Ci si sposa per amore oggi? Forse che sì , forse che no.
Un tempo no.
Nella Firenze del Quattrocento i matrimoni si celebravano solo nelle ricche casate, solo per riunire capitali.
Eccoci qui.
Siamo nel 1483, Giannozzo Pucci (è suo il palazzo qui in alto) sposa Lucrezia di Piero di Giovanni Bini e il sensale di matrimonio è Lorenzo il Magnifico. Insomma, la Firenze che conta !
Ecco che dunque vengono commissionate quattro spalliere che avrebbero abbellito la dimora (facevano letteralmente "da spalla " agli altri mobili) ma avrebbero anche svolto la funzione di termoregolazione dell'ambiente, riparando dall'umidità dei muri.
La storia, che sembrerebbe macabra, ma un suo perché l'ha , eccome, è quella di Nastagio degli Onesti (Decameron ,giornata quinta, novella ottava).
Il succo è questo: il ricco Nastagio ama non corrisposto una ricca rampolla ravennate, Per far colpo sulla fanciulla, Nastagio sperpera il patrimonio sicché gli amici lo convincono a "cambiare aria".
Da Ravenna il giovane va al porto di Classe ed assiste, un venerdì di maggio, ad una macabra scena : l'inseguimento e la morte di una fanciulla da parte di un cavaliere oscuro che si rivela essere un suo antenato, morto suicida per amore, perché rifiutato dall'amata.
Botticelli e Bartolomeo di Giovanni, Nastagio, primo episodio, tempera su tavola, cm 83 x138, Madrid, Prado
Il fantasma rivela al giovane che alla morte della ragazza, mai pentita per la sua "crudeltà" , venne inflitta ai due giovani una pena da ripetere ogni venerdì ( per tanti anni quanti erano stati i mesi del suo rifiuto) ; inseguimento, assassinio , corpo dilaniato.
E così il giovane decide che la storia gli può essere d'aiuto; il venerdì successivo egli organizza in pineta un banchetto al cospetto della giovane e delle famiglie. La scena si ripete di fronte agli astanti atterriti.
Botticelli e Bartolomeo di Giovanni, Nastagio, terzo episodio, tempera su tavola, cm 83 x 138,
Madrid, Prado
Il risultato è scontato; la giovane torna sui suoi passi e decide di convolare a giuste nozze
Botticelli e Bartolomeo di Giovanni, Nastagio, quarto episodio, tempera su tavola, cm 83 x 138,
Firenze, Palazzo Pucci
Questo il racconto di Boccaccio.
Vediamo gli episodi raccontati da Botticelli, che a quella data, 1483, era già artista affermatissimo, oberato dal lavoro, e dunque "costretto" a delegare la conclusione del lavoro agli aiuti- in questo caso Bartolomeo di Giovanni: in fin dei conti la data delle nozze fissava termini di consegna improrogabili .
Primo episodio
In una pineta, non poi tanto dissimile stilisticamente dal bosco della più nota Primavera , Nastagio compare tre volte: la prima in lontananza a sinistra, davanti ad una tenda (in fondo era fuggito dalla città) , poi più avanti ed ancora, mentre invano cerca di cacciare con un bastone due cani, uno bianco e uno nero (e lo stemma dei Pucci, com'è?)
La ragazza nuda- e con quali artifici Botticelli vela le nudità della fanciulla- inutilmente fugge al cavaliere che qui, rispetto alla novella di Boccaccio, ha un'armatura preziosissima e non nera, segno della ricchezza della casata Pucci
Il paesaggio dolcissimo, rende ancor più drammatico l'avvenimento, ecco la grazia di Botticelli , che non a caso era il pittore più amato alla corte di Lorenzo il Magnifico!
Secondo episodio
Ecco palesata tutta la crudeltà! Il corpo della giovane è squarciato dal cavaliere che apre un solco sulla schiena sinuosa per strapparle il cuore. Il corpo è di un incarnato ormai putrefatto, la scena è ben "splatter"
Il cuore in pasto ai cani!Firenze, Palazzo Pucci
Questo il racconto di Boccaccio.
Vediamo gli episodi raccontati da Botticelli, che a quella data, 1483, era già artista affermatissimo, oberato dal lavoro, e dunque "costretto" a delegare la conclusione del lavoro agli aiuti- in questo caso Bartolomeo di Giovanni: in fin dei conti la data delle nozze fissava termini di consegna improrogabili .
Primo episodio
In una pineta, non poi tanto dissimile stilisticamente dal bosco della più nota Primavera , Nastagio compare tre volte: la prima in lontananza a sinistra, davanti ad una tenda (in fondo era fuggito dalla città) , poi più avanti ed ancora, mentre invano cerca di cacciare con un bastone due cani, uno bianco e uno nero (e lo stemma dei Pucci, com'è?)
La ragazza nuda- e con quali artifici Botticelli vela le nudità della fanciulla- inutilmente fugge al cavaliere che qui, rispetto alla novella di Boccaccio, ha un'armatura preziosissima e non nera, segno della ricchezza della casata Pucci
Il paesaggio dolcissimo, rende ancor più drammatico l'avvenimento, ecco la grazia di Botticelli , che non a caso era il pittore più amato alla corte di Lorenzo il Magnifico!
Secondo episodio
Ecco palesata tutta la crudeltà! Il corpo della giovane è squarciato dal cavaliere che apre un solco sulla schiena sinuosa per strapparle il cuore. Il corpo è di un incarnato ormai putrefatto, la scena è ben "splatter"
Terzo episodio
Il banchetto in pineta
La grazia del tempo di maggio è spezzata dalla tragedia che si ripete.
Sugli alberi che ombreggiano il banchetto compaiono tre stemmi: a sinistra quello dei Pucci (una testa di moro in campo d'argento), al centro quello dei Medici - sensali di matrimonio-, a desta quello dei Bini inquartato con quello dei Pucci ( in campo azzurro, squadro d'oro tra due rose e una piramide di sei monti d'oro. In questo particolare non è visibile, ma si può notare nella cornice coeva del secondo pannello)
La critica solitamente riconosce i ritratti di Antonio Pucci, padre dello sposo, nell'uomo vestito di nero che chiude a sinistra la tavolata degli uomini , e del consuocero Pierfrancesco Bini nell'uomo sotto lo stemma Medici. Chissà se allora non potremmo ipotizzare nel ritratto di Nastagio quello di Giannozzo e nella figlia di Paolo Traversari , Lucrezia Bini!
Si noti la tavola imbandita e la si paragoni con le tante rappresentazioni dello sfarzo fiorentino (vedi quella riportata qui sotto dal duomo di Prato, con la raffigurazione del Banchetto di Erode del lezioso fra Filippo Lippi!)
Quarto episodio (l'unico rimasto in Palazzo Pucci a Firenze)
Il banchetto di nozze.
L'architettura "all'antica" denota l'interesse di Botticelli per il classicismo, accresciuto dal viaggio appena concluso a Roma ; aveva lavorato per papa Sisto IV alla Cappella Sistina nel 1481.
Perché un tema così cruento per opere che presumibilmente erano dono di nozze?
Perché fossero monito a Lucrezia; il matrimonio era un contratto stipulato tra famiglie importanti, Lucrezia era poco più che ragazzina, spaventata da un'avventura così grande. E allora qui, come in altre rappresentazioni (su cassoni nuziali, vedi La storia di Lucrezia di Filippino Lippi o Le storie di Virginia dello stesso Botticelli) si doveva calcare la mano sulla necessità delle nozze.
Del resto, anche nella Primavera , Zefiro che insegue e attenta alla verginità di Cloris, ci racconta di altre nozze, quelle tra Lorenzo di Pierfrancesco de Medici e la sposa bambina Semiramide Appiani
Ma questa è un'altra storia.