Bisognava essere diversi, osare , avere fantasia...
Ernst Gombrich così scrive a questo proposito nella sua Storia dell'arte raccontata :" ...Altri artisti di questo strano periodo fiorito all'ombra dei giganti dell'arte furono meno scettici sulla possibilità di superarli sulla base consueta dell'abilità e del virtuosismo. Possiamo non approvare ciò che fecero, ma anche in questo caso dobbiamo riconoscere che alcuni loro tentativi sono strabilianti"
(da La storia dell'arte raccontata da Ernst H. Gombrich, ed. cons.Milano, 1995, pag.367)
A chi si riferiva in specifico? A Giambologna e a Tintoretto.
Il primo con la presenza ingombrante delle sculture di Michelangelo, il secondo con la pittura cangiante di Tiziano.
Ecco, proprio del secondo qui si dicono due cose.
Intanto il soprannome , che gli deriva dal mestiere del padre, tintore di stoffe. Il vero cognome è Robusti
E questa pastosità cromatica ,quei colori stesi sulla tela nella quale ordito e trama sono ben visibili, sicuro gli derivano dalla frequentazione della bottega del padre.
Poi la sua città, Venezia, che a inizio Cinquecento si apre alla terraferma e pittoricamente dimostra di poter contare eccome nel panorama artistico.I Bellini, Giorgione, Tiziano, Sebastiano del Piombo sono tra i protagonisti della luce veneziana.
E lui?
Inizia con gli stessi colori carichi del maestro Tiziano, poi però tutto cambia. Le tinte si fanno fosche.
Qui analizzerò solo alcuni dipinti per la scuola grande di san Marco, antica istituzione (risale al 1260) che dal 1437 è nella splendida sede attuale, in rio dei mendicanti.
Esterno della Scuola grande di san Marco, Venezia
All'età di 29 anni, nel 1548, Tintoretto è chiamato a dipingere Il miracolo di san Marco , oggi alle Gallerie dell'Accademia.
Tintoretto, San Marco libera uno schiavo, 1548, olio su tela, cm.416x544, Venezia ,Gallerie dell'Accademia
La scena , concitata e teatrale, è gremita di personaggi che creano una sorta di andamento sinuoso dato dalle pose. Spicca su tutti, per l'ardita visione in scorcio, la figura di san Marco che dall'alto irrompe per liberare uno schiavo a cui i carnefici stavano per spezzare gli arti per aver venerato le reliquie di un santo.
Lo sfondo è classico ed è incorniciato da possenti squarci di architetture; i personaggi sono vestiti all'orientale.
Qui ancora i colori sono dai toni caldi e decisi, degni della tradizione tizianesca
Si vedano le analogie cromatiche e prospettiche con la Pala Pesaro (1526) di Tiziano ai Frari
Tiziano, Pala Pesaro, olio su tela, 1526, cm 268 x 478, Venezia, Santa Maria Gloriosa dei Frari
Ma nel 1562, Tommaso Rangone , allora gran guardiano della scuola di san Marco, commissiono al pittore un ciclo pittorico di grandi teleri, terminati nel 1566
Il più compiuto e avvincente di questi dipinti è questo.
Tintoretto, Ritrovamento del corpo di san Marco, 1562-66, olio su tela, Milano, Brera
La scena rappresenta l'apparizione di san Marco ai due mercanti Rustico da Torcello e Buono di Malamocco che cercano il cadavere del santo nelle catacombe di Alessandria d'Egitto.
Ma quale è la tomba giusta? Ecco allora che san Marco indica con gesto perentorio il sarcofago che contiene i resti della propria esistenza terrena.
E il suo corpo giace riverso per terra in primo piano a sinistra, con un'ardita veduta in scorcio .
E la sua presenza opera il miracolo.
In primo piano, a destra , un invasato (il personaggio vestito di nero) si contorce e il filo di fumo che esce dalla sua bocca rappresenta rappresenta il diavolo scacciato.
Al centro è raffigurato il committente , Tommaso Rangone da Ravenna ; egli guarda implorante l'erculea figura del santo che illumina di una luce accecante la scena.
Sullo sfondo una luce sulfurea rade le arcate della catacomba ed illumina i fili d'argento delle spettrali ragnatele.
Tutte le figure in primo piano hanno una potenza michelangiolesca , resa ancor più dinamica e drammatica dalle calde tonalità di una luce impastata.
La prospettiva con un punto di fuga esterno al dipinto accresce il dramma e la teatralità e le mattonelle a scacchiera si intravedono sotto i panneggi dei personaggi.
Eccolo in metodo Tintoretto: prima costruire l'architettura , poi porre i personaggi.
Proprio questo (veramente non solo questo) non piaceva a Vasari.
"Ha costui alcuna volta lasciato le bozze per finite, tanto a fatica sgrossate, che si veggiono i colpi de' pennegli fatti dal caso e dalla fierezza, piuttosto che dal disegno e dal giudizio"
Giorgio Vasari, Vita di Tintoretto
Ma è proprio questa la novità della sua pittura, visioni di scorcio, movimenti esasperati e "di maniera", luce irreale e pastosa sono tutti elementi che accrescono drammaticità.
La bellezza e l'ordine di Raffaello e del primo Tiziano sono svanite.
La strada da percorrere era nuova, con qualcosa di "vecchio", con i semi che poi Caravaggio avrebbe innaffiato.
Le altre due opere relative alle storie di san Marco sono
Eccolo in metodo Tintoretto: prima costruire l'architettura , poi porre i personaggi.
Proprio questo (veramente non solo questo) non piaceva a Vasari.
"Ha costui alcuna volta lasciato le bozze per finite, tanto a fatica sgrossate, che si veggiono i colpi de' pennegli fatti dal caso e dalla fierezza, piuttosto che dal disegno e dal giudizio"
Giorgio Vasari, Vita di Tintoretto
Ma è proprio questa la novità della sua pittura, visioni di scorcio, movimenti esasperati e "di maniera", luce irreale e pastosa sono tutti elementi che accrescono drammaticità.
La bellezza e l'ordine di Raffaello e del primo Tiziano sono svanite.
La strada da percorrere era nuova, con qualcosa di "vecchio", con i semi che poi Caravaggio avrebbe innaffiato.
Le altre due opere relative alle storie di san Marco sono
San Marco salva un saraceno da un naufragio, 1566, olio su tela, cm.398 x 336, Venezia , Gallerie dell'Accademia
e
Il trafugamento del corpo di san Marco,1566, olio su tela, cm. 398 x 315, Venezia , Accademia
E qui le pennellate sono ancora più sfatte, le figure in secondo piano ancora più sfilacciate e indefinite, le pose ancor più contorte e a serpentina.
Assiste alla scena a sinistra, a fianco del massiccio dromedario, lo stesso pittore che guarda verso di noi e cerca una sorta di complicità del nostro sguardo.
Era consapevole di aver intrapreso una strada nuova con queste opere il cui fine ultimo forse non era piacere ma commuovere.