiva.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna colta in adulterio; e, fattala stare in mezzo,  gli dissero: «Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?»  Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra. E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra. Essi, udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono a uno a uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo. Gesù, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: «Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?» Ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neppure io ti condanno; va' e non peccare più».

Questo il Vangelo di Giovanni
Tanti pittori prima di Allori avevano illustrato l'episodio -da Tiziano a Cranach - e altri - da Luca Giordano a Rembrandt , lo faranno.
Però l'adultera più bella, quella con vestiti e accessori degni dell'alta moda , è questa 
Procediamo con ordine

Intanto due notizie su Alessandro Allori  (Firenze , 1535 - ivi 1607 )
Il papà di professione spadaio, affida il bimbo a Agnolo Bronzino, suo amico e nella sua bottega cresce. Collabora col maestro a diverse opere e questo gli permette di entrare nella prestigiosa cerchia di Francesco I de Medici .
 Proprio per lo studiolo di Francesco a Palazzo Vecchio dipinge nel 1570 questa mirabile Pesca delle perle ; il soggetto, pensato dal filologo Vincenzo Borghini e commissionato a Giorgio Vasari (che, come si vede , lo "subappalta" ad Alessandro Allori) doveva rappresentare l'acqua , uno dei quattro elementi naturali. Terra aria e fuoco spettavano a Vasari
Alessandro Allori, La pesca delle perle, 1570-72, olio su lavagna
Firenze, Palazzo Vecchio

In un suggestivo paesaggio marino al tramonto, nife, putti e cavalli marini in pose ardite , raccolgono preziose perle entro conchiglie e già bracciali e collane sono indossati dalle donne.
E' evidente come Allori prenda spunto dalla grande pittura di Michelangelo ma qui, con un colpo di spugna , tutta la drammaticità è cancellata.
Si vive in un ambiente felice, poetico, lieve e la bella Maniera  è "... spogliata da ogni enfasi per un più sottile, quasi melodrammatico lirismo" (M.Luisa Becherucci, voce Alessandro Allori in Dizionario biografico degli Italiani)

Come la moda
In vita infatti Allori si occupò anche di decorare  apparati scenici per le feste di corte ; suoi probabilmente alcuni interventi pittorici  per i festeggiamenti in occasione delle nozze di Francesco I con Giovanna d'Austria nel 1565
In questo contesto  , Allori conosce il committente della nostra tavola Cristo e l'adultera, il letterato Giovan Battista Cini che aveva acquistato in Santo Spirito una cappella dietro l'altare .
E l'opera è ancora lì
Allori non l'aveva pensata in questo modo; un disegno preparatorio  conservato al Louvre mostra come la prima idea fosse quella di dare  molto più spazio all'architettura

Alessandro Allori, Cristo e l'adultera, disegno preparatorio, Louvre (département 
des art graphiques, inv.10111 r)
In questo disegno la scena è molto più affollata, soprattutto dalla parte della donna e lo sfondo è una basilica con colonne tortili rivestite da fogliame "all'antica" 
La prospettiva taglia diagonalmente l'opera e verso la sinistra in alto si intravede l'altare.
I gesti dei due protagonisti sono vicini al definitivo ; nel disegno la donna china leggermente lo sguardo e la mano destra di Cristo indica in modo perentorio , la peccatrice.

Ma ecco il definitivo
Allori decide di concentrare tutta l'attenzione su protagonista ed antagonista: Cristo e l'adultera
Molti personaggi sono scomparsi , soprattutto dalla parte della donna , così che spicca , solitaria , nel suo morbido profilo e nelle sue vesti ricercate.
La scena non ha più nell'architettura rimandi antichizzanti , anzi la finestra posta in alto a sinistra è quella che i fiorentini chiamano " finestra inginocchiata" (dai sostegni sporgenti simili a gambe in ginocchio)
Michelozzo, Palazzo Medici Riccardi , particolare della finestra, 1450 ca
Insomma, siamo nella Firenze del Cinquecento e tanti i dettagli ce lo confermano
E le stoffe? 
Meravigliose!
Pizzi sottili che sfiorano il pavimento, un manto di broccato d'oro con cui la donna vergognosa si copre..
E l'abito verde ! Ricami preziosi in oro e in nero richiamano la decorazione dei sandali in un perfetto accessorio coordinato

I grandi stilisti Ferragamo e Gucci  (entrambi  fiorentini) hanno dimostrato di saper attingere a piene mani dall'arte manierista
Salvatore Ferragamo. Foulard in seta

Gucci, infradito
Sono solo esempi, sono cose lievi
Ogni tanto l'arte si prende delle pause
Quasi sempre la pittura sceglie bei colori e  forme armoniche

mercoledì 19 settembre 2018

Il Re dei vasi ovvero il grande Cratere François


Vaso François , di Ergotimos e Kleitias, ceramica attica a figure nere
565 a.C., Firenze, Museo Archeologico

E' il 1844 , siamo in Toscana. Governa il Granduca Leopoldo II

Alessandro François, notissimo esploratore fiorentino di tombe etrusche, dà il via a scavi in località  Fonte Rotella, poco distante da Chiusi.
E qui i suoi scavini trovano alcuni pezzi di questo grande cratere.
Avvisano subito il François il quale, resosi conto dell'alto  valore di questi "cocci" , decide di approntare una vera e propria campagna di scavo: ben 100 scavini su un'unica fila cominciano a smuovere il terreno fino al banco di roccia e sollevano un volume di terra pari al Colosseo , cambiando addirittura l'assetto del territorio che da collinare diventa qui pianeggiante.
Ma tali sforzi sono premiati, eccome!
Già nel 1846 il grande cratere ricomposto con pazienza dal restauratore Giovanni Franceschi , è esposto nell'allora Gabinetto dei vasi etruschi agli Uffizi e solo nel 1881, con l'inaugurazione del Museo Archeologico di Firenze ,   questo vaso che serviva a mescolare vino con acqua, diventa la star del posto, dividendo il primato con la Chimera di Arezzo o con l'Arringatore.
Oggi, dopo alterne vicissitudini (per questo si rimanda all'esauriente scheda del Museo) , il Cratere François  gode di nuovo spazio, nuove luci e della compagnia di altri manufatti.
Ma tutti gli occhi sono puntati su di lui

 Guardiamolo da vicino e diamo un po' di numeri

  • fu  prodotto ad Atene intorno al 565 a.C.
  • fu esportato a Chiusi e doveva essere all'interno di una tomba etrusca principesca con ben sette camere
  • abbiamo il nome - anzi la firma- del vasaio Ergotimos
  • e pure il nome - anzi la firma- del pittore Kleitias
  • è alto 66 cm ed ha una circonferenza  di ben 181 cm !
  • presenta ben 270 figure e 131 iscrizioni

Insomma... un signor vaso
Ma perché è così importante?
Intanto perché è uno dei pochi crateri attici di così grandi dimensioni che è giunto più o meno "intero" (sono più di 600 i frammenti ricomposti)  fino ai nostri giorni
Ma poi perché questa "Bibbia dell'archeologia" raffigura in fasce orizzontali  tanti e tanti miti su tutta la superficie.

Il cratere è realizzato nella tecnica a figure nere, cioè con figure in nero sul fondo rosso del vaso.
I particolari interni delle figure sono ottenuti grazie a linee incise e all'inserimento di altri colori come il bianco  (per l'incarnato femminile) e il rosso delle vesti

Partiamo dal lato A (quello nella prima immagine)
Sull'orlo del vaso è riportata la caccia al cinghiale Calidonio
Artemide, dea della caccia, infuriata con il re Oineo, che l'aveva dimenticata in alcuni riti, invia un enorme cinghiale che distrugge tutto ciò che capita sotto i suoi zoccoli
Nessuno poteva ucciderlo, se non l'unione di tanti eroi .
In questo dettaglio è raffigurato Anceo che soccombe alla furia dell'animale
E qui in basso invece   Meleagro , con l'aiuto di Peleo- padre di Achille - e della spartana Atalanta è rappresentato nell'atto di sferrare il colpo mortale alla bestia
Ogni nome è fedelmente riportato da Kleitias e immaginiamo che durante i banchetti il padrone di casa o un cantore raccontasse questo e d altri miti, aiutato dalle scritte esplicative

Sul collo compaiono i giochi  funebri in onore di Patroclo ; in occasione di queste manifestazioni, i doni ai vincitori delle corse di cavalli erano tra i più vari.
Qui è presente un tripode

E poi ancora la morte di Troilo, la zoomachia e sul piede la ieranomachia, ossia la lotta tra pigmei e gru
Sul lato B la storia di Arianna e Teseo sull'orlo , mentre sul collo c'è la centauromachia
E ancora il ritorno di Efesto sull'Olimpo, la zoomachia e i pigmei e le gru

Ho tralasciato la decorazione più evidente, quella nella pancia del vaso , che si sviluppa su tutta la parte più larga, su tutti e due i lati e cioè la rappresentazione delle nozze tra Peleo e Teti, nel matrimonio più celebre del mito greco, visto che tutte le divinità erano state invitate.
Tranne una
Su Teti, dalla bellezza abbagliante, aveva posato gli occhi Zeus ma una profezia aveva predetto che il figlio nato dai loro amori sarebbe stato più forte del padre stesso
Così - a malincuore- Zeus dà in sposa Teti al suo migliore amico Peleo, che però è umano
E qui sul vaso sono presenti tutti gli invitati "regali" che giungono al palazzo di Teti sulle loro eleganti quadrighe.
Si intravede addirittura  il Tetideion , cioè il palazzo di Teti; in questo caso la festa sarebbe stata celebrata nel palazzo della donna che è di rango più elevato rispetto al marito mortale.
E nel palazzo stesso si intravede una porticina - come una gattaiola- dalla quale potevano avere libero accesso gli istrici, che dalle case greche tenevano lontani topi e serpenti
Ogni oggetto ha il suo nome iscritto, ogni personaggio pure.

Ma chi mancava al matrimonio?
Eris , la dea della discordia, la quale per vendicarsi dello "sgarbo" subito, si presenta nel bel mezzo della cerimonia e getta in mezzo alle dee il famoso pomo della discordia che tanti lutti avrebbe portato nella guerra più famosa dell'antichità.

Nonostante questo, le nozze tra Peleo e Teti erano lette come simbolo di stabilità, di armonia tra uomini e dei e di rispetto delle gerarchie olimpiche.
Nell'Atene post soloniana della metà del VI secolo a.C. , rappresentare in un vaso come questo, destinato a ricchi banchetti, un episodio del geneere era forse anche la dimostrazione di una stabilità sociale e politica raggiunta
In questo mondo quasi perfetto però c'è un'immagine che fa riflettere
Dalle nozze dei due nascerà Achille e un riferimento alla sua morte è presente nella figura centrale del dio Dioniso; sulle sue spalle porta un vaso d'oro, dono di Efesto alla coppia, che è esplicito riferimento ad un'urna funeraria e cioè a quella che Omero diceva essere il contenitore delle ceneri di Patroclo e che avrebbe contenuto , mescolate, le ceneri dello stesso Achille.


Nella gioia della festa quindi le lacrime, che tutti però avrebbero visto perché sulle anse del vaso è raffigurato con estremo realismo il cadavere di Achille sorretto dall'amico Aiace
Non sappiamo chi fossero i committenti di questo vaso prodotto ad Atene per una committenza di sicuro aristocratica di Atene stessa? di altra città della Grecia?
E quali furono le strade , i motivi per cui terminò il suo viaggio nella necropoli  di  Chiusi ?
Come leggevano il mito greco gli Etruschi?


giovedì 6 settembre 2018

Elevazione e caduta ; dalle torri medievali ai Palazzi celesti di Kiefer

Gli artisti non conoscono riposo, il settimo giorno non si dicono che l a cosa è fatta
Come riconciliare l'opera d'arte compiuta con l'infinitezza dell'essere?
Anselm Kiefer, 
Vivo a Pavia ormai da tanti anni
Quando fa freddo, in questa piccola città, si cammina -per le vie del centro- rasente i muri, con lo sguardo basso
Quando arriva maggio, lo sguardo si eleva e qui , ma potrebbe essere San Gimignano, Bologna, Ascoli o Alba , ci si accorge delle tante torri che ancora ci sono, vestigia di un panorama architettonico molto più ricco
Accade la stessa cosa in Hangar Bicocca a Milano , dove l'illuminato Anselm Kiefer ha regalato a tutti noi i suoi sette Palazzi celesti
Anselm Kiefer, I sette palazzi celesti, 2004-2015, Milano, Hangar Bicocca
Perché costruire una torre ? Mi sono sempre domandata come fosse possibile pensare in epoche passate  torri come quelle in piazza Leonardo da Vinci a Pavia 
Le torri dell'Università a Pavia, secolo XI -XII
Le casate cittadine o del contado che le avevano innalzate volevano sì difendersi ma anche e soprattutto mostrare forza, prestigio, ricchezza 

Kiefer assembla all'interno dell'enorme stanzone nero (chi dice che il nero è assenza di luce, si faccia un giro qui !) dei container armati in cemento ed utilizza altri materiali come piombo, ferro , vetro.
Niente è lasciato al caso

La prima torre Sefiroth ha neon e libri di piombo che significano ( sbagliato usare per il concettuale Kiefer il verbo "rappresentare" ) la materia stessa del creato ...saggezza, amore, bellezza maestà, intelligenza...
Anselm Kiefer, Primo palazzo celeste, Sefiroth, 2004, particolare
E' la torre più bassa, alta solo 14 metri, quasi a voler mostrare come l'inizio di ogni cosa sia un procedere per gradi di conoscenza che solo attraverso la ricerca può giungere

Sefiroth l'ho paragonata alla torre più bassa in piazza Leonardo a Pavia, quella più vicina al complesso dell'Univesità

Poi Melancholia
Anselm Kiefer, Melancholia, particolare, 2004
Tutti gli artisti hanno spirito malinconico, sono "nati sotto Saturno" e gli astri celesti sono "nominati dalle strisce di carta ai piedi della torre, corrispondenti alla classificazione numerica dei corpi celesti utilizzata dalla NASA
E ancora Ararat, Linee di campo magnetico (la più alta) ,JH&WH - le torri gemelle i cui nomi, se uniti formano la parola Dio 
... e infine la Torre dei quadri cadenti ai cui piedi giacciono una serie di cornici di ferro con lastre di vetro spezzate, quadri senza immagine

Anselm Kiefer,Torre dei quadri cadenti ,particolare, 2004
 A Kiefer il tema dell'arte figurativa è a cuore ; ai piedi dell'ultima torre il tema dell'immagine mancante e dei suoi molteplici rimandi ci fa riflettere su come il passaggio dalla figurazione all'astrazione sia un tendere verso l'infinito 
In una splendida lezione tenuta dall'artista al College de France nel 2011, così  si esprime :
" .... L'artista è naturalmente attratto dal numero PI perché è sinonimo di impossibile, è attratto da qualcosa che non può essere portato a compimento. La terra, la natura si impegna soltanto in ciò che è possibile. Un'ape non si spinge mai al di là delle sue possibilità. La legge invisibile della terra, la legge della germinazione e del decadimento, rispetta con temperanza questo fatto. Soltanto la volontà costringe la terra a uscire dal perimetro delle sue possibilità per farla entrare nel dominio dell'impossibile.
La si può chiamare Arte. il numero Pi è una metafora dell'arte. Perché non ha fine. Perché non può essere definito con precisione. Perché vi toglie il sonno. Perché è un "come se" 
Anselm Kiefer, L'arte sopravvivrà alle sue rovine" , Paris 2011, ed. cons. Feltrinelli Milano, 2018

Le torri svettano verso il cielo
Le torri hanno salde fondamenta nel cuore della terra
E' non molto differente dal livello di massima tensione spirituale -l'alto, il giallo, il triangolo- e di massima concentrazione spirituale - il basso, il blu , il cerchio- 
E Kandinskij ha aperto all'astrazione