Weimar, 1919.
Nei due edifici progettati anni prima dal belga Henry van de Velde per la scuola superiore granducale di arti figurative e per quella di arte applicata nasce il Bauhaus.
Walter Gropius , già famoso architetto, ha il compito di riformare scuola d'arte e mestieri e il "fare architettonico"
Nasce la "casa del costruire" - questa la traduzione di Bauhaus.
Sin da subito l'intento era quello di proseguire la strada tracciata qualche anno prima da William Morris e le sue Arts and Crafts ; il nobile credo di Morris- dare a tutti la possibilità di possedere un bell'oggetto- si era scontrato con la realtà.
Tra la fase progettuale e quella realizzativa , troppi erano i passaggi e così l'oggetto- carta da parati, lampade, poltrone- alla fine non era più così a buon mercato.
Invece all'interno della scuola si pensava l'oggetto, si discuteva la sua funzionalità, si produceva l'oggetto stesso in più esemplari
Ecco il design!
Quali i corsi?
- quello di tessitura
- di ceramica
- di falegnameria
- di metalli
- di grafica
- di editoria
E i maestri erano Kandinskij, Klee, Feininger, Schlemmer, per citare i più famosi.
Ma il corso da cui tutto doveva partire era quello di Johannes Itten ; solo,dopo aver frequentato il semestre preliminare, il Consiglio dei maestri avrebbe valutato l'opportunità di ammettere gli studenti alla scuola e di assegnarli ad uno dei laboratori.
Il "sistema Itten" era rivolto a liberare le energie creative degli studenti , attraverso la sinergia di forze e capacità diverse , da quelle fisiche a quelle intellettuali e morali
E l'armonia del colore era l'ultimo passo
Johannes Itten, Cerchio cromatico
La mostra che si tenne a Weimar nel 1923 diede la possibilità alla scuola di mostrare a tutti cosa si facesse lì dentro ; e gli oggetti prodotti, che erano in vendita e davano la possibilità di finanziare la scuola stessa, erano un connubio riuscito tra arte e mondo esterno, tra la fase progettuale del disegno e quella realizzativa dell'industria.
Herbert Bayer, Manifesto per la prima mostra Bauhaus, 1923
Si andò a elezioni regionali in Turingia , vinse lo schieramento conservatore e il Bauhaus fu costretto a lasciare Weimar.
Erano indesiderati
Vennero accolti a Dessau e in pochissimo tempo sorse la scuola disegnata da Gropius
Semplice, moderna, con una palafitta che sopraelevava aule e laboratori per far passare la strada: la scuola deve aprirsi alle nuove esigenze
Inoltre le tre elle che si intersecano ,danno l'idea di un'elica, sempre in movimento.
Ecco alcuni oggetti Bauhaus
Marcel Breuer, Poltrona Wassily, 1925
Ci credereste che ha cent'anni e vive grandi fasti ancora oggi?
Il materiale è acciaio anodizzato, come quello del telaio delle bici; infatti l'idea gli venne guardando Kandinskij che si spostava in bicicletta. Niente imbottitura ma solo cuoio facile da pulire, seduta inclinata per costringere il fruitore alla corretta postura, facile da impilare e trasportare.
L'oggetto moderno della vita moderna.
Oppure
Marienne Brandt, teiera, 1924
l'elegante teiera prevista dalla designer in due esemplari di materiali diversi. in argento nichelato e avorio o in acciaio e altro legno; ecco l'attenzione al target.
La vita di questa fucina di idee fu breve
Gropius lasciò la direzione della scuola nel 1927; a lui subentrò Hannes Meyer che aprì le porte della scuola senza selezione. Il sovraffollamente, l'impostazione fortemente politicizzata e filocomunista in una Germania che stava prendendo altra direzione, portò l'allontanamento di Meyer che fu sostituito da Ludwig Mies van der Rohe , direttore a Dessau dal 1930 al 1932 e poi a Berlino nel 1932 e 33.
La salita al potere di Hitler e del nazionalsocialismo sancì la definitiva chiusura della scuola.
Tutti furono costretti a fuggire
Gropius, Mies van der Rohe, Meyer andarono in America e gettarono le solide basi del Movimento Moderno; Kandinskij andò in Francia, Itten e Klee tornarono in Svizzera, dove li raggiunse anche Schlemmer
Il Bauhaus non si era dissolto come neve al sole; ci ha regalato capolavori di modernità e il credo fortissimo della forza della cultura.
Che passa a volte attraverso l'utopia
Mies van der Rohe e Philip Johnson, seagram Building, New York, 1958