martedì 11 febbraio 2014

L'Ara pacis, ovvero quando l'arte è al servizio del potere

A lungo sotterrata, l'Ara Pacis venne ritrovata parzialmente nel Cinquecento presso Montecitorio, l'antico Campo Marzio.

Iniziata nel 13 a. C., dopo quattro anni venne inaugurata; rimase visibile fino al II secolo d.C., quando l'area fu innalzata e così l'altare, seppur protetto da un muro in mattoni, scomparve.

Sopra di essa alla fine del 1200 si costruì un palazzo cardinalizio.

Nel Cinquecento, grazie alla politica di riscoperta dell'Antico perpetrata da alcuni papi, riapparvero alcuni rilievi del monumento e, smembrati, arricchirono le collezioni medicee a Firenze, a Roma a Villa Medici.
Qualcosa andò perfino al Louvre.Di questo periodo sono le teste, rifatte, dei personaggi del corteo che si snoda sui lati sud e nord.

Bisogna aspettare però l'archeologo tedesco Carl von Duhn per tentare una ricostruzione- e una riunione dei vari pezzi- finalmente attribuiti all'Ara Pacis.

Bisogna aspettare il 1938 e un pretestuoso bimillenario augusteo creato ad hoc per Mussolini, per estrarre dalle fondamenta del palazzo duecentesco il manufatto che per ovvie ragioni venne spostato e ricomposto in altro luogo, tra il Tevere e il Mausoleo di Augusto.

Infine il progetto di Richard Meier (1996/2006) che ha dato lustro nuovo all'Ara ed ha creato un interessante rapporto tra antico e moderno, tra contenitore bianco e trasparente e contenuto, anch'esso bianco e però massiccio.
Oggi in posizione diversa.
Dove era dunque l'Ara?
"Quando tornai a Roma dalla Gallia e dalla Spagna, sotto il consolato di Tiberio Nerone e Publio Quintilio, portate felicemente a termine le imprese in quelle province, il Senato decretò che si dovesse consacrare un'ara alla Pace augustea nel Campo Marzio e ordinò che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero ogni anno un sacrificio". (Augusto,Res Gesta)

Eccola in Campo Marzio , "segnalata" da un solarium, inaugurato anch'esso nel 9 a.C. e sorta di gnomone che in occasione del compleanno di Augusto, 23 settembre, segnalava con la sua ombra l'entrata all'altare.
E questo orologio solare altro non era che un enorme obelisco fatto arrivare dall'Egitto ed oggi in piazza Montecitorio.
A ovest della piazza, (il tramonto, la morte) ,con base circolare,trovava posto il Mausoleo di Augusto.

E le decorazioni? Cerchiamo di descriverle

L'altare vero e proprio è quello all'interno, ma già Nerone, e poi Domiziano, in monete considera il recinto l'Ara vera e propria, come lo attesta la moneta qui sotto
Il recinto ha due porte, una ad ovest, con la scalinata, l'altra ad est.

1) Il registro inferiore esterno è scolpito con motivi eleganti di girali di acanto; sono espressione dell'abbondanza che la pace augustea avrebbe portato al mondo.
Animali di diverso genere popolano gli intrecci di foglie; i cigni posti in alto , come se fossero su candelabri, forse permettono di istituire un legame con Apollo, poi lucertole, una rana, un nido di uccelli. Tutto sembra vario, in realtà il disegno è simmetrico ed elegante.
 Tra i due registri , come un architrave, è presente un motivo a meandri.
2) Il registro superiore esterno presenta rilievi, non tutti in buone condizioni.
A ovest, a fianco della scalinata che permetteva al sacerdote di entrare nell'area sacra, vi erano da una parte Romolo e Remo tra il pastore Faustolo e Marte (rovinato)
dall'altra Enea che sacrifica ai Penati, assistito da due ragazzi (i camilli) che reggono offerte e da Iulo. Chiaro era il parallelismo tra il mitico fondatore di Roma e i due gemelli.
Il principe troiano, composto in un mantello che accresce sacralità alla scena, è raffigurato frontalmente,velato e con una curata barba. Il sacrificio è rappresentato dal tempietto a edicola, di etrusca memoria, e dalla patera colma di frutti di uno dei due camilli. L'altro conduce sull'altare un suino.

A est in corrispondenza della seconda porta c'è forse il rilievo più noto, la Saturnia tellus e dalla parte opposta (oggi illeggibile) la personificazione di Roma seduta su un cumulo di armi.

Eccola qua, la rappresentazione dell'età dell'oro.
Al centro una madre giovane e bella con in braccio due gemelli, è seduta su di un trono roccioso.
Dietro di lei germogliano spighe e papaveri, sotto di lei scorrono corsi d'acqua e ai suoi piedi pascolano tranquilli alcuni animali addomesticati dall'uomo.
A fianco due ancelle, eleganti nei loro mantelli  che creano arditi svolazzi ( e che fanno pensare, stilisticamente a maestranze di scuola neoattica o pergamena) personificano , a destra una divinità marina, seduta su un drago e a sinistra una divinità eterea, che sta staccando i piedi da terra grazie al cigno che la sostiene.
La madre ha in grembo frutti tra i più vari, anche questi simbolo di opulenza.


A nord e a sud  invece si svolge la lunga processione per il voto dell'ara. Da una partevi è il sacerdote, dall'altra il corteo con Augusto e i suoi familiari. Tutti si dirigono verso ovest, dove vi è l'entrata e questa semplice processione non può non ricordare quella solenne delle Panatenee.
(ricordiamoci che le teste , grosse e troppo sporgenti, furono aggiunta cinquecentesca)

L'interno invece presenta nella parte inferiore un semplice motivo a lesene e rientranze, che forse ricordava quell'altare di legno, struttura effimera, eretto in poco tempo dal Senato romano per il ritorno di Augusto.

Nella parte superiore , bellissime ghirlande  sorrette da bucrani ingentiliti da festoni, alludono ai concetti di abbondanza e prosperità
I frutti che qui sono presenti, maturano però in tempi diversi; si vedono grappoli d'uva, spighe, mele, pere, noci, olive, tutti resi con le proprie foglie e i propri rami.( l'archeologo Bianchi Bandinelli arrivò a dire che forse la parte "più romana" e meno debitrice dell'arte greca fosse proprio questa)

Tra le ghirlande spiccano i piatti sacrificali, le pàtere.
E ricordiamoci che anche  l'Ara Pacis presentava tracce di colore ; nel 2009, grazie alla tecnologia virtuale, l'Altare fu illuminato per alcune ore per far rivivere la cromia originaria.


certo non un'opera "bella" nell'accezione che di solito usiamo, ma interessante.
« Non è una grande opera d'arte, ma è una testimonianza estremamente tipica del suo tempo. »
(Ranuccio Bianchi BandinelliRoma - L'arte romana nel centro del potere, 1969)
E se lo dice lui, sarà vero!